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Neuropsicoanalisi e Memoria

Organizzazione e funzionamento della memoria

Gli studiosi cognitivisti dividono la memoria in una serie di componenti funzionali che presiedono le fasi di registrazione, immagazzinamento, rievocazione delle informazioni, che trovano una rappresentazione in diverse regioni corticali − lobo temporale, regione frontale − in nuclei della sostanza grigia sottocorticale − ippocampo e talamo − e nella regione anteriore basale. Un’informazione in entrata non viene semplicemente trattenuta o dimenticata, ma attraversa tre fasi di diversa durata :

1. codificazione (encoding), acquisizione di una nuova informazione
2. immagazzinamento (storage), ritenzione dell’informazione
3. recupero (retrieval), dell’informazione

Questo modo di descrivere le funzioni della memoria naturalmente non tiene conto della sua profonda complessità ma si rivela molto efficace per dare una prima idea delle fasi necessarie.
Gli stimoli esterni che pervengono all’individuo attraversando gli organi di senso, circolano nel sistema nervoso sotto forma di oscillazioni elettriche che dopo 10 o 20 secondi si perdono se non c’è interesse o le informazioni non si possono collegare per associazione a quelle già presenti. La condizione per cui uno stimolo percettivo in entrata venga codificato è legata al passaggio dalla memoria immediata a quella di lavoro in cui il materiale viene riorganizzato per una corretta trasmissione e rappresentato secondo un numero di dimensioni maggiori rispetto ai codici visivi o fonologici della memoria immediata. Dagli studi di neurobiologia della memoria sappiamo che la memoria immediata può essere distrutta da una lieve stimolazione elettrica che cancella tutta l’informazione ricevuta negli ultimi 18 secondi e interrompe sul nascere dal principio il programma di apprendimento innescato.

Oggi il termine memoria a breve termine viene usato per indicare due aspetti, uno passivo - percettivo (memoria immediata) e uno attivo – operativo (memoria di lavoro). Sul piano fisiologico, l’informazione trattenuta nella memoria a breve termine richiede l’attivazione di circuiti cerebrali riverberanti : i dati che compongono una esperienza attivano una rete neuronale, creano una leggera attività elettrica che continua a percorrere questo circuito diverse volte fino a disperdersi o determinare dei contatti stabili con il supporto di altre strutture corticali e sottocorticali. Questo potrebbe farci capire il motivo per cui le informazioni ritenute dalla memoria a breve termine, oltre a non superare uno span di 7 o 9 unità di informazione, sono soggette a una rapida dissoluzione (Miller, 1956).

La memoria di lavoro (ML) rappresenta il secondo livello operativo in cui può arrivare l’informazione; è strutturata in più componenti e costituisce una “superficie” su cui si attua tutta l’attività mentale cosciente di una persona. Essa è articolata in tre sottosistemi : un centro di controllo dell’attenzione definito Esecutivo Centrale, che collega le attività della memoria a lungo termine con le altre componenti della ML; un servo-sistema capace di acquisire e manipolare materiale di natura visivo-spaziale, chiamata “sketch pad” o taccuino visuo-spaziale; e un’altra sotto-componente, Loop articolatorio, specializzata nella organizzazione del materiale verbale e legata ad un processo di ripetizione articolatoria.
La memoria di lavoro è una memoria attiva e rilevante solo per un breve periodo di tempo, si pone tra la memoria a breve termine (nello specifico, la sua componente passiva) e la memoria a lungo termine, trattiene i dati necessari a svolgere un compito specifico, esercitando azioni di analisi, processamento e confronto delle informazioni. Il Sistema Esecutivo Centrale della ML è fondamentale per la selezione e l’esecuzione delle strategie, gestisce l’attenzione secondo le richieste del compito, ed è responsabile dell’attività di pianificazione e coordinamento di molti comportamenti della persona; per queste e altre sue importanti proprietà, un eminente
neuroscienziato (Damasio, 1999) ha definito la memoria di lavoro come un particolare aspetto della coscienza estesa.

Da quanto abbiamo fin qui esposto va da sè il fatto che i processi di codifica, ritenzione, recupero determinano modificazioni di vario grado sul tessuto nervoso e su reti di crescente complessità formate da neuroni e sinapsi, cosi che, da una prima corrente di ioni che sollecita alcune parti di questo sistema si possono determinare cambiamenti a breve termine che hanno come correlato fisiologico circuiti neuronali riverberati legati all’esperienza immediata; questa attività che ripetuta nel tempo può modificare l’assetto strutturale e la biochimica delle stesse reti e creare una traccia distribuita e permanente che chiamiamo ricordo. Le scienze neurobiologiche, rifacendosi ad un’idea già proposta dal neurofisiologo D. Hebb nel 1949, considerano la memoria come “un cambiamento delle probabilità di riattivare in futuro un particolare pattern di connessioni neurali” e ancora, che “la stimolazione in passato di un determinato profilo neurale aumenta la probabilità di una sua attivazione in futuro”. Questo è il modo in cui la rete neurale “ricorda” (Hebb, 1975).
E’ proprio in riferimento al concetto di ricordo, come capacità di recuperare esperienze passate e localizzarle nello spazio e nel tempo (funzione esplicita) o funzione che consente di modellare pensieri e attuare azioni in base alle esigenze presenti (funzione implicita) , che chiamiamo in campo la memoria a lungo termine (MLT).

Essa si caratterizza per essere un sistema in cui l’informazione viene mantenuta stabilmente per un periodo indefinito, che può arrivare alla durata di tutta la vita. Nella MLT i ricordi hanno una rappresentazione anatomica ampiamente distribuita e per la loro formazione richiedono una connessione tra vaste “popolazioni” neuronali; inoltre, l’informazione in entrata subisce una codifica multimodale, viene poi immagazzinata sotto forma semantica, nel senso che il ricordo non rispecchia fedelmente le caratteristiche dello stimolo originario ma è una rappresentazione flessibile che si crea attorno a degli elementi significativi, infine, le memorie vengono costantemente consolidate a livelli sempre più profondi cosi che ”quanto più è remota una memoria tanto è meno probabile che essa venga alterata da un danno di natura neurologica” (Ribot, 1839-1916). La scoperta di un gradiente temporale per le memorie esplicite, evidente nei casi di amnesia retrograda, fu scoperta da Ribot (Mecacci, 1995) nome da cui deriva la stessa legge.
La memoria a lungo termine a sua volta può essere suddivisa in sotto componenti funzionali distinte per significato operativo, per le modalità di codifica e di richiamo. La memoria dichiarativa rappresenta la base conoscitiva del mondo e degli avvenimenti ed è divisa nella componente episodica (fatti e eventi personali fortemente legati al contesto in cui è avvenuta l’acquisizione e connotati emotivamente) e in quella semantica (conoscenze generali e enciclopediche, decontestualizzate costruite attraverso lo studio). Caratteristica fondamentale della memoria dichiarativa è il fatto che praticamente tutti i compiti sono di natura esplicita, il processo di recupero dell’informazione richiede necessariamente l’intenzione da parte del soggetto e l’impiego di risorse attentivo.
Questi tipi di ricordi sono archiviati nelle cortecce associative e richiedono l’attivazione di un insieme di strutture diencefaliche e temporali appartenenti al sistema limbico : il giro del cingolo, l’amigdala, l’ippocampo e le corteccie paraippocampali. Ricordiamo sempre che non esiste un centro neuronale della memoria, l’emergere di un ricordo autobiografico ad esempio non è legato all’attività di singole aree ma è piuttosto il risultato dell’interazione dell’intera attività corticale; ognuna di esse però svolge un lavoro specifico e complementare all’altra. Il prodotto dell’attività mnestica è allo stesso tempo distribuito : diverse aree del sistema nervoso centrale partecipano all’immagazzinamento di una determinata informazione, ma è anche localizzato : sono coinvolte parti specifiche dell’intero sistema.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Neuropsicoanalisi e Memoria

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Informazioni tesi

  Autore: Pietro Princi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Maria Quattropani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 72

FAQ

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Parole chiave

psicologia clinica
memoria
neuroscience
neuropsicoanalisi
funzioni mentali
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