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La Paranza dei Bambini - La Banda de los Niños

Trasposizione linguistica

Come abbiamo visto, prendendo in esame il contesto italiano e comparandolo a quello spagnolo, il fenomeno mafioso si manifesta in modo diverso. Infatti, nel primo caso parliamo di una mafia che si è diramata all’interno del territorio cambiando zona, attori, dinamiche e quindi anche denominazione, rimanendo comunque una mafia locale e per così dire autoctona. Nel secondo caso invece, non possiamo parlare di una mafia autoctona spagnola, poiché la mafia, in quanto organizzazione criminale e realtà oggi presente in tutto il mondo, le cui manifestazioni sono tuttavia riconducibili e legate ad un’unica matrice (organizzativa e territoriale), è italiana. Inoltre, ad eccezione del caso galiziano, risulta persino difficile parlare di una mafia locale, “di nazionalità spagnola”. Infine, diverse sono anche le caratteristiche e le dinamiche della mafia che troviamo in Spagna, in quanto non si può parlare dell’esistenza di una vera e propria “organizzazione criminale retta dall’omertà e regolata da riti, legami familiari e percorsi iniziatici peculiari che ciascun appartenente, detto affiliato è tenuto a rispettare”. La criminalità nella penisola iberica ha poco a che vedere con l’“associazione segreta per atto costitutivo, verticistica, unitaria e su base familistica”, secondo la definizione di Antonino Caponnetto.

Tale scenario si riflette a ben vedere anche sul linguaggio, tanto che, anche in questo caso, vale forse la pena parlare di linguaggio di importazione. Vediamo infatti che spesso la jerga utilizzata dal criminale spagnolo ha in realtà origine gitana, la cui comunità è stata per diverso tempo minoritaria in Spagna, marginale e marginalizzata, il che ha gettato le basi per la microcriminalità, e che oggi si riversa nella criminalità organizzata. Se, dunque, vi è l’esistenza di un linguaggio a cui il criminale spagnolo ricorre, tale linguaggio sembra derivare dalle cosiddette germanías (gergo usati dai carcerati spagnoli a partire dal XV secolo) e anche dal calò, lingua che l’attuale comunità gitana residente in Spagna, e precisamente in Andalusia, parla. Vediamo, inoltre, come i due si influenzino reciprocamente. Se infatti la cosiddetta jerga carcelaria nasce in gran parte dal calò, quest’ultimo è il risultato dell’incontro tra il romaní, lingua autoctona dell’etnia gitana e che i gitani giunti in Spagna hanno portato con sé, e il castigliano, da cui il romaní ibérico prende le strutture grammaticali, mantenendo invece il proprio apparato lessicale. Il lessico criminale spagnolo attuale si collega al linguaggio criptico e marginale nelle carceri degli anni ’60 e ’70 in contatto con il calò. Questo era uno strumento che i carcerati e i delinquenti usavano come autoaffermazione, ma anche per mantenere segrete e indecifrabili le proprie conversazioni, per marginalizzare a loro volta quella società che ne aveva sancito l’emarginazione sociale, appunto, ma ora anche quella linguistica e, in ultima istanza, “para defenderse y sobrevivir” (Puicercús, 2015). Così, se a livello grammaticale e sintattico non vi sono differenze di rilievo rispetto al castigliano standard, il corpus lessicale cambia e si arricchisce continuamente. Tuttavia, se gran parte del lessico di base è preso in adozione dal calò, attualmente molti dei termini che lo costituiscono sono scomparsi, lasciando il posto a termini nuovi, importati da reclusi di origine europea, ma soprattutto latinoamericani, la cui presenza nella realtà criminale spagnola, e quindi all’interno delle carceri, è dominante.

Per quanto riguarda la formazione di nuove unità lessicali, è da considerare l’opera di R. Salillas, El delincuente español. El lenguaje (1896), e a cui si deve l’analisi del lessico criminale sul piano morfologico. Attraverso uno studio attento e metodologico, Salillas mette in evidenza i procedimenti che attuano i locutori, in modo del tutto inconsapevole e spontaneo, nella creazione di nuovi termini, al fine del “disimulo”. L’analisi condotta dimostra, innanzitutto, il carattere elementare del lessico gergale e, nel caso specifico, di quello ascrivibile alla jerga carcelaria, il quale sarebbe, in grande percentuale, il risultato di un “disimulo por representaciones” anziché di “alteraciones fonéticas”. Frequente è anche la formazione per attributo, con tendenza all’esagerazione, mettendo in relazione la semplicità della rappresentazione (l’oggetto è designato mediante significante il cui significato corrisponde ad un’impressione, quindi ad un attributo che colpisce la sensibilità del parlante), con l’esagerazione nella qualificazione. Per esempio:

De la iglesia lo que más les impresiona es lo más alto, la torre, y la llaman alta; luego para calificar la iglesia los subyuga la representación de «torre» y la llaman altana, y luego para calificar al que está casado, fijándose en que se casa en la iglesia, sigue el imperativo de la torre y lo llaman altanado.

L’esempio è al contempo un caso di derivazione, procedimento ugualmente sfruttato in ambito morfologico, con riferimento al gergo carcerario.
Ci soffermiamo infine sul gergo giovanile. Infatti, sebbene i casi di tale varietà linguistica (come, peraltro, quelli appartenenti al gergo della criminalità) siano meno evidenti rispetto a quelli ascrivibili in diatopia, non si può non tenere in considerazione la giovane età dei protagonisti del romanzo, che sono necessariamente i locutori primari. Conseguentemente, non è possibile discernere totalmente dal linguaggio prettamente giovanile che in qualche modo si avverte, o le cui sfumature danno un’accezione gergale ad un linguaggio che è di base corrispondente all’italiano standard o al dialetto. In definitiva, il gergo, nel caso dell’opera in esame, non ne costituisce di per sé la componente linguistica predominante, ma la connota. La variante diatopica è dominante, ma da sola non potrebbe costituire quel linguaggio che l’autore si propone di presentare il più realisticamente possibile.

Vediamo quindi di delineare i tratti più significativi del gergo giovanile, non prima però di evidenziarne un presupposto, ovvero il fatto che non vi è grande differenza tra gergo giovanile in italiano e in spagnolo. Al fine di dare una spiegazione in merito, premettiamo che il gergo giovanile è un linguaggio tipico di una fascia d’età, di una generazione che appartiene, in entrambi i casi, al mondo occidentale e i cui riferimenti culturali, che vanno ad alimentarlo, sono nel complesso molto simili. Partendo da tale premessa, prendiamo ora in considerazione due criteri: quello morfologico e le sfere d’uso.

In merito al primo, a livello morfologico i procedimenti sono i medesimi: abbreviazioni, uso di affissi e soprattutto suffissi, neologismi, tra cui molti di derivazione straniera. Frequenti sono, inoltre, quei vocaboli e espressioni, derivanti dal mondo del web o ripresi da serie tv e in generale da una produzione culturale prevalentemente orientata verso un’udienza giovanile o adolescenziale e con spesso un fine umoristico. In merito alle sfere d’uso, possiamo constatare che vi è, anche qui, una corrispondenza in quanto agli ambiti semantici maggiormente interessati dalla presenza di elementi linguistici e modi di dire, appartenenti a tale gergo. A questo riguardo, il mondo delle droghe e dell’alcol, ma anche, più in generale, la sfera sessuale e delle emozioni, risultano particolarmente produttivi e sfruttati.

Per concludere, è sufficiente notare in questa sede come, nei contesti socioculturali di riferimento, queste realtà si palesino, sul piano linguistico, con immagini vivaci e colorite, le quali sono quindi rese da un gergo caratterizzato da accezioni insolite, spesso metaforiche. Al lato opposto, capita di trovare termini semanticamente piatti o, diversamente, polisemantici. Si tratta di termini generici, che si adattano a contesti svariati. A questi, possiamo poi associare gli intercalari, senza un vero e proprio significato, i quali possono essere locali o persino dialettali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Paranza dei Bambini - La Banda de los Niños

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Informazioni tesi

  Autore: Vanessa Bruno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Ana Pano Alaman
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

mafia
dialetto
spagnolo
napoletano
gergo
calò
diastratia
diatopia
jerga criminal
saviano

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