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La Turchia e l'Europa

Lo status di Paese candidato

La svolta nei rapporti tra Turchia e Unione Europea si e` verificata il 10 e 11 dicembre 1999 in occasione del Consiglio Europeo di Helsinki, quando e` stato convenuto che “la Turchia e` uno Stato candidato destinato ad aderire all’Unione in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati candidati. Avvalendosi dell’attuale strategia europea, la Turchia beneficerà di una strategia di preadesione volta ad incentivare e sostenere le sue riforme.

Sulla base delle precedenti conclusioni del Consiglio Europeo, sarà elaborato un partenariato per l’adesione che definirà le priorità sulle quali occorre incentrare i preparativi per l’adesione tenuto conto dei criteri politici ed economici e degli obblighi di uno Stato membro, partenariato che si accompagnera` a un programma nazionale per l’adozione dell’acquis”. Con tale decisione la Turchia e` stata collocata definitivamente sulla strada dell’adesione.

E’ stato cosi` istituito un partenariato di adesione176 e si e` deciso di monitorare i progressi in merito al recepimento dell’acquis comunitario, sulla base di relazioni annuali177 della Commissione Europea, che hanno sostenuto e stimolato gli sforzi riformatori della Turchia.
A fronte della decisione di Helsinki, Bülent Ecevit ha dichiarato: “Forse ci possono essere dettagli non soddisfacenti, ma l’accettazione della nostra candidatura e` un successo per la Turchia”.

La Turchia venne accettata come Paese candidato all’adesione, nonostante l’avvio dei negoziati non potesse avvenire fino a che non fossero soddisfatti i parametri politici fissati dal vertice di Copenhagen, che riguardavano il rispetto delle liberta` democratiche, dei diritti umani e della tutela delle minoranze etniche.

Il riconoscimento di tale status era importante per Ankara, perché poneva fine a quella che i turchi consideravano un’ingiusta discriminazione e perché apriva alla Turchia la partecipazione alle strategie di pre-adesione, che comportavano aiuti finanziari e intensificazione del dialogo politico.

I Consigli Europei che si sono svolti dopo il 1999 hanno continuato a manifestare apprezzamento per i passi in avanti compiuti dalla Turchia nell’attuazione della strategia di preadesione, esortandola di volta in volta a realizzare ulteriori progressi in taluni settori importanti, tra i quali quello dei diritti umani.

L’obiettivo del partenariato178 era di integrare in un quadro giuridico unico le aree prioritarie in cui intraprendere le riforme in vista della preparazione all’adesione all’Unione, un orientamento per l’assistenza finanziaria volta all’attuazione degli interventi nei settori prioritari e i principi e le condizioni applicati alla realizzazione del partenariato.

Le priorita` venivano distinte tra priorita` a breve termine e priorita` a medio termine. Quelle del primo gruppo erano state selezionate partendo dal presupposto che la Turchia fosse in grado di conseguirle o di realizzare progressi nel periodo di uno-due anni. Tra queste rientravano il rafforzamento delle garanzie giuridiche e costituzionali riguardanti il diritto alla liberta` di espressione, sulla base dell’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, il rafforzamento delle garanzie relative al diritto alla liberta` di associazione e di riunione e la promozione dello sviluppo della societa` civile.

Obiettivi primari erano anche l’adozione delle misure necessarie per intensificare la lotta contro la tortura, il miglioramento del funzionamento e dell’efficienza dei tribunali e la tutela delle minoranze, con l’abrogazione delle misure che non consentivano ai cittadini turchi di usare la loro lingua madre nelle trasmissioni radiotelevisive.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Turchia e l'Europa

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Sartor
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Pin
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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