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Il gioco d'azzardo in Italia: diffusione, caratteristiche e costi sociali

Giovani e gioco d’azzardo

Nonostante sia illegale per i minori, il gioco d’azzardo è un fenomeno che coinvolge un’alta percentuale della popolazione adolescenziale: lo studio IPSAD 2017 stabilisce infatti che circa un milione di studenti hanno svolto attività legate all’azzardo durante l’anno, a fronte dei 17 milioni di giocatori totali, e che tra questi si stimino circa 100mila studenti che presentano un rischio moderato e 70mila con modalità di gioco problematiche.
L’adolescenza, periodo complicato in cui si cerca di definire la propria identità, è un momento che presenta un’elevata propensione al rischio e una ricerca dei propri limiti e per questo si adatta perfettamente alla predisposizione all’azzardo. Trovandosi quindi in un periodo delicato della propria esistenza i giovani che si avvicinano al gioco hanno una maggiore probabilità di sviluppare un’attività a rischio di dipendenza: i tassi di gioco problematico risultano essere il doppio rispetto a quelli degli adulti, le complicazioni legate a questa attività sarebbero 2.5-4 volte più frequenti e il passaggio dal gioco “sociale” a quello problematico avverrebbe più rapidamente.

Allo stesso modo che nella controparte adulta, l’attività d’azzardo tra i giovani è più presente nei maschi piuttosto che tra le femmine e si rileva più frequentemente nelle minoranze etniche (Bellio, Croce 2014). L’età di inizio, similarmente a quanto accade in tutte le forme di dipendenza, è un importante fattore predittivo per lo sviluppo della patologia: più si comincia precocemente e maggiore è il rischio di dipendenza. Negli ultimi dieci anni in Europa diverse ricerche hanno testimoniato che la forma di gioco più diffusa tra gli adolescenti e quindi quella da cui più sviluppano una dipendenza è quella delle slot machine. Tra i fattori che maggiormente incidono sullo sviluppo del gioco problematico tra i giovani vi sono le influenze del contesto sociale e ambientale che derivano dai genitori, spesso anch’essi giocatori, dalla famiglia, specialmente se le relazioni tra i suoi componenti sono pessime, e dalla facilità d’accesso al gioco. La presenza capillare di luoghi in cui sono presenti varie forme di gioco e il fatto che nella maggioranza dei casi i minorenni non trovino difficoltà a praticare un’attività a loro preclusa dalla legge aumenta sicuramente la probabilità per i giovani di avvicinarsi all’azzardo e sviluppare quindi una dipendenza.

Il rapporto dell’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza ha evidenziato che l’8% dei giovani italiani gioca con frequenza almeno mensile ma solo il 2% di questi lo fa con cadenza settimanale. Mediamente la cifra giocata è di 12 euro circa al mese, somma che non viene percepita come causa di privazioni significative. Il 41% di coloro che hanno giocato almeno una volta nella vita riferisce di averlo fatto con un amico o un gruppo di amici ma nel 29% dei casi, soprattutto per le ragazze, gli iniziatori sono stati proprio i genitori. La propria esperienza di gioco viene vissuta dalla maggioranza dei giovani (69%) come una trasgressione che, se scoperta, provoca imbarazzo e, soprattutto per i più piccoli, paura di essere puniti. Una quota non irrilevante invece, pari al 27%, trova che il gioco sia un’attività di cui non vergognarsi e che non provocherebbe alcuna conseguenza se venisse individuata dai genitori. Nonostante le cifre coinvolte siano esigue il fattore che maggiormente porta gli adolescenti ad avvicinarsi al gioco è la possibilità di avere più soldi a disposizione, sebbene tra i più giovani sia il bisogno di apparire più adulti la causa preponderante. Il valore di aggregazione rappresenta invece solamente il terzo elemento di attrazione, seguito dalla voglia di provare sensazioni forti. La maggioranza degli adolescenti ha un atteggiamento fatalista rispetto al gioco e crede che dipenda interamente dalla fortuna e dal caso ma c’è comunque una percentuale non irrilevante che crede di poter arginare il fato attraverso alcune doti personali come furbizia (17%), memoria (11%) e rapidità di calcolo (9%). I ragazzi descrivono il giocatore d’azzardo come una figura negativa e un individuo che ha perso il controllo e s’illude di arricchirsi ma esiste anche una visione positiva del gambler, seppur minoritaria, che lo rappresenta come una persona che ama il brivido del rischio, immagine che è maggiormente diffusa tra i maschi.

È quindi evidente che il gioco d’azzardo sia particolarmente, anche se non esclusivamente, diffuso tra le fasce più deboli della popolazione: sono infatti gli appartenenti alle classi socioeconomiche meno elevate con bassi livelli d’istruzione, le donne di mezza età con situazioni emotive difficili e gli adolescenti le categorie più inclini a usufruirne e a sviluppare più facilmente attività problematiche e di dipendenza. Ancora una volta quindi il gioco d’azzardo, specialmente nella sua componente più diffusa delle slot machine, si profila non come un semplice strumento di svago ma come un meccanismo che incide considerevolmente sulla popolazione, sia perché essendo un’attività che funziona tramite l’uso di denaro reitera le disuguaglianze già esistenti sia a causa delle sue caratteristiche che agiscono negativamente sulla salute psicofisica di chi ne fa uso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il gioco d'azzardo in Italia: diffusione, caratteristiche e costi sociali

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Informazioni tesi

  Autore: Giulietta Zanga
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Cinzia Meraviglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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