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Invecchiare bene con le ginnastiche dolci

Ruolo dell’educatore di ginnastiche dolci

L’educatore di ginnastiche dolci non è semplicemente colui che nella seduta di ginnastica mostra all’allievo quali esercizi fare e come eseguirli, ma è molto di più, infatti quello dell’educatore di ginnastiche dolci è un ruolo molto importante e deve essere ricoperto da soggetti competenti e preparati. Un buon educatore è attento e noterà tempestivamente ogni esigenza e caratteristica di ciascun allievo.
Il ruolo di educatore è complesso, perché comprende sia la figura del “tecnico” competente, professionalmente preparato, sia la figura dell’ “animatore”, ricco di carica vitale e di entusiasmo, capace di coinvolgere totalmente l’anziano, anche con strategie non strettamente ginnastiche. Attento al singolo e al gruppo, l’educatore ricerca un rapporto empatico ed è attento alla ricezione dei feed-back, stimola di continuo la partecipazione attiva; utilizza una terminologia facile ma corretta, sa “mettersi al fianco” con calore umano, senza false sdolcinature, utilizzando la motricità quale mezzo per far riemergere dalla memoria del tempo l’identità personale di ciascuno. Non esiste un modello standard di educatore di ginnastiche dolci, ma i tratti fondamentali dovrebbero essere una grande flessibilità e una apertura di cuore e di mente: occorre saper mettere in discussione tutti gli stereotipi che circondano la vecchiaia, le rigidità delle istituzioni, la tendenza a dare per scontate le cose, per sapersi avvicinare, rispettosamente ma con autenticità, all’anima della persona anziana, utilizzando consapevolmente sia le tante tecniche a disposizione, sia le semplici occasioni del quotidiano. All’ educatore sono richieste conoscenze psicologiche, sociologiche, tecniche e riabilitative in senso generale, e la capacità di realizzare una programmazione delle attività in collaborazione con le altre figure professionali e tenendo conto delle inclinazioni personali degli anziani e delle disponibilità ambientali.

L’educatore deve essere in grado di accogliere nel migliore dei modi l’anziano alla sua prima seduta, mostrandosi disponibile, interessato e sempre con viso sorridente e che esprima fiducia. Deve fare in modo che l’allievo torni la volta successiva, e quella dopo ancora, che frequenti il corso con regolarità ed entusiasmo e che questa partecipazione diventi poi un’abitudine di vita. Tutto questo può essere fatto seguendo alcuni accorgimenti riguardo le funzioni e le competenze dell’educatore. La prima funzione dell’educatore è quella di fungere da specchio, nel senso che deve rimandare all’allievo un’immagine riflessa di ciò che è e di ciò che fa il più obiettiva possibile; deve quindi riflettere quello che è percettibile nella forma e nell’espressione corporea dell’allievo in quel momento. La seconda funzione importantissima dell’educatore è di indicare all’allievo un cammino che poi dovrà percorrere con i propri sforzi, i propri ritmi, le proprie capacità. L’educatore poi proporrà sottoforma di esercizi, una serie di problemi ai quali l’allievo dovrà trovare delle proposte di soluzione, cercando pertanto la soluzione migliore, ottenendo così poco alla volta sempre più consapevolezza di sé stesso.

L’educatore deve:

- Saper fare: non consiste solo nel saper fare un determinato esercizio, ma nel averlo sperimentato su sé stessi e di conseguenza aver sperimentato anche le emozioni, le sensazioni e vari vissuti che quell’esercizio può dare, e ciò avviene solo con la pratica delle ginnastiche dolci;

- Saper trasmettere: deve riuscire a trasmette il proprio sapere, tenendo conto delle variabili emotive e motivazionali degli allievi, delle esigenze che presentano gli allievi in un determinato momento. In parole più semplici saper trasmettere significa formulare un programma di lavoro che tenga effettivamente conto della realtà dei singoli allievi e del gruppo rispondendo in modo adeguato alle loro esigenze e alle loro aspettative; tenere in considerazione le indicazioni mediche presenti nelle certificazioni presentate o riferite dagli allievi, informando sempre ogni allievo che non si tratta di esercizi di fisioterapia specifica o di ginnastica correttiva, quindi nel caso di allievi con gravi patologie l’educatore deve consigliare una visita specifica a cui può seguire un lavoro prettamente fisioterapico, affiancato o proseguito da un lavoro di ginnastiche dolci. Significa rendersi conto delle capacità fisiche del gruppo, della situazione psico-sociale di ogni allievo facendo un’analisi di partenza degli allievi dal punto di vista fisico, psicologico e sociale proponendo ad esempio questionari creati dall’educatore stesso, corretti insieme a tutto il gruppo dall’allievo, che riguardano la percezione della qualità di vita, la vita lavorativa, eventuale malattie in corso o passate, farmaci di cui fanno uso, la vita affettiva, la condizione familiare, la condizione fisica tramite test che verificano la mobilità articolare, l’equilibrio, lo stato di muscoli articolazioni, che verranno ripetuti alla fine di una determinata serie di sedute per verificare i cambiamenti avvenuti e constatare i benefici apportati dalle ginnastiche dolci (questi test sono molto importanti anche per l’allievo perché è coinvolto direttamente nella verifica dei benefici ottenuti). Significa favorire un clima distensivo, quindi stimolare i soggetti più timidi, più isolati e sedare eventuali modi aggressivi e protagonismo di alcuni, cercare di eliminare la competizione che può crearsi tra gli allievi del gruppo per favorire invece un miglioramento delle capacità individuali di ogni soggetto e l’attenzione su sé stessi per migliorare la percezione di sé, favorire il rilassamento e la distensione, favorire un clima di collaborazione del gruppo e soprattutto l’educatore in prima persona non deve fare favoritismi, preferenze o avere poca considerazione di alcuni allievi, tralasciandoli dalla sue attenzioni.
Molto importante è l’autosufficienza degli allievi, nel senso che l’educatore mostra e corregge il meno possibile cercando di utilizzare soprattutto le parole, perché l’allievo deve sperimentare su sé stesso ciò che per lui è importante in quel momento, deve imparare a sentire il movimento giusto mano a mano che si abitua a concentrarsi e ad ascoltare il proprio corpo, pertanto sarebbe meglio far emergere dall’allievo stesso le correzioni e farlo giungere alla scoperta del proprio corpo in modo autonomo. Ovviamente è comunque necessaria l’assistenza dell’educatore con eventuali correzioni di carattere generale, fatte in modo indiretto, per migliorare una posizione e per infondere maggiore sicurezza e per assicurarsi che durante i movimenti non vi siano contrazioni, di solito alle spalle e al viso, e che non venga bloccata la respirazione. Ogni esercizio proposto deve essere spiegato e motivato, fornendo sempre informazioni e nozioni sul corpo, sul movimento, sulle funzioni e sugli apparati sui quali si sta lavorando, coinvolgendo così maggiormente l’allievo e disabituandolo alla semplice esecuzione meccanica di un esercizio. Entra in gioco quindi anche la voce dell’educatore, che deve essere rilassata, chiara e deve trasmettere sicurezza, di solito è consigliato usare la prima persona singolare o plurale. Saper trasmettere significa anche tenere un criterio di gradualità nel proporre gli esercizi e anche una certa gradualità nel correggere i movimenti, perché l’assenza di gradualità può scatenare nell’allievo ansia, frustrazione e irrigidimenti. Il ritmo di esecuzione degli esercizi non deve mai essere veloce, l’educatore deve lasciare il tempo di sentire le percezioni del proprio corpo e i cambiamenti che avvengono ai vari livelli corporei tra un esercizio e l’altro; l’educatore deve sollecitare spesso l’anziano a sospendere il lavoro non appena ne senta il bisogno. È inoltre importante che l’educatore tenga vivo il dialogo con l’allievo, in modo che esso possa esprimere e condividere con l’educatore le proprie paure, ansie, incertezze, difficoltà nell’esecuzione di esercizi proposti, rassicurandolo e fornendogli un sostegno. Saper trasmettere significa infine incoraggiare il lavoro di gruppo e di coppia, che all’inizio può presentare qualche difficoltà, perché gli allievi non si conoscono, ma poi facendo cambiare frequentemente il compagno con cui eseguire gli esercizi si permetterà la conoscenza reciproca e si favorirà la comunicazione, la socializzazione, l’amicizia, la condivisione, la confidenza. Il momento degli esercizi a coppie, di massaggi a coppie sarà un’occasione per parlare, per trasmettere e ricevere idee, per aumentare i propri interessi, per donare qualcosa di sé e per uscire dalla solitudine. L’educatore, come preferisco denominarlo io, è quindi colui che indica e percorre un cammino lungo e importante con i suoi allievi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Invecchiare bene con le ginnastiche dolci

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Barigozzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze delle attività motorie e sportive
  Relatore: Paola Bottoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

FAQ

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Parole chiave

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attività fisica
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ginnastica dolce
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