Strategie di cooperazione tra imprese

Per le aziende piccole o medie, che difettano di esperienza per entrare in mercati al di fuori dei confini nazionali, è plausibile e conveniente che l’espansione iniziale avvenga spesso sotto forma di accordi cooperativi, in particolare accordi di marketing o accordi di distribuzione. Per esempio, Asus, azienda produttrice di componenti hardware per personal computer, ha siglato un accordo con Aldinet, azienda specializzata nella distribuzione di prodotti di elettronica di consumo, per la commercializzazione sul mercato italiano di propri prodotti. In generale, costituire un’organizzazione a carattere globale per creare una rete e una presenza internazionale è un processo costoso, difficile e che quasi sempre può richiedere molto tempo; proprio per questi motivi il ricorso ad accordi fra imprese permette di superare questi ostacoli.
C’è inoltre la possibilità che le joint ventures, gli accordi di produzione o di ricerca e gli accordi di marketing possano essere intrapresi per assumere una forma di integrazione verticale, alla quale ogni associato apporta uno o più elementi diversi delle catene di produzione e distribuzione; in questo caso gli apporti degli associati sono complementari e non simili. Accordi che producono una forma di integrazione sono in via principale accordi di distribuzione che permettono alle imprese che li stringono la possibilità di controllare, direttamente o indirettamente, tutta la filiera produttiva; questo permette alle imprese sia di sfruttare nel migliore dei modi il flusso di informazioni e conoscenze che riceve da questi accordi attraverso aggiustamenti e miglioramenti della propria produttività, sia di impostare scelte strategiche di medio lungo termine. In tali accordi, il successo sta nel trovare l’ottimo strategico che si colloca tra gli estremi della completa integrazione verticale da una parte, e dell’assenza di integrazione dall’altra, situazione nella quale le fasi della produzione e della distribuzione sono possedute da aziende diverse. L’integrazione verticale porta con sé vantaggi e svantaggi; fra i vantaggi: la possibilità di evitare la contrattazione e i costi di negoziazione, ridurre i costi od ottenere economie di scala mediante la combinazione di attività comuni amministrative o produttive, ottenere una migliore comprensione della strategia all’interno del settore, e infine essere in grado di attuare cambiamenti tecnologici più rapidamente e su più fasi della catena del valore. Fra gli svantaggi dell’integrazione verticale ci sono in primo luogo il costo dell’investimento in capitale che può essere troppo elevato per una sola azienda; i costi fissi che tendono a crescere e quindi fanno alzare il punto di pareggio, che potenzialmente comporta una maggiore vulnerabilità alla fluttuazioni cicliche; infine integrarsi porta con se i problemi derivanti da una maggiore richiesta di mezzi di accesso al mercato, di legami con maggiori acquirenti e di riconoscimento del marchio, tutte cose che nell’espansione internazionale possono essere un ostacolo decisivo. Un’azienda che ha usufruito di una simile situazione è stata Luxottica Group, che ha fatto dell’integrazione verticale insieme alla ricerca un punto di forza per avere il controllo sulla produzione, in modo da mantenere costante la qualità nella realizzazione dei prodotti; tutto questo si riflette nell’aumento dell’efficienza operativa e dei ricavi. Assorbendo la fase distributiva posta a valle, Luxottica ha fatto una scelta strategica fondamentale per poter interpretate nel miglior modo possibile il mercato, nel poterlo anticipare e quindi conquistare.