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Gladio: L'operazione ''Stay Behind'' e gli anni di piombo

Gli anni di piombo

La complessa trama eversiva della strategia della tensione, con la sua lunga serie di attentati, episodi di violenza e tentativi di rovesciare l'ordine democratico attraverso azioni golpiste, è racchiusa tra il 1969, anno della strage di Piazza Fontana a Milano, e il 1974, anno della strage di Piazza della Loggia a Brescia e della bomba al treno Italicus, e si conclude quando il Ministro degli Interni Taviani solleva Federico Umberto D'Amato dall'incarico di direttore dell'Ufficio Affari riservati e il Ministro della Difesa Andreotti rende nota in un'intervista la collaborazione di Guido Giannettini con il Sid.

Tali eventi, che non costituiscono un insieme disorganico di atti criminali ma l'espressione di un preciso disegno politico da compiere con il sostegno dell'eversione nera, maturano nel clima di contestazione del Sessantotto: le nuove generazioni non si riconoscono nell'Italia arcaica dei propri padri e chiedono attraverso un'intensa attività di contestazione un'azione riformatrice che investa il sistema scolastico e universitario e il loro carattere rigidamente selettivo, per rispondere in modo più efficace alle esigenze di una società uscita trasformata dal rapido sviluppo degli anni Sessanta. Alle manifestazioni di piazza degli studenti si risponde con l'atteggiamento sempre più aggressivo delle forze dell'ordine e con una prima serie di attentati compiuti dalle organizzazioni di estrema destra, soprattutto dagli ordinovisti veneti, con l'obiettivo di esacerbare lo scontro.

Le lotte studentesche si intrecciano con le proteste operaie del cosiddetto "autunno caldo" del 1969, in cui un ruolo di spicco è svolto sia dai sindacati sia dal Partito comunista: le rivendicazioni riguardano l'aumento del salario, la ridefinizione degli orari di lavoro e dei ritmi di produzione, un piano relativo alla casa e ai trasporti che determini una migliore qualità della vita. Pur tra laceranti conflitti le lotte operaie raggiungono importanti risultati che preoccupano il fronte degli oltranzisti occidentalisti, convinti dell'inarrestabile avanzata del nemico.

Come osserva Dondi, «la strategia della tensione agisce attraverso la guerra non ortodossa per quanto riguarda l'azione e mediante la guerra psicologica per il resoconto dell'azione.[...] Tranne pochi casi, la stampa non ordisce la guerra psicologica, ma la convoglia, in conseguenza del pesante influsso che i centri di potere esercitano nei suoi confronti». Al convegno dell'Istituto Pollio nel '65, infatti, oltre a figure di spicco dell'oltranzismo d'azione, come Pino Rauti e Guido Giannettini, agli esponenti delle alte gerarchie militari, come il generale Giuseppe Aloia e il colonnello Amos Spiazzi, agli estremisti Delle Chiaie e Merlino, sono presenti anche i direttori di importanti quotidiani a diffusione nazionale come "Il Messaggero", "Il Tempo", "La Nazione", il che segnalerebbe l'esistenza di un legame tra i poteri economici forti, che sovvenzionano tali testate, e gli ispiratori del disegno eversivo. Esse rientrano in quella che Dondi definisce stampa edotta, cioè aderente alla linea del Pollio e quindi alle regole della guerra psicologica nella costruzione delle notizie. Accanto ad essa esiste una stampa consenziente, comprendente importanti quotidiani come "Il Corriere della Sera" e "Il Resto del Carlino", di orientamento conservatore, che accetta e propone un resoconto conformista degli eventi stragisti, contribuendo inconsapevolmente ad accreditare la versione degli strateghi della tensione, come nel caso di Piazza Fontana. Le testate che rientrano, invece, nella stampa autonoma, come "La Stampa" e "Il Giorno", assumono un atteggiamento di equilibrio e di equidistanza rispetto alle versioni delle autorità, cercando di dare un'interpretazione autonoma dei fatti. Infine vi è la stampa di opposizione, che include testate come "L'Unità" e il settimanale "L'Espresso", che si oppongono alle versioni ufficiali degli eventi.

Già con la morte dell'agente Annarumma in occasione delle manifestazioni legate allo sciopero generale per la casa del 19 novembre 1969, che costituisce il preludio alla strage di Piazza Fontana, inizia a concretizzarsi il disegno eversivo predisposto dagli strateghi della tensione, accreditato e veicolato dalla stampa: sulla scorta del messaggio del Presidente della Repubblica Saragat, infatti, numerose testate attribuiscono le responsabilità dell'accaduto ai manifestanti e ai sindacati, che non sono stati in gradi di isolare i violenti. Tale interpretazione della morte di Annarumma crea le condizioni ideali per collegare la strage di Piazza Fontana, che avverrà quasi un mese dopo, con l'estremismo di sinistra e per orientare l'opinione pubblica verso la richiesta urgente di soluzioni forti in grado di ripristinare l'ordine. [...]

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Gladio: L'operazione ''Stay Behind'' e gli anni di piombo

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Nicola Carlino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Salvatore  Adorno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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