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L'educazione alimentare. Un'emergenza formativa.

La “dieta mediterranea” come risorsa del nostro Paese, un ritorno alle origini

Tutti parlano di dieta mediterranea, ma pochi sono quelli che lo fanno correttamente, generando perciò molta confusione. Così per alcuni essa coincide con la pizza napoletana, per altri s’identifica con le tagliatelle a ragù, in un misto di pseudo tradizioni storiche e folklore che non aiutano a risolvere il quesito che è alla base di qualsiasi dieta: come si può unire e bilanciare gli alimenti in modo da soddisfare le esigenze quantitative e qualitative di un individuo e, in un certo senso, preservarne la salute attraverso l’uso di sostanze che aiutano l’organismo a svolgere le normali funzioni vitali?
"Questo modello alimentare trova le sue origini nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Spagna, Grecia, Creta, Jugoslavia, Turchia, Tunisia, Sud Italia"; dalle abitudini alimentari di quest’ultima abbiamo tratto i nostri orientamenti. Durante la loro sfortunata storia di rari splendori, di fame e di miseria secolari, le popolazioni del Meridione hanno saputo concretizzare un’alimentazione soprattutto vegetariana, basata sui prodotti che la loro terra, ricca di sole, poteva dare.

Una dieta povera, spesso insufficiente anche se per molti aspetti migliore di quella del contadino del Nord, consumatore di polenta e afflitto dalla pellagra causata dalla peggior qualità proteica del mais rispetto al grano duro. Con il miglioramento economico e sociale iniziatosi nel secolo scorso, l’alimentazione del Sud si è via via arricchita di cibi di origine animale, per allinearsi infine, nei tempi attuali, ai modelli dei paesi ricchi. Prima di perdere la sua connotazione, tuttavia, essa ha raggiunto un punto di “quasi perfezione”, allorquando, pur avendo compensato le endemiche carenze proteiche, conservava la sua impostazione originaria.
Si era negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, e proprio in questo periodo le popolazioni dell’area mediterranea, e in particolare del Sud Italia, presentavano ancora bassi indici di mortalità precoce per malattie metaboliche di tipo cronico-degenerativo e neoplastico.

È a quella dieta che ci si dovrebbe riallacciare perché: esistono riferimenti certi, basati su un’accurata indagine dell’EURATOM, sui consumi alimentari nel Sud Italia di quegl’anni, cioè poco prima che prendesse l’avvio la vorticosa evoluzione che, per molti aspetti, avrebbe portato quelle regioni ad allinearsi ai paesi del Nord Europa e degli Stati Uniti. Inoltre essa è facile e semplice da realizzare, tale da rendere questo modello adattabile alle esigenze di tipo pratico e salutistico dell’uomo moderno non soltanto in Italia, ma di tutti quei paesi europei ed extraeuropei i cui abitanti devono modificare il comportamento alimentare per migliorare il proprio stato di salute. Infine, c’è la possibilità di industrializzare la produzione di alcuni suoi tipici costituenti (pasta, pane, olio, conserve varie), in modo da poterli diffondere fra larghe fasce di popolazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'educazione alimentare. Un'emergenza formativa.

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Tortora
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Vincenzo Sarracino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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Parole chiave

benessere
educazione alimentare
educazione alla salute
emergenza formativa
patologie alimentari
pedagogia
prevenzione
progetto gnam
sociologia

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