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La Libertà dalle convenzioni: l'incontro sinergico tra impressionismo e mercato dell'arte

Il mercato dell’Impressionismo oggi

Quando si parla di critica d’arte, almeno nella accezione moderna, si intende far riferimento ad una disciplina autonoma e specialistica avente come fine l'interpretazione e la valutazione delle opere artistiche.
Sin dalle epoche più remote, infatti, le opere d’arte, in quanto parte di un patrimonio culturale destinato ad essere tramandato nel tempo, sono state oggetto di giudizi di valore, il che ha permesso lo svilupparsi di una articolata letteratura che ha assunto differenti connotazioni: cronistico o memorialistico, teorico e precettistico, storico-biografico, erudito e filologico, commentario o interpretativo. La critica d’arte, almeno come modernamente intesa, vede i suoi albori tuttavia solo a far data dal secolo dei Lumi, dove una maggiore attenzione scientifica rivolta verso tutti i rami del sapere ha imposto un approccio maggiormente metodologico anche alla critica d’arte.

Si è così dato avvio ad un percorso di specializzazione (a livello filosofico, letterario, storiografico, informativo, giornalistico, polemico) che ha cresciuto il prestigio e l’importanza della critica, fino ad essere considerata un’attività importante quanto la produzione delle opere stesse. Non a caso, infatti, la comprensione dei movimenti artistici attuali passa necessariamente attraverso l’opera interpretativa dei critici, che si pongono in un rapporto per così dire dialettico con gli artisti stessi.

L’importanza dell’attività critica nell’attuale mondo dell’arte presta il fianco ad una riflessione, ovverosia che sussista "una sorta d'incompiutezza o, quanto meno, di una non immediata comunicabilità dell'opera d'arte: la critica adempirebbe così a una funzione mediatrice, getterebbe un ponte al di sopra del vuoto che è venuto a crearsi tra gli artisti e il pubblico, cioè tra i produttori e i fruitori dei valori artistici."

La mediazione del critico, quindi, diventa tanto più importante quanto più si intenda rendere accessibile l’arte all’intera società.
Tuttavia non bisogna incorrere nell’errore di ritenere che la funzione principale della critica sia solo quella esplicativa e divulgativa: interpretare in tal senso il ruolo ad essa affidato, infatti, rischierebbe di farle perdere quell’aura di scientificità che, come si è visto, la stessa ha acquistato nel corso dei secoli. Autorevoli studiosi interpretano la necessità della critica collegandola alla crisi dell'arte contemporanea, alla sua difficoltà di integrarsi nel sistema culturale in atto, alla rottura del rapporto che la collegava funzionalmente alle altre attività sociali.

Difatti, nel passato l’attività artistica, definita come forma di artigianato, era ben integrata nel tessuto economico della società, ciò non può affermarsi nei tempi moderni: l’avvento della rivoluzione industriale, infatti, ha privato l’arte della sua funzione economica, riservandole uno spazio puramente estetico.
Il compito della critica contemporanea è dunque quello di dimostrare che ciò che viene fatto come arte è veramente arte e che, essendo arte, si salda organicamente ad altre attività, non artistiche e perfino non estetiche, inserendosi così nel sistema generale della cultura: ciò che, appunto, spiega il ricorso ad argomentazioni assai complesse e l'impiego di un ‛linguaggio speciale' in cui abbondano non soltanto i termini tecnici e scientifici (in quanto scienza e tecnica sono le attività egemoni nel sistema culturale in atto), ma letterari, sociologici, politici. In questa chiave di lettura, la critica si tradurrebbe nel tentativo del sistema borghese neutralizza gli impulsi creativi, e perciò stesso pericolosi e temuti, dell'arte.

Così, per esempio, una costruzione architettonica esprimerebbe artisticamente una concezione dello spazio, una convinzione religiosa o politica, una situazione della società, un'ideologia o un'utopia; e un'opera pittorica implicherebbe una conoscenza data o un interesse di conoscere il mondo visibile, avrebbe finalità religiose o morali o, sia pure, estetiche. L'arte rientrerebbe così, pur conservando l'autonomia delle proprie modalità, nel sistema globale dei valori; e la sua storia, pur procedendo secondo proprie metodologie, si risolverebbe nella storia generale della cultura o della civiltà.
In senso contrario, si spiega come l’arte sia un aspetto della vita umana che vive ed è sufficiente a se stesso: come una monade, infatti, si parte dall’arte per giungere ancora all'arte. Questa chiave di lettura, tuttavia, si pone in netta antitesi con lo stesso mercato dell’arte: riconoscere un valore, anche economico, ad un’opera, significa infatti inserirla in un sistema di valori sociale rispetto al quale l’arte, nella concezione monadica, dovrebbe invero porsi all’esterno.

Poste queste premesse, è chiaro come il compito cui è chiamato ad adempiere il critico d’arte non è di poco conto: figura differente ed autonoma rispetto all’artista (la cui opera è sempre parte di un preciso contesto storico e culturale), il critico ha il delicato ruolo di deve immergersi nell’opera stessa come scienziato, storico, filologo, studioso di filosofia, conoscitore di tecniche e materiali.

Sebbene il lavoro del critico sia sottoposto a importante rigore, deve essere tenuto in considerazione che qualsiasi lettura o analisi di un'opera offre un'interpretazione che anche negli sforzi di maggiore obiettività, lasciano trapelare le convinzioni artistiche, filosofiche, religiose ed etiche del critico, che vanno inevitabilmente ad incidere sul giudizio estetico.

A tal proposito si richiama il pensiero di Ayer, esponente del neo-positivismo inglese, il quale sosteneva che il valore scientifico un giudizio presupponesse che lo stesso dovesse essere dimostrabile e verificabile: ciò non è possibile nel campo dell’arte, in quanto le emozioni che un’opera suscita difficilmente possono essere dimostrate. Può quindi affermarsi come la critica d’arte sia completamente autonoma rispetto alla scienza ed alla filosofia: tutt’al più, questi elementi possono entrare in gioco nel caso di critica conoscitiva, la quale mira a far emergere chiavi di lettura ed emozioni facilmente riconducibili al sentire comune: ad esempio, il critico potrebbe dare voce ad emozioni che un fruitore comune dell’opera non riuscirebbe a tradurre in parole.
[...]

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La Libertà dalle convenzioni: l'incontro sinergico tra impressionismo e mercato dell'arte

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Ruscitto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Viviana Rubichi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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