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L'utilizzo dei derivati negli enti locali: opportunità e limiti

L’up-front: definizione e utilizzo negli Enti Locali

I contratti swap, generalmente, erano stati sottoscritti dagli Enti Locali con la finalità di fare cassa in momenti in cui non era disponibile sufficiente liquidità e quindi di finanziare la gestione corrente degli Enti attraverso l'elargizione di una somma denominata upfront.
Questo tipo di prestito veniva ripagato attraverso le cedole nette che il comune avrebbe poi corrisposto all’istituto di credito durante la vita del contratto, fino alla sua estinzione naturale.
Infatti, in numerosi contratti è previsto che l’operatore finanziario versi all'Ente Pubblico un importo, a titolo di anticipazione attualizzata degli interessi presuntivamente dovuti all’ente pubblico all’atto della regolazione dei relativi flussi collegati ai principali parametri del mercato.
Tuttavia, l’erogazione di tale importo che, se non interamente, dovrà essere restituito all’operatore finanziario in sede di regolazione dei rispettivi flussi, rappresenta un finanziamento all’ente che, pertanto, sia nell’utilizzo che nella classificazione in bilancio deve tenere conto del disposto dell’art. 119 Cost.
Pertanto, questo importo non può essere utilizzato per finanziare la spesa corrente ma solo per quella in capitale fisso, peraltro predisponendo contestualmente un apposito fondo per far fronte agli eventuali pagamenti che l’Ente potrebbe essere tenuto ad effettuare in favore dell’intermediario finanziario, nel caso in cui la situazione dei tassi risultasse sfavorevole per l’Ente.
È previsto, inoltre, che l’anticipazione deve essere limitata all’1% del capitale nozionale, anche se in passato è stato rilevato che gli upfront hanno generalmente superato l’anzidetto limite, toccando anche il 9% del nozionale e hanno trovato frequente applicazione in operazioni diverse da quelle di ristrutturazione. Si consideri che il premio di liquidità si risolve, infatti, in un’anticipazione che sconta l’attualizzazione sui relativi tassi contrattuali a carico della controparte oppure si ripercuote sullo spread, elevandolo a discapito dell’Ente. Dunque, siamo di fronte a una di quelle forme di ricorso al mercato finanziario previste dall’art. 199, lett. g) del T.U. 267/2000 a sostegno degli investimenti, la quale richiede il rispetto delle medesime condizioni e vincoli stabiliti per ogni forma di ricorso a indebitamento, escludendo perciò la sua destinazione a spesa corrente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'utilizzo dei derivati negli enti locali: opportunità e limiti

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Molinè
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Antonio Del Pozzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 108

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Parole chiave

credit default swap
currency swap
derivati
enti locali
innovazione finanziaria
interest rate swap
swap

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