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Storytelling digitale e nuove forme di fruizione per il Museo 4.0

Strategie di acquisizione informazioni tramite logiche partecipative (bottom-up)

Grazie a strumenti come Google Analytics, il più noto e usato tra quelli di analisi dei dati, possiamo sapere, relativamente ad un qualsiasi contenuto che abbia un url, quante volte è stato letto un testo (page views), il tempo di permanenza su quel dato testo, da chi, da dove e con quale dispositivo quel contenuto è stato visualizzato, se si è arrivati al nostro contenuto dal motore di ricerca oppure grazie ai social network. Più in generale, analizzando i dati di un intero sito internet, possiamo scoprire qual è il suo traffico, quanti visitatori ha avuto durante un periodo preciso, qual è il contenuto più letto di un determinato lasso di tempo e quale il meno, quante volte è stato condiviso.
L’analisi di questi dati può aiutarci a scoprire cosa funziona davvero per i nostri utenti e cosa si può imparare dal pubblico.

Questo tipo di informazioni sono così acquisite tramite logiche partecipative bottom-up (figura 3). La strategia bottom-up, secondo la definizione Treccani è una:
«Strategia che regola la gestione di conoscenze e la risoluzione di problemi, applicata in particolare allo sviluppo dei software informatici, ma estesa anche ad altre teorie scientifiche e umanistiche. In generale, l’approccio b.-u. («dal basso verso l’alto») è un processo di sintesi, da elementi base fino a un sistema complesso. A esso si contrappone l’approccio dall’alto verso il basso (-> top-down), che viceversa scompone ripetutamente un modello generale fino alle sue componenti elementari. Nella teoria del management, pubblico o privato, le strategie b.-u. e top-down si riferiscono al modo di prendere decisioni e determinare responsabilità, assegnando un ruolo maggiore alla base o al vertice, rispettivamente, della gerarchia organizzativa»

Per semplificare, possiamo immaginare una piramide dove alla base vengono raccolti dati ed informazioni provenienti dalla collettività, che passano al livello successivo di analisi e pianificazione e culminano nella messa in atto di un progetto o in una decisione importante. In alcuni casi specifici relativi alla progettazione è necessaria una pianificazione formulata con (e non per) gli utilizzatori o gli abitanti di un luogo. In questa ottica, le persone non sono più viste come attori senza obiettivi comuni, ma come attori che si attivano per il raggiungimento di una finalità comune, realizzando un processo decisionale il più indipendente possibile da azioni esterne. Oggi la partecipazione dal basso è presa a riferimento nei piani istituzionali con l’obiettivo di arrivare ad una visione e a decisioni condivise da diversi attori.

Per chiarirci le idee, possiamo prendere come esempio due casi presentati nell’articolo "Inventari del patrimonio immateriale: top-down o bottom-up?" di Chiara Bortolotto e Marta Severo in Antropologia Museale n. 10 del 2012 che discute metodi e risultati di due inventari del patrimonio immateriale concepiti in Scozia ed in Venezuela. Nel caso del Venezuela l’inventario è stato concepito prima dell’adozione della Convenzione del PCI, ma riunisce elementi del patrimonio considerati rappresentativi dalle comunità stesse ed è citato dai funzionari e dagli esperti Unesco quando sono invitati ad evocare i principi di base dei nuovi inventari.

A partire dal 2004, più di mille partecipanti, formati grazie a seminari organizzati a livello dipartimentale, affiancati da professionisti sul territorio, hanno schedato 68.000 beni. La selezione di questi collaboratori avrebbe dovuto fare in modo di garantire una partecipazione di tipo bottom-up nonostante la raccolta dati fosse organizzata da funzionari delle amministrazioni culturali. Le schede hanno però subito processo di revisione da parte dei coordinatori dei dipartimenti e delle regioni per essere infine inviate alla sede centrale dell’Instituto del Patrimonio Cultural a Caracas. Una volta qui, è stato effettuato un ulteriore intervento da parte di professionisti (architetti, museologi, antropologi e archeologi), in contatto con i coordinatori regionali e i collaboratori locali. Dopo una revisione tecnica per identificare errori di attribuzione delle categorie, un’equipe di specialisti ha completato le schede sull’analisi di fonti archivistiche.

L’inventario non è quindi unicamente affidato alle comunità locali, ma il risultato di revisioni apportate dai coordinatori dipartimentali e regionali e di aggiustamenti tecnici e formali operati dai trascrittori. L'inventario della Scozia, commissionato dal Museums Galleries Scotland, è stato affidato ad un’équipe di ricercatori della Napier University. Accessibile al sito http://ichscotland.org/wiki/, circa 160 elementi relativi a pratiche di origine scozzese L’inventario scozzese è un wiki46 i cui contenuti possono essere modificati non solo dai responsabili del sito, ma anche e soprattutto dagli utenti.

L'inserimento dei contenuti nel Wiki era previsto come limitato a contributori autorizzati (funzionari delle amministrazioni o delle comunità locali) individuati e formati dai responsabili del progetto ma via via ha adottato un approccio molto più aperto, permettendo la modifica dei contenuti anche in modo anonimo. Questi inventari sono quindi caratterizzati da un basso livello di specializzazione tecnico scientifica e dall’adozione di sistemi non rigidi di identificazione e di raccolta dei dati e rivelano le difficoltà delle istituzioni nella gestione di dinamiche partecipative. La soluzione a queste problematiche potrebbe trovarsi nell’adozione di un approccio bottom-up che convive con interventi top-down per garantire la fattibilità dei progetti. Nelle pagine successive verranno riportati alcuni esempi dai quali evincere che l’acquisizione di informazioni può essere utilizzata per diversi scopi quali: la sicurezza, la condivisione, l’arte e la conoscenza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Storytelling digitale e nuove forme di fruizione per il Museo 4.0

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Maria Giannori
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Lettere
  Relatore: Davide Mezzino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

progetto
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beni culturali
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comunicazione museale
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