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La Funzione Riflessiva - Una rassegna della letteratura tra costrutto e utilità terapeutica

La Scala del Sé Riflessivo

Peter Fonagy, insieme a Mary Target, Howard e Miriam Steele (1998) hanno messo a punto un manuale per riconoscere e valutare i livelli di Funzione Riflessiva (originariamente predisposto per essere applicato alle risposte dell’AAI, ma adattabile anche ad altre interviste che ne consentano l’applicazione): il Manuale della Funzione Riflessiva. In particolare gli autori hanno optato per la definizione di Scala del Sé riflessivo per sottolinearne il riferimento tanto alle rappresentazioni dell’individuo sui propri stati mentali, quanto su quelle degli altri.
La funzione riflessiva comprende sia una componente autoriflessiva, sia una componente interpersonale, le quali idealmente forniscono all’individuo una capacità di distinguere sia la realtà interna da quella esterna, sia i processi intrapsichici da quelli interpsichici (Amadei et al, 1998); in quest’ottica la funzione riflessiva, pur essendo un’acquisizione legata allo sviluppo, non risulta mai completamente raggiunta e stabilizzata e di conseguenza lo studio delle differenze individuali (in quanto a capacità riflessiva raggiunta) può favorire la comprensione della complessa natura dei disturbi psicologici (ibid.).
Avendo inizialmente indagato questo costrutto, la sua eventuale presenza e grado, a partire dalle risposte fornite all’AAI, gli autori hanno suddiviso in due categorie le domande dell’intervista: la prima che comprende le domande che “permettono”(permit questions) a chi parla di dimostrare le sue capacità riflessive; la seconda, comprende le domande che “esigono”(demand questions) che l’intervistato fornisca una risposta riflessiva. Vengono riportate di seguito le domande appartenenti alla seconda categoria presenti nell’AAI:
- Secondo lei perché i suoi genitori si sono comportati così come si sono comportati, quando lei era bambino?
- Pensa che le sue esperienze infantili abbiano avuto qualche influenza su quello che lei è oggi?
- Vi sono stati ostacoli o momenti di regressione nella sua crescita?
- Si è mai sentito respinto da bambino?
- A proposito di perdite o lutti, come si è sentito al momento, e come sono cambiati i suoi sentimenti nel corso del tempo?
- Ci sono stati dei cambiamenti nei rapporti con i suoi genitori da quando era bambino?
Oltre ad utilizzare questo tipo di domande, è possibile (anche nel caso di altre interviste) utilizzarne altre che stimolino spiegazioni di stati mentali, ad esempio: “e perché crede che loro abbiano agito in tal modo?” , le quali comunque “esigono” una risposta riflessiva.
Le risposte date alle diverse domande vengono successivamente valutate a seconda che contengano o meno quattro cosiddetti marker in grado di distinguere differenti categorie di qualità riflessiva alle quali una persona può ricorrere nell’esplicitare frasi che rivelano la presenza di funzionamento mentale metacognitivo/riflessivo (Amadei, 2006). I quattro indicatori, a cui accennato sopra, consistono di fatto in affermazioni del soggetto che mostrano:
consapevolezza degli stati mentali;
2. sforzo esplicito per far riaffiorare gli stati mentali sottesi ai comportamenti;
3. riconoscimento degli aspetti evolutivi degli stati mentali;
4. presenza di stati mentali dell’intervistato in rapporto all’intervistatore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Funzione Riflessiva - Una rassegna della letteratura tra costrutto e utilità terapeutica

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Informazioni tesi

  Autore: Vito Lamontanara
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Vittorio Lingiardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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Parole chiave

disturbo borderline di personalità
funzione riflessiva
mentalizzazione
metacognizione
monitoraggio metacognitivo
processo/esito
psicoterapia

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