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Ricerca di mutazioni nel gene K-Ras mediante HRM-PCR

Fattori di rischio

E’ importante distinguere, nell’ambito dell’intera popolazione, i soggetti che hanno un rischio generico da quelli che hanno un rischio medio-alto di sviluppare il tumore del colon retto. In linea generale, i fattori di rischio chiamati in causa nell’insorgenza di questa neoplasia sono l’età, la presenza di polipi adenomatosi, la storia familiare per CCR e sindromi ereditarie a trasmissione autosomica dominante.
Inoltre tra i fattori di rischio vanno ancora menzionati: storia di malattie infiammatorie croniche intestinali (prevalentemente rettocolite ulcerosa), stati di immunodeficienza, radiazioni della regione pelvica ed erronee abitudini dietetiche.
Complessivamente si stimano a rischio generico il 70-80% degli individui, a rischio moderato il 15-20% e ad alto rischio il 5-10%
- Soggetti a rischio generico: tutti gli individui senza storia familiare o personale di neoplasia colorettale e di età superiore ai 50 anni.
- Soggetti a rischio moderato: tutti gli individui con anamnesi positiva per adenomi, cancro del colonretto o tumori ovarici o della cervice uterina oppure individui con anamnesi familiare positiva per adenomi o cancro del colon-retto, soprattutto se diagnosticati in un parente di primo grado di età inferiore ai 60 anni, oppure in due o più parenti di primo grado indipendentemente dalla loro età.
- Soggetti ad alto rischio: tutti gli individui che sono affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn e soprattutto rettocolite ulcerosa) e quelli con storia familiare di FAP o HNPCC.
Qui di seguito sono riportati alcuni fattori di rischio associati all’insorgenza del carcinoma del colon retto:
Età: il picco di incidenza del CCR è compreso tra i 60 e i 79 anni di età, meno del 20% dei casi invece si verifica prima dei 50 anni. Casi riscontrati in soggetti giovani sono spesso associati ad una componente genetica (sindromi ereditarie).
Le sindromi ereditarie sono rappresentate principalmente dalla Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP) e dal Cancro Colo-rettale Non-Poliposico Ereditario (HNPCC) detta anche “sindrome di Lynch”.
Entrambe vengono trasmesse con modalità autosomica dominante; la prima prevede la comparsa fin da giovane età di migliaia di polipi adenomatosi con inevitabile trasformazione in senso carcinomatoso, la seconda è correlata ad una forte predisposizione a sviluppare il cancro in età adulta, in seguito a mutazione germinale dei geni che formano il mismatch-repair system (MMRS)
Familiarità: In circa il 15-20% dei casi vi è una familiarità legata all’insorgenza dei tumori del colon-retto: si parla di familiarità semplice per i soggetti che hanno un solo familiare di primo grado con CCR diagnosticato in età inferiore ai 50 anni, per questi vi è un rischio doppio o triplo di riscontrare tale neoplasia rispetto alla popolazione generale. Invece per familiarità complessa si intende un soggetto che presenta nel nucleo familiare uno o più parenti con CCR e che non rientra nella dizione di sindromi ereditarie.
Dieta: la dieta è il fattore di rischio più studiato, infatti si ritiene che l’assunzione di alcuni alimenti possa aumentare il rischio di ammalarsi di tumore al colon, mentre sembra che altri possano proteggere dall’insorgenza di questa malattia. In particolare, un elevato consumo di carne rossa è stato associato ad un aumento del rischio. La carne rossa esprimerebbe il suo effetto cancerogeno liberando nitrosammine durante la cottura ad alte temperature. In ogni caso, a prescindere dalla cottura, composti N-nitrosilati possono causare danni al DNA dato che vengono bio-trasformati in agenti alchilanti dagli enzimi presenti nello stomaco e nell’intestino. Anche il consumo di notevoli quantità di grassi animali è potenzialmente rischioso, infatti questi stimolano la secrezione di acidi biliari che possono essere ulteriormente convertiti in prodotti cancerogeni dai batteri presenti nel lume intestinale Il grasso animale inoltre sembra promuovere direttamente il turnover epiteliale favorendo l’iperproliferazione incontrollata della mucosa intestinale.
In contrasto, l’alto consumo di frutta e vegetali (soprattutto crudi) è associato con una diminuzione del rischio per tumore del colon. Il meccanismo di questo effetto protettivo sembra risiedere nell’inibizione della formazione di nitrosammine, nell’effetto antiossidante (per la presenza di vitamine E, C ed A) e nell’induzione di enzimi detossificanti. Inoltre una dieta ricca di fibre (frumento, crusca, frutta e verdura) favorisce la formazione della massa fecale, diminuendo il tempo di transito intestinale e riducendo quindi l’esposizione della mucosa colica a possibili agenti cancerogeni. Le fibre alimentari avrebbero anche la capacità di legare ed amalgamare i grassi e gli acidi biliari o inibire la loro attività promotrice; inoltre la loro fermentazione batterica ad acidi grassi a breve catena può contribuire alla acidificazione delle feci che sembra avere un ruolo protettivo.
Negli ultimi anni, l’osservazione che le popolazioni vegetariane o con una dieta ad alto contenuto di fibre presentano un’incidenza di questa neoplasia ridotta di oltre il 30% ha avvalorato la tesi dell’effetto protettivo svolto dall’assunzione delle fibre.
Fumo: recenti studi hanno ipotizzato l'esistenza di una correlazione tra il fumo di sigaretta e un rischio aumentato di cancro del colon. Il fumo di tabacco produce infatti numerosi composti genotossici, compresi gli idrocarburi aromatici policiclici, ammine eterocicliche aromatiche e N-nitrosocomposti. Tutte queste sostanze sono cancerogene e possono causare danni irreversibili alla mucosa del colon-retto attraverso la circolazione dopo l'assorbimento broncoalveolare o per contatto diretto dopo l'ingestione insieme alla saliva. Inoltre, come dimostrano studi preclinici, sembra che anche la nicotina, con effetto dose-dipendente, svolga un importante ruolo nell’angiogenesi e nell’insorgenza del tumore del colon retto.
Processi infiammatori cronici dell’intestino: i pazienti affetti da rettocolite ulcerosa (RCU) e Morbo di Crohn a localizzazione colica hanno un rischio aumentato di sviluppare la neoplasia in stretta correlazione con l’estensione e la durata della malattia, ovvero il rischio di sviluppare CRC è direttamente connesso con la gravità del danno della mucosa intestinale e con l'estensione del processo infiammatorio. I soggetti colpiti da rettocolite ulcerosa, la cui durata sia superiore ai dieci anni, hanno un rischio 20 volte maggiore di sviluppare il carcinoma del colon retto rispetto alla popolazione generale. Rilievi analoghi, ma a livelli estremamente più bassi, sono stati riscontrati nel morbo di Crohn.
Ormoni: Le differenze in merito all'incidenza e all'età di insorgenza tra maschi e femmine possono essere attribuite al diverso pattern ormonale tra i due sessi; in particolare, l'accento è stato posto sugli estrogeni. La presenza di dati contrastanti, rende questi studi ancora poco affidabili, infatti è stato riportato un aumento dell'insorgenza di CRC in donne sottoposte a terapia sostitutiva per gli estrogeni (tamoxifene), risultato in contrasto con l'ipotetico ruolo protettivo degli ormoni femminili.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ricerca di mutazioni nel gene K-Ras mediante HRM-PCR

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Informazioni tesi

  Autore: Lucia Cristina Cucchetti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Biologiche
  Relatore: Salvatore Travali
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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