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Il volto plurimo del diritto. Gli ordinamenti giuridici come dimensioni sociali: il diritto civile e il fallimento del normativismo.

Paolo Grossi. Sulla storicità e relatività del fenomeno giuridico

Per chi voglia sostenere le ragioni della socialità del diritto, dunque quelle della sua pluralità e relatività, le opere di Paolo Grossi paiono spesso illuminanti; illustrando il fenomeno giuridico alla luce della sua natura sociale, esse hanno il pregio di riuscire a restituire l’immagine – a mio parere – autentica del mondo del diritto, non solo grazie alla puntuale analisi della sua storia ma anche, sebbene spesso tra le righe, avvalendosi di una precisa teoria generale.
E' però è doveroso rilevare che la pagina di Grossi, anche nel mostrarsi ricca di concetti e di filosofia, è e resta quella di uno storico del diritto, essendo sempre il dato della storia a risultare preminente nella trattazione, informando in maniera decisiva ogni analisi concettuale che sia possibile scorgere tra le righe delle sue opere; il che significa, con più concisione, che la ricostruzione dell’esperienza giuridica vi si presenta sempre come storicizzata e relativa, ossia procede dal dato della vita giuridica rinvenibile entro un contesto e un tempo specifici, giacché «[i]l diritto non è una nuvola che galleggia sopra un paesaggio storico» ma «[è] esso stesso paesaggio, o, se vogliamo, sua componente fondamentale e tipizzante».
Nei testi di Grossi questa storicizzazione del diritto assume spesso, nelle forme della comparazione tra il mondo giuridico medievale e il mondo giuridico moderno, un ruolo demitizzante e decostruttivo.
Nonostante siano storicamente contigue, queste due civiltà, se comparate, presentano caratteristiche così radicalmente diverse da non risultare errato rilevare tra esse la più profonda discrasia. Se è anche vero che il diritto, nell’una come nell’altra, è «intensamente presente» (Grossi ribadisce con forza che le civiltà medievale moderna sono entrambe civiltà giuridiche, ossia civiltà nelle quali il diritto costituisce una struttura essenziale), il modo in cui questa presenza si manifesta è affatto diverso, se non già capovolto: e infatti, mentre nella civiltà medievale il diritto, ossia l’ordine sociale, costituisce uno dei fini supremi della società civile, nella civiltà moderna esso acquista invece una funzione strumentale e subordinata alla contingenza del potere politico; mentre nella civiltà medievale il diritto è frutto dell’autonomia di una realtà sociale plurima e non costretta nelle strette maglie della volontà politica, ossia si costituisce in quanto espressione della ricchezza e varietà di consuetudini sedimentate entro prassi economiche, cetuali e familiari, costituendo così «una realtà storicamente e logicamente antecedente», incorporata alla storia come «quel fenomeno primordiale e radicale della società [che] per sussistere non attende quei coaguli storici legati allo sviluppo umano e rappresentati dalle diverse forme di pubblico reggimento», nella civiltà moderna, invece, esso è prodotto esclusivo della volontà legislativa e politica di uno Stato che «est seul et veut être seul».
Come l’assolutismo politico aveva progressivamente ridotto, e poi eliminato, il sistema feudale, così, e come riflesso giuridico di questo processo politico, il «rigido monismo» della produzione legislativa statuale prima attenuò e poi soppresse la natura plurale del mondo giuridico medievale; la legge, «espressione autoritaria e centralistica della sovranità dello Stato», assurta a norma qualitativamente e gerarchicamente superiore, dileguò «le fonti plurali su cui si era retto il vecchio ordine, usi, opinioni di dottori, sentenze di giudici, invenzioni di notai».
Questo «frutto storico, temporalmente e spazialmente limitato, ignoto al diritto dell’antico regime prima della chiusura della cerniera codificatoria», è definito da Grossi con un sintagma molto forte ed evocativo: assolutismo giuridico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il volto plurimo del diritto. Gli ordinamenti giuridici come dimensioni sociali: il diritto civile e il fallimento del normativismo.

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Informazioni tesi

  Autore: Eugenio Frasca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Mariano Croce
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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