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Casamance: le radici del conflitto

La Casamance dopo il 1960

La regione della Casamance, parte della colonia dal 1886, entra, nel 1960, nello Stato indipendente del Senegal in base ad accordi che ne prevedevano l’autonomia entro 20 anni. La regione vive un’integrazione conflittuale con lo stato centrale, che viene vissuto più come predatore di risorse, come già i Francesi, che come autorità centrale legittima. La Casamance era già in una situazione di marginalità politica durante il periodo coloniale, a causa di una serie di motivi, fra cui è centrale l’imposizione di una gerarchia estranea ai popoli della regione, che drena risorse verso i colonizzatori.

Lo Stato del Senegal non viene percepito in maniera troppo differente, nonostante che le scuole e le migrazioni siano riuscite a formare una sorta di identità nazionale senegalese anche in Casamance, la quale però confligge con l’appartenenza a un’identità etnicoregionale, quella Joola della Bassa Casamance, che è ben più forte e radicata. Gli anni ’60 sono caratterizzati dall’arrivo in Casamance di un gran numero di funzionari della nascente amministrazione statale senegalese guidata da Leopold Senghor, inviati dal Nord del Paese e di etnia Wolof,95 proprio perché per retaggio storico essi sono dominanti in Senegal, e sono comunque già formati all’amministrazione di tipo occidentale richiesta dallo Stato centralizzato, perché avevano già costituito in precedenza l’ossatura dell’amministrazione coloniale.

Lo Stato tende perciò nelle regioni periferiche ad essere identificato, a ragione, con il modello islamico-Wolof, e dunque percepito come corpo estraneo, soprattutto in quelle regioni dove etnie come i Joola avevano modelli sociali completamente diversi. Tuttavia, il necessario accentramento dell’autorità nelle mani di Dakar rendeva difficile a Leopold Senghor percorrere altre strade senza mettere a rischio l’integrità territoriale del Senegal. Il decennio successivo alla nascita dello Stato senegalese apre forzatamente la Casamance verso l’esterno e la modernità: una cronica siccità nella regione abbatte drasticamente la produzione di riso e le possibilità di sussistenza che questo aveva sempre garantito ai Joola, le migrazioni stagionali iniziate durante il periodo coloniale diventano amplissimi flussi migratori verso le città che diventano spesso spostamenti definitivi e proiettano molti giovani nel mondo urbano di Dakar.

I villaggi Joola, legati ai modi tradizionali di coltivazione per mezzo del kayendo, si impoveriscono e si spopolano delle energie dei giovani, creando una spirale perversa nella quale la mancanza di manodopera riduce ulteriormente la produzione di riso, e aumenta la migrazione urbana. Il mondo Joola subisce un grave colpo; vaste superfici prima coltivate vengono invase dall’acqua salata a causa del progressivo disfacimento delle migliaia di piccole dighe che permettevano di allagare i terreni con acqua dolce per desalinizzarli e poi coltivarvi riso, e impedivano alla marea risalente i bracci del fiume di renderli nuovamente sterili. Mentre le forze vitali della società Joola sono a Dakar impegnate a costruirsi un futuro lavorando come domestici o studiando, i villaggi sono abitati spesso solo da anziani e bambini.

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Casamance: le radici del conflitto

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Informazioni tesi

  Autore: Leo Cusseau
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Maria Stella Rognoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

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