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L'Ecopedagogia e il suo ruolo in Steiner e Montessori

Il ruolo della natura in Montessori

Maria Montessori (1870-1952), eminente pedagogista italiana, divenne famosa per la creazione del suo metodo didattico ed educativo, oggi diffuso in circa 60.000 scuole in tutto il mondo. Il carattere rivoluzionario di tale metodo, che fu sperimentato già a inizio '900, si basava sul valore e sul rispetto dell' autonomia dell'alunno a cui tutto, insegnamento e ambiente educativo, doveva essere riadattato.
In una delle sue opere principali, “La scoperta del bambino” (1948), Maria Montessori dedica uno dei primi capitoli al tema della natura nell'educazione. Per prima cosa riporta lo studio di un altro pedagogista, il francese J. Itard, vissuto a cavallo tra '700 e '800. In questo studio vi è la descrizione accurata del cosiddetto caso del “giovane selvaggio dell'Aveyron”. Fu trovato infatti da dei cacciatori, nella zona selvatica della regione di Aveyron, un ragazzino, dell'età di 12 anni circa, cresciuto in stato di abbandono nell'ambiente naturale. Non si seppero con certezza i motivi, si pensava fosse stato abbandonato nel bosco dai genitori alcolisti o si fosse miracolosamente salvato da degli assassini che credevano di averlo ucciso.

Ad ogni modo, avendolo trovato nudo, pieno di cicatrici, muto e incapace di capire, fu affidato ben presto a medici e pedagogisti, e il suo caso fu preso a cuore da Itard, che, grazie ad esso, portò avanti i suoi studi di pedagogia sperimentale e in particolare i metodi per l'educazione nella sordità e nei ritardi mentali, di cui poi divenne celebre.
Itard, che era un oppositore della teoria di Rousseau del “buon selvaggio”, non riteneva un bene di per sé l'influsso della natura sull'uomo, bensì sosteneva che l'educazione soltanto potesse miglioralo. Con tali presupposti per molti anni Itard si occupò direttamente dell'educazione di Victor, questo il nome che gli era stato dato, cercando di trasmettere o attivare nel ragazzo le due cose che riteneva fondamento della società e che riteneva, come per gli animali, gli mancassero totalmente: la comunicazione razionale e la comunicazione delle emozioni.
Tuttavia, nonostante i progressi metodologici nell'approccio al caso Victor, non ci furono altrettanti progressi concreti e in tutti gli anni passati insieme; il ragazzo imparò a dire solo due parole e ad avere una minima ma insufficiente capacità di integrazione nella società civile.

La Montessori riporta diverse descrizioni di Itard in cui emerge chiaramente la sofferenza del ragazzino nel non poter più vivere la vita a cui era abituato, a stretto contatto con la natura, e viceversa, nel dover sottostare a regole di comportamento che non riusciva a capire:

“Quando, in una bella serata di luna piena, un raggio d'argento penetrava nella sua stanza, quasi sempre si svegliava e si metteva alla finestra. Gran parte della notte egli rimaneva là, immoto, con la testa protesa, gli occhi fissi al paesaggio illuminato della luna, immerso in una specie di contemplazione estatica, interrotta a lunghi intervalli nella sua immobilità e nel suo silenzio da un respiro lungo come un sospiro, che si scioglieva in un lamento.”

E ancora:

“Quando, ad esempio, lo si osservava nella sua stanza, lo si vedeva barcollare con triste monotonia, con lo sguardo sempre vòlto fuori dalla finestra e fisso nel vuoto dello spazio. Se una tempesta di vento si levava improvvisa, se il sole spuntava ad un tratto dalle nubi e inondava il cielo di luce, il ragazzo scoppiava a ridere, quasi convulso per la gioia. Talvolta i momenti di gioia cedevano a una specie di ira frenetica, egli divincolava le braccia, portava agli occhi i pugni chiusi , digrignava i denti e si faceva pericoloso per tutto ciò che gli era attorno.”

“il ragazzo non era capace di camminare compostamente, ma poteva soltanto correre”.

Sembra di sentire in queste descrizioni la conferma di quello che Adorno e Horkheimer dicevano della doppia faccia del Progresso della società civile e del cittadino che vi si è autoimprigionato. Nella “Dialettica dell'Illuminismo” Ulisse, (simbolo del primo cittadino), si fa legare dai suoi compagni al palo della nave, in modo da poter si ascoltare, ma non cedere al bellissimo canto delle Sirene (simbolo della natura). Allo stesso modo Montessori afferma che il caso Victor rappresenta in modo tragicamente esemplare la frattura moderna tra la natura e la società, tra la vita naturale e la vita sociale, dove quest'ultima consiste e si costruisce su ripetute e autoindotte rinunce e costrizioni. In più punti infatti Montessori, riferendosi a questa frattura, usa espressioni come “prigionieri dell'ambiente artefatto”, “secolare prigionia”, ”tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri e abbiamo finito con l'amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli”

Dopo questa breve ma forte critica alla società, Montessori, che all'epoca aveva già iniziato a sperimentare le cosiddette “Case dei Bambini”, inizia ad elaborare le possibili forme di educazione alla natura.
Il principio orientativo, che deve guidare questa ecopedagogia, risulta subito profondo: “Nel nostro tempo e nell'ambiente civile della nostra società, i bambini vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in contatto con essa o di averne una diretta esperienza. Per molto tempo l'influenza della natura sull'educazione del bambino si considerò soltanto come un fattore morale. Ciò che si cercava era lo sviluppo di speciali sentimenti suscitati dai meravigliosi oggetti della natura: i fiori, le piante, gli animali, i paesaggi, i venti, la luce. Più tardi si cercò di portare l'attività del bambino verso la natura iniziandolo alla coltivazione dei cosiddetti campicelli educativi.”
e conclude il discorso con questo principio chiave:

“Il concetto però di vivere nella natura è il più recente acquisto dell'educazione. Infatti il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, e non soltanto di conoscere la natura.”

L'educazione della natura non può quindi limitarsi a laboratori circoscritti e artefatti dagli adulti per i bambini, o a gite ed escursioni preconfezionate, o alla semplice raccolta e osservazione di oggetti naturali come piante, fiori, insetti ecc.. , o meglio, non può consistere in un compito con delle regole e un obiettivo prestabilito da raggiungere, ma deve essere una piena arricchente e soprattutto trasformativa esperienza.
Il pregiudizio che si è affermato nella società e ad esempio nei riguardi dei genitori verso i figli, è l'idea che la natura e tutto ciò che sia ad essa esposto sia rischioso e potenzialmente pericoloso per l'igiene e la salute.
I bambini tuttavia, esposti e immersi nella natura, sembrano riattivare un' energia vitale, una robustezza e una resistenza fisica impensata dai genitori stessi, viceversa, in ambiente urbano o domestico sembrano stancarsi molto più facilmente.
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'Ecopedagogia e il suo ruolo in Steiner e Montessori

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Baratta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università Telematica "Italian University Line" - IUL
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Franco Cambi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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