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Il comportamento individuale tra normalità e patologia. L'agire sociale come oggetto di studio complesso.

Mostri di ieri, mostri di oggi

Sempre più frequentemente si sente parlare di violenze brutali messe in atto nei confronti di soggetti indifesi e innocenti. Ogni volta che ci giunge notizia dei misfatti di un altro soggetto e sulle pagine dei giornali compare il dettagliato racconto di nuovi orripilanti delitti, ognuno si chiede come possano avvenire simili cose. Nei processi-spettacolo che la televisione oggi ci offre, appare anche il volto del loro autore, e ogni persona si interroga per cercare di capire come sia possibile che dietro quel viso, tutto sommato qualunque, senza tratti particolari, si nasconda il volto di uno che ha compiuto simili mostruosità. Scriveva nel 1978 Jan McEwan: “Ciò che mi colpisce di più è che tante cose terribili vengano commesse da persone che non paiono affatto terribili”.Chi sono (o meglio, cosa sono?), ci si chiede dunque, queste persone che così tanta fama e notorietà riscuotono all'interno delle nostre società “perbeniste”? La risposta più facile, quella più immediata, quella che si è imposta nel linguaggio quotidiano, della gente e dei mass-media, è appunto che essi sono dei “mostri”: e sarebbero mostri proprio perché compiono delle “mostruosità”. Tuttavia, la parola “mostro” non dice nulla sulla qualità di queste persone: fa solo pensare che siano dotate di caratteristiche fuori dal comune e che mettano in atto atteggiamenti che si discostano molto da un condiviso senso di condotta “normale”. Se sfogliamo il vocabolario, scopriamo che la parola “mostro” deriva dal latino “monstrum”, che voleva dire “prodigio, portento”; in senso molto ampio indica un essere vivente a cui sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, per le quali si discosta enormemente rispetto ad altri, considerati nella norma “ordinari”. Il termine definisce quindi una creatura mitica, risultante da una contaminazione innaturale di elementi diversi e tale da suscitare l'orrore e lo stupore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il comportamento individuale tra normalità e patologia. L'agire sociale come oggetto di studio complesso.

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Compagnone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Piero Dominici
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 106

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