I profili medico legali dell'infortunio sportivo

Nel campo delle lesioni all’integrità fisica il risarcimento del danno morale, almeno nella maggior parte dei casi, risulta squisitamente conseguenziale” al risarcimento del danno biologico: infatti, il danno morale si aggiunge a quest’ultima figura in modo pressoché automatico, venendo solitamente liquidato in una certa frazione (normalmente tra ¼ ed ½) del quantum riconosciuto a titolo di danno biologico. In pratica, salve rare eccezioni, il danno morale segue il danno biologico di natura fisica come un’ombra: laddove è risarcito il danno biologico è altresì riconosciuto il danno morale. Ciò dipende essenzialmente dalla circostanza che nel campo delle lesioni fisiche il danno morale è inteso in un’accezione prettamente medica”: e cioè il danno morale come sofferenza collegata alle lesioni patite e patuende, nonché come dolore e patimento connesso ai vari trattamenti medici e di riabilitazione cui la vittima è stata sottoposta o dovrà sottoporsi in seguito all’evento lesivo.

Ciò premesso, è opportuno svolgere qualche considerazione sul quantum del danno morale, poiché è proprio in questa fase che può assumere rilievo la circostanza che il danneggiato sia uno sportivo (soprattutto se professionista).
Come si è appena messo in luce la regola pratica vuole che il danno morale sia liquidato in proporzione al quantum del danno biologico (per l’appunto il cd. criterio della proporzionalità”. A Genova, Milano, Roma e Torino, ad esempio, il danno morale è normalmente liquidato con una somma che varia da ¼ a ½ del danno biologico. In favore della legittimità del criterio della proporzionalità si è espressa in più occasioni la Cassazione. Per la Suprema Corte, pertanto, non è censurabile né sotto il profilo della violazione di legge né sotto quello del vizio di motivazione la decisione di merito che, applicando il criterio in questione, abbia altresì considerato le peculiarità del singolo caso senza cadere in meri automatismi.