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Giochi di coppia. Logiche patriarcali e pensiero politico inglese tra il XVII e il XIX secolo.

Margaret Cavendish: l’amore alla base del contratto

Nata nel 1623 a Colchester, nell’Essex, Margaret Cavendish viene educata secondo le convenienze dell’epoca: “according to my birth, and the nature of my sex, never went to school, but only learned to read and write at home, taught by an ancient decayed gentlewoman, whom my mother kept for that purpose” .
Proveniente dalla famiglia Lucas, vicina alla causa royalist, Margaret diventa quindi damigella d’onore della regina Henrietta Maria, ed è costretta a seguirla anche nell’esilio in Francia, dove incontra il suo futuro marito William.
L’incontro tra i due è determinante per formare e stimolare la giovane Margaret che, ben presto, si avvicina alla scienza e, tramite il cognato Charles Cavendish, matematico e accademico, entra in contatto con la comunità scientifica dell’epoca.
È proprio per mezzo del marito che Margaret conosce Hobbes e gli intellettuali dell’epoca, tra cui Descartes, comuni frequentatori di casa Cavendish negli anni dell’esilio parigino.
L’amicizia tra Hobbes e William Cavendish nasce dal fatto che il primo, dopo gli studi universitari ad Oxford terminati nel 1608, viene impiegato come precettore presso la famiglia nobiliare Cavendish.
Pare che nel periodo di scrittura del Leviatano fossero frequenti le discussioni sull’argomento a cui, Margaret, assisteva silenziosa: “Politics and public finance, wars and armies, theories of education, philosophy, religion and theology- these where the weightier topics of Cavendish household, where William and Hobbes alike cast off their bonhomie for earnest discussion”.
Sui contatti diretti tra Margaret e lo stesso Hobbes, nel libro di Anna Battigelli “Margaret Cavendish: the exiles of a mind” scopriamo però tutta la “frosty civility” che Hobbes manteneva nei confronti della donna.
Al di là della mediazione del marito in ben due occasioni Margaret cercò di incontrare Hobbes.
Battigelli racconta che nel 1653, quando, accompagnata dal cognato, Margaret si reca a Londra, ha l’impertinenza (dati i tempi) di invitare a cena Hobbes che declina educatamente l’impegno; datata 1662 è invece una lettera di ringraziamento indirizzata a lei da parte di Hobbes, a cui Margaret aveva precedentemente inviato una copia delle sue ultime pubblicazioni.
Battigelli a proposito commenta: “his refusal to join her for dinner in 1653 and his alleged surprise in 1662 that she might consider him a friend, suggest a determined effort on his part to distance himself from her” .
Seppure i motivi della diffidenza di Hobbes nei confronti di Margaret non sono chiari, quel che è certo è che, fu molto difficile per lei, in quanto donna, oltre che molto stravagante, farsi accettare in quegli ambienti che più amava.
Allo stesso tempo, va sottolineato che Margaret amava scrivere e amava poter pensare che prima o poi la sua popolarità le sarebbe derivata proprio da quegli scritti a cui tanto si dedicava.
Per meglio dipingere il personaggio è interessante sapere che venne proprio da Margaret la richiesta di essere invitata a partecipare ad una seduta della Royal Society di Londra, richiesta accettata dopo diverse discussioni in merito.
Sulla giornata i biografi, però, raccontano una Margaret acritica rispetto agli esperimenti, che pare si limitò esclusivamente ad esprimere la sua più totale ammirazione per l’attività della società.
Sempre Battigelli su questo momento particolare osserva: “Cavendish’s apparently admiring silence during this visit was emblematic of her life: unable to negotiate public conversations, let alone debates, outside of small circle of her family, she channeled her energy into her writing, where she explored her ideas boldly and freely” .
A causa proprio di questa continua incongruenza tra il suo pensiero, che come vedremo racchiude una totale libertà di vedute rispetto alla condizione del suo sesso, e il suo atteggiamento, per certi aspetti riservato e modesto nei circoli pubblici dell’epoca, che Margaret è stata così fortemente criticata dagli uomini e dalle donne del suo tempo, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Mad Madge” (Madge la Pazza), oltre che ad essere costantemente accusata di non essere realmente l’autrice delle proprie opere.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giochi di coppia. Logiche patriarcali e pensiero politico inglese tra il XVII e il XIX secolo.

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Informazioni tesi

  Autore: Stefania Peca
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Maurizio Ricciardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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