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Il disturbo dissociativo dell'identità e la violenza: come la cinematografia interpreta la teoria

Il Disturbo Dissociativo al cinema

La cinematografia è ricca di pellicole che trattano la patologia mentale e tanti sono quei film che la raffigurano come associata alla criminalità. Una probabile spiegazione può essere ricercata nella necessità di proporre una visione convenzionale, anche se costruita sugli stereotipi e i pregiudizi di una società spesso disinformata (Pavan, 2007).

Anche nel caso particolare del Disturbo Dissociativo dell‟Identità è nota questa tendenza: basti pensare ai numerosi film tratti dal romanzo di Stevenson (1991), Il dottor Jekyll e Mr. Hide, considerato il capostipite del genere, e al suo diretto discendente Psycho (Hitchcock, 1960), la cui rappresentazione del “dissociato omicida” è divenuta prototipo e modello per altri film sull‟argomento, lasciando però in secondo piano la presentazione di personaggi più verosimili alla realtà clinica (Sacchetto, 2007).
In questa seconda parte verranno esaminati due film che esemplificano la trattazione teorica fin qui affrontata. Nel terzo capitolo verrà presentato il film “Mai con uno sconosciuto”, in cui la protagonista, Sarah, è affetta da un Disturbo Dissociativo dell‟Identità difficilmente riconoscibile, con un alter autodistruttivo e persecutore oltre che antisociale e violento. Nel quarto capitolo sarà la volta di “Schegge di paura”, in cui il DDI del coprotagonista Aaron è, all‟apparenza facilmente diagnosticabile, ma si rivela essere magistralmente simulato per ottenere un giudizio di infermità mentale in tribunale.

In appendice a questa tesi verranno proposti i riassunti dei film sopracitati, volutamente approfonditi e prolissi, allo scopo di permettere, soprattutto ad un eventuale lettore che non ne avesse mai preso visione, di comprendere le basi e le motivazioni di quanto sarà illustrato nei prossimi capitoli. L‟analisi sarà strutturata in due momenti: il primo vedrà una descrizione in toto del disturbo così come presentato nel film, arricchito da alcune interpretazioni/provocazioni strettamente personali sulla regia; il secondo cercherà di offrire un riepilogo schematico delle caratteristiche del personaggio che permettono di dedurre la presenza di un DDI. Quest‟ultima sintesi farà riferimento alla trattazione teorica proposta nella prima parte di questa tesi e toccherà i seguenti punti:

A. ipotesi traumatica
B. mancanza di ricordi rispetto ad una parte consistente della vita infantile
C. presenza di cause scatenanti la dissociazione
D. indizi che indicano un cambio di personalità:
- mal di testa
- uso del pronome personale “noi” o della terza persona singolare per riferirsi a se stesso
- sensazione di aver “perso il tempo”
- improvvisa amnesia delle proprie azioni
E. caratteristiche dell‟alter
F. particolare amabilità del soggetto
G. eventuali altre annotazioni

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il disturbo dissociativo dell'identità e la violenza: come la cinematografia interpreta la teoria

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Oliva
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Maria Vittoria Costantini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 72

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disturbo antisociale di personalità
disturbo dissociativo dell'identità
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violenza

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