L'impresa forte. Il caso dell'azienda TES

Per l’impresa forte non esiste una dimensione aziendale di riferimento sganciata dalla specifica combinazione strategica adottata; diverse imprese possono essere forti, con dimensione di fatturato, di occupati, di numero di capannoni, di quote di mercato molto diverse tra di loro.
L’impresa forte non persegue l’aumento dimensionale fine a se stesso nell’imitazione di modelli industriali diversi dal suo, ma se questo è strettamente correlato al mantenimento nel lungo periodo di condizioni di competitività efficace.1
Non esiste dunque una dimensione aziendale che è migliore a priori: è positiva quella dimensione che permette all’impresa di competere con successo nel mercato di riferimento.

Le piccole imprese come la Tes possono rivelarsi realtà di successo, pur senza necessariamente aumentare la propria dimensione, se riescono a coniugare in modo valido e continuativo creatività ed efficienza.
L’esempio della Tes mostra come la piccola impresa può esistere nel tempo ed essere redditizia mantenendo la connotazione dimensionale che le è propria.
La Tes infatti è un’azienda piccola (composta in totale da 21 persone) e flessibile che è riuscita a trasformare la dimensione aziendale in variabile strategica. La continuità dell’azienda, pur in assenza di sviluppo dimensionale, discende dalla capacità del signor Scaccabarozzi di conseguire e mantenere un vantaggio competitivo, dove per vantaggio competitivo si intende la posizione acquista nei confronti dei concorrenti, grazie all’utilizzo di risorse specifiche e competenze uniche nel loro genere.

Il vantaggio competitivo in Tes dipende anche dall’importanza assegnata al prodotto e al made in Italy, dalla creazioni di competenze interne difficilmente imitabili, dal rifiuto categorico alla delocalizzazione produttiva nei paesi a basso costo, dal turnover del personale praticamente inesistente, infine dal fatto di lavorare con firme importanti a livello mondiale con le quali si è instaurato un rapporto di fiducia reciproca.