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Da Capa a Nachtwey: il reportage di guerra come strumento di comunicazione

Prime immagini di guerra 1855 – 1860

Fino allo scoppio della guerra di Crimea (1855) sono stati i generali stessi a raccontare le loro guerre, fornendo informazioni (più o meno veritiere) per la stesure di articoli giornalistici. Ma con il moltiplicarsi del numero dei lettori a partire dal XIX secolo, gli editori comprendono il bisogno di modificare l’acquisizione delle notizie. In un primo tempo assoldano dei giovani ufficiali come corrispondenti part time, ma l’intensità della guerra li tiene troppo occupati per poter dare buoni risultati. Successivamente il direttore del “Times” di Londra ha la grande intuizione di inviare un corrispondente che documentasse dall’inizio alla fine un conflitto. Viene scelto il grande reporter irlandese William Howard Russel, inviato subito dopo che Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Russia (1854). Russel documenta tutto, annotando soprattutto la disorganizzazione dell’esercito inglese, la mancanza di strutture sanitarie per i feriti, le malattie, le morti inutili e l’inesperienza del comandante inglese Raglan. Nel gennaio 1855, il Times pubblica l’articolo, il Governo viene inondato dalle critiche e Russel odiato da tutto il sistema militare.
A questo punto per cercare di riconquistare la fiducia dei cittadini è necessaria una forma di contro–propaganda. Quale strumento può assolvere a questo compito meglio del nuovo mezzo di comunicazione appena scoperto e incapace di mentire, la macchina fotografica? Fra tutti spicca il nome di Roger Fenton, uno dei fondatori della Royal Photographic Society, il quale viene inviato in Crimea per riprendere quello che succede. Con questa vicenda si apre il filone della fotografia di guerra. Immagini le sue che però omettono molte vicende, specie quelle sconvenienti al governo. Quelle di Fenton infatti, sono fotografie che ritraggono una battaglia ordinata con soldati quasi felici.
Una rappresentazione che potremmo definire “dolcificata”, vengono lasciate da parte le scene più aspre, i disastri effettivi della guerra e i costi in vite umane, favorendo invece i contorni paesaggistici del luogo del conflitto.
La storia del reportage di guerra continua con il veneziano Felice Beato, che segue molti conflitti: oltre alla campagna in Crimea, anche la rivolta dei Sepoy in India (1857-58), la guerra dell’oppio in Cina e le campagne coloniali in Sudan (1885). Beato è il primo fotoreporter che mostra immagini di cadaveri umani spalancando le porte alla cosiddetta «estetica del cadavere» che, da questo momento in poi, diventa soggetto principe dei fotografi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Da Capa a Nachtwey: il reportage di guerra come strumento di comunicazione

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Informazioni tesi

  Autore: Nunzio Barrilà
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Enzo Gabriele Leanza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 88

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