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Rai notte. Qualità nei palinsesti notturni del servizio pubblico televisivo.

Rai Tre. Fuori orario. Cose (mai) viste di Enrico Ghezzi

Schegge su uno dei pilastri della metatelevisione e di Blob che con il suo programma tenta un esperimento di "cinematograficizzazione" della televisione, avvalendosi di una torbida (nonché notturna) isteria del dettaglio cinematografico. Rifiuto o tributo al cinema? L’interrogativo esprime un’intera e controversa visione di come Enrico Ghezzi, negli anni delle sue collaborazioni da vero cinefilo quale è, abbia portato avanti i suoi programmi notturni nel palinsesto Rai Notte. Le sue sono delle visioni deliranti, frutto di un atteggiamento irriducibilmente cinefilo ma al contempo onirico e non prettamente chiaro ai più, oppure il suo estro nel parlare fuori sincrono è destinato ai pochi, a quelle dinastie centrifugate che oggigiorno sono in grado di comprendere linguaggi estremi e culture cinematografiche messe in secondo piano dalla televisione e dal mondo di internet.
Enrico Ghezzi uno dei padri di Blob, in onda dal 1989 e diventato un programma cult del palinsesto odierno. Blob, grazie all’abile intervento di Ghezzi e Marco Giusti è uno dei programmi più originali di questa nostra televisione perché sotto la parvenza del divertimento si è imposto come la più perfetta trasmissione-spia dell’attuale stato della televisione italiana. E’ un singolare esempio di metatelevisione, citata come già detto, ovvero di televisione che parla di televisione. Ghezzi e Giusti mandavano in onda spezzoni di programmi, brandelli di dichiarazioni, gaffes, tic ed errori tecnici, una sorta di geniale “taglia e cuci” che incarna perfettamente l’incongruenza del flusso televisivo. Un collage di frammenti ed il frammento, si sa, è ormai la vera unità di misura della video-visione. E’ una specie di rubrica critica sulla televisione fatta solo di immagini e perciò una critica diversa da quella scritta e da quella parlata. Una critica sui generis che ha consentito a Ghezzi e Giusti di affrontare con leggerezza ed ironia il ripensamento quotidiano sulla televisione, avendo la possibilità di essere, per così dire, feroci senza – però – scaldarsi troppo.
Ghezzi ha creato, sulle basi di modelli selvaggi e poetici come il suo Blob ma anche Schegge (1988) e Vent’anni prima, l’ attuale Fuori orario. Cose (mai) viste. Il programma andò in onda per la prima volta il 20 febbraio 1988, come un vero e proprio esperimento, ogni sabato da mezzanotte alle tre del mattino, sotto la supervisione di Alberica Archinto, firmato da Enzo Ferrentino e Massimo Cirri, ideato da Ghezzi e Romano Frassa e diretto da Alessandro Furlan. Inizialmente l’idea era quella di un gruppo di intellettuali, filosofi e musicisti neo-dada che, in uno studio-salotto, si riunivano per conversare amabilmente, dotati di una polaroid per “fissare l’attimo che fugge”. Sullo sfondo, divani rossi, un bar, un grande letto considerata la tarda ora, un biliardo, videotelefoni e diversi schermi televisivi. Aldo Grasso, a proposito di questo primo intento ha un’idea precisa: “l’intento è buono ma non funziona: gli ospiti sono poco stimolati e i padroni di casa poco stimolanti o viceversa. Ghezzi, David Riondino e Tatti Sanguinetti (conduttori insieme a Giulio Giorello, Elvio Facchinelli e Linda Brunetta) non aiutano a risvegliare l’assonnato spettatore. Ne esce così una trasmissione senza ritmo, una sorta di circolo intellettual-alternativo meneghino, un cine-club per pochi eletti, capaci di resistere di fronte ad interminabili silenzi e a brevi sottotitoli”. Peccato, perché di nottambuli, più o meno imbambolati data l’ora, ne passano parecchi.
Il racconto fatto da Ghezzi sulle vicissitudini delle prime puntate di Fuori orario è ricco di colore ed ironia, tratti che solitamente contraddistinguono le bizzarre narrazioni ghezziane: “abbiamo fatto uno strano programma notturno, a Milano, che si chiamava Fuori Orario. Era una diretta bazar di tre ore che andava in onda il sabato notte dalle 23.30 alle 3. Iosa Ghini, architetto bolidista, aveva progettato uno studio post-pop magnifico che aveva come ospiti fissi Davide Riondino, Tatti Sanguineti, Giulio Giorello, Elvio Facchinelli, Gianfranco Simone (che faceva la critica delle armi), Emilio Simonetti (il semisituazionista milanese che preparava ricette estreme, come quelle della cucina di corte del Re Sole con la sfoglia d'oro)... Poi, un criminologo di nera portava le notizie fresche del Corriere della Sera, Manara mandava dei disegni per fax, Harari scattava fotografie. C'era un biliardo con un esperto. Le persone parlavano a due, a tre, contemporaneamente e in diversi punti. Ogni tanto si addormentava qualcuno. Sembrava un campo di battaglia sterminato. C'era Cicciolina che posava in un set fotografico e si divertiva ad aprire e chiudere le gambe. Una sera aveva un vestito con un buco e ci fu un'inquadratura sul buco per tre secondi. Guglielmi riuscì a difendere il programma, ma perse la diretta e dopo cinque puntate abbiamo chiuso”.

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Rai notte. Qualità nei palinsesti notturni del servizio pubblico televisivo.

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Informazioni tesi

  Autore: Aida Middea
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione, informazione e marketing
  Relatore: Andrea Melodia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 108

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