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Francesca da Rimini

Classicismo e Romanticismo nella ''Francesca'' di Pellico

Il dibattito primo ottocentesco sul genere tragico si inscrive nella più ampia polemica classico-romantica.

I classicisti, in conformità con la tradizione, proponevano un tipo di tragedia che obbedisse alle cosiddette regole aristoteliche osservate nella drammaturgia italiana ed europea: rispetto delle unità di tempo, luogo e azione, argomenti desunti dalla tradizione classica greca e latina, presenza di un numero limitato di personaggi. Era, questo, il modello formale dominante a partire dal teatro cinquecentesco.

Dall'altra parte i romantici, richiamandosi alle opere del teatro inglese (e, in parte, di quello spagnolo), promuovevano una tragedia libera da regole, che traesse i propri argomenti dalla storia nazionale.

Pertanto il teatro dell'Ottocento, «che nel primo ventennio del secolo guarda in gran parte il passato, si volge quindi verso nuove forme. Passato e presente si intrecciano nella tragedia, talora in maniera inestricabile [...]»

È ciò che accade nell'opera di Silvio Pellico, capace di dare alla luce un testo che rispetta le strutture del teatro classico (pochi personaggi, atti brevi, rispetto delle unità) e al contempo si adatta perfettamente alla nuova sensibilità del pubblico. A tal proposito, uno dei giudizi più lucidi sulla produzione teatrale di Silvio Pellico è quello espresso da Achille Corbelli, che nel 1927 scrisse:

[...] noi troviamo nelle sue tragedie la doppia impronta del classicismo e del romanticismo amalgamate insieme; né la loro compostezza e classica gravità disdice punto col tenero sentimentalismo romantico.

Questo giudizio del Corbelli sembra quello più calzante per descrivere in poche parole il teatro pellichiano: questa «doppia impronta» di cui parla lo studioso è ravvisabile non solo nella Francesca, ma in tutte le opere drammatiche dell'autore saluzzese che si professava, sì, seguace dell'Alfieri, ma era altresì intriso dello spirito romantico.

Classicismo e romanticismo convivono nella produzione drammaturgica dell'autore saluzzese: l'episodio di Paolo e Francesca si diluisce in toni patetici e languidi; venuto meno il senso del peccato che rendeva veramente tragiche le figure del poema dantesco, rimane la storia di un amore mai realizzato, di un adulterio non consumato, in cui i protagonisti stemperano la loro passione in flebile elegia. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Francesca da Rimini

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Giansiracusa
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Sandro Gentili
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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