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Il terremoto in Calabria del 1783. Dalla Catastrofe alla ricostruzione

La casa baraccata. Studi sull’innovativo modello di costruzione

Il modello di casa antisismica proposta da Vincenzo Ferraresi è riferibile ad altre opere già proposte da ulteriori studiosi. La tecnica costruttiva che venne adottata nella ricostruzione è simile "all'opus craticium” romana, ossia edifici in muratura e struttura lignea. Diversi autori nel Regno di Napoli, inoltre, asserivano che bisognasse giungere a riduzione del “peso” del fabbricato in modo tale da garantirne una migliore tenuta sismica. Il legno si configura come un materiale in grado di rispettare tali dettami per il suo peso specifico ridotto rispetto alla muratura configurandosi come un materiale capace di garantire una buona elasticità della struttura. La tenuta sismica del fabbricato però non dipendeva solo dal materiale di costruzione con cui esso veniva realizzato ma anche dal metodo utilizzato. Infatti, si osserva come gli studiosi osservando vari eventi tellurici giungano alla conclusione che il sisma provochi il crollo della cima degli edifici, quindi le case non solo devono avere una struttura in legno ma essere anche basse. Se ne deduce quindi che case con una certa altezza subiscano un'oscillazione maggiore.

Abbiamo detto di come l'osservazione abbia ricoperto un ruolo importante in tutta questa tragedia, anche per gli ingegneri dell'epoca fu cosi. Infatti, proprio grazie all'osservazione si riuscì a svelare quello che per alcuni si manifestava come un paradosso, non tutte le costruzioni elevate sono soggette a crolli, ciò dipende principalmente dalle caratteristiche dell'evento sismico, ossia dai suoi moti: sussultorio, ondulatorio ecc. ma anche dalla tipologia costruttiva ossia da quello che poi in architettura sarebbe stato definito in tempi più recenti “fattore struttura”. Il dettame di avere case basse che insieme all'intelaiatura lignea vanno a rappresentare una vera rivoluzione per lo meno per il Sud Italia e saranno la parte più importante ed affascinante delle Istruzioni Reali, nonché forse la parte migliore e dal quale bisognerebbe ripartire per il nostro futuro viene spesso riproposta da vari studiosi. Tra i vari commenti si legge che una struttura pesante e che si sviluppa in altezza opponga una forza al terremoto in grado di ampliarne la sua potenza, difatti, più si oppone resistenza alla forza motrice più essa diventa energica nel suo operare. La casa baraccata venne ideata in Calabria e promulgata come codice costruttivo nel 1785 e rappresentò quindi uno dei primi esempi di concreta ricerca tecnica legata ai problemi sismici. Le condizioni di arretratezza della Regione, le necessità sociali, oltre ai fattori di carattere economico, influirono pesantemente su ogni scelta. Le "Istruzioni Reali" prevedevano l'utilizzo di una struttura lignea all'interno della parete in muratura. Il patrimonio boschivo calabrese, consentì alla Calabria di essere all'avanguardia nello sperimentare nuove tecniche costruttive utilizzando il legno. La riedificazione dei fabbricati venne affidata ad una moltitudine di valenti ingegneri provenienti da Napoli, mentre le costruzioni di carattere pubblico furono seguite dal Vicario Pignatelli.

Le regole costruttive lasciarono molta libertà ai progettisti, in quanto vi era il solo obbligo di utilizzare al fine di migliorare la tenuta sismica della costruzione un rinforzo interno alla muratura costituito da una membratura in legno e da speciali collegamenti incrociati che ne garantissero per l'appunto la migliore elasticità e stabilità. Le differenze realizzative si notano in modo particolare nelle varianti con il quale venne realizzata l'ossatura portante della costruzione e nella dimensione e disposizione delle aste lignee ed anche nella scelta del genere botanico da utilizzare. Seppur con delle variazioni strutturali legate per lo più al costo realizzativo, il sistema antisismico borbonico si presentava, in esempi descritti nella pubblicistica settecentesca, con una doppia o singola intelaiatura, inserita a profondità variabile nella muratura.
Vivenzio scrisse di un apparecchio murario caratterizzato da due orditure di telai, opportunamente legati tra loro mediante elementi diatonici in legno. Delle variazioni costruttive scrisse Baratta che nella sua analisi sugli effetti del terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908, illustra un progetto contrario ai dettami borbonici, caratterizzato da uno zoccolo in muratura che si estende per un intero livello, rafforzando solo il primo piano mediante l'utilizzo di telai di legno ma a tale variazione fa seguito
Riccò attribuendole una capacità di resistenza ai terremoti pari a quella contraddistinta da intelaiature lignee per l'intero elevato del fabbricato.

Non mancarono violazioni talmente gravi alle "Istruzioni Reali" tali da costare il posto ad alcuni ingegneri. È questo il caso di Mori, la sua variante prevedeva l'assenza di legno o comunque un suo minore utilizzo, giustificato anche dalla limitata quantità di legno presente a Reggio Calabria e nelle zone limitrofe. Tale mancanza di legno fece sì che per alcune zone venisse riutilizzato del legno presente in alcuni fabbricati danneggiati. La rimozione dell'ingegnere Mori dal suo incarico trovò una successiva giustificazione in quanto le variazioni strutturali da lui apportate al modello regio causarono una maggiore vulnerabilità degli edifici. La variante Mori si basava principalmente sull'altezza limitata dei fabbricati e sulla corretta regola d'arte dell'apparecchio murario che puntavano a definire ciò che Milizia chiamò "effetto scatolare", ossia che un edificio sarà tanto resistente alle scosse finché le sue parti non si distaccheranno.
La "baraccatura" dimostrò tutta la sua efficacia nei successivi terremoti che colpirono il Sud Italia ed è proprio per questa sua straordinaria resistenza ed innovazione che nel 2013 alcuni Ricercatori dell'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche di San Michele all'Adige (TN), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Unical, basandosi sul Palazzo del Vescovo di Mileto hanno ricreato in laboratorio una parete con scala 1:1 avente le stesse caratteristiche. I ricercatori, coordinati dal Professor Nicola Ruggieri, spiegano come la tenuta della parete nonostante le sollecitazioni sismiche via via crescenti in intensità sia stata ottimale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il terremoto in Calabria del 1783. Dalla Catastrofe alla ricostruzione

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Elia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Giuseppe Gangemi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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