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Il ruolo dei confidi nell'accesso al credito delle imprese cooperative

La realtà operativa dei Confidi

Con il termini Confidi si individuano quei soggetti che, aventi struttura cooperativa o consortile, esercitano in maniera mutualistica l’attività di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore di imprese socie o consorziate.
I primi Confidi sono stati costituiti in Italia negli anni 50, sulla base di iniziative spontanee di gruppi di imprenditori. Tali iniziative di tipo solidaristico rispondevano alle difficoltà di reperimento di risorse finanziarie incontrate da Pmi, cooperative o più in generale società di nuova costituzione, non dotate di sufficienti garanzie e di un adeguato potere contrattuale nei confronti delle banche.
Ad oggi, fattori esogeni come cicliche crisi economiche, periodi di recessione e stagnazione, aumenti repentini dell’inflazione, hanno aumentato notevolmente il costo per ottenere finanziamenti, rafforzandone ruolo e funzione. A titolo esemplificativo, un forte sviluppo dei Confidi si è registrato negli anni 70, in concomitanza con una devastante crisi petrolifera che aveva paralizzato i mercati mondiali portando ad una restrizione del credito su scala globale. E non è una casualità che l’interesse per i Confidi si sia accresciuto negli ultimi anni, a causa dell’Accordo di Basilea2 che ha introdotto logiche selettive per l’operatività dei mercati e la regolamentazione del settore finanziario, imponendo agli Istituti di Credito un radicale mutamento delle scelte di portafoglio.
Malgrado l’assenza dello scopo di lucro e la loro natura privatistica, i Confidi non sono mai stati oggetto di un preciso inquadramento giuridico, e ciò si è rivelato un limite per l’espansione e il rafforzamento del sistema. Sino al 2003, l’unica fonte normativa di riferimento era l’art.155 del Testo Unico Bancario, che definisce i Confidi come soggetti “operanti nel sistema finanziario”, imponendo loro come unico obbligo l’iscrizione in un’apposita sezione di un elenco tenuto dall’Ufficio Italiano Cambi della Banca d’Italia che ha modificato la sua denominazione in ufficio informazione finanziarie. L’esclusione dal novero degli Intermediari Finanziari se da un lato ha permesso ai Confidi di evitare l’assoggettamento delle norme di vigilanza, dall’altro ne ha precluso la diversificazione e l’espansione. Ne consegue che il processo di maturazione e sviluppo dei Confidi si è svolto in maniera prevalentemente spontanea e disorganizzata, tant’è che si riscontrano numerose disomogeneità nella dimensione e nell’utilizzo degli stessi in tutto il territorio nazionale, sopratutto nel Sud Italia dove tali realtà hanno inciso in maniera pressoché marginale nella crescita del tessuto economico locale.
Per comprendere appieno le difficoltà che i Confidi si trovano ad affrontare, anche alla luce dell’accordo di Basilea2, è necessario soffermarsi sulle loro specificità operative. Il meccanismo di funzionamento è relativamente semplice: le imprese associate versano contributi che alimentano i fondi di garanzia, i cosidetti fondi rischi, utilizzati per garantire alle Banche la copertura totale o parziale delle perdite dei soci che si trovano in difficoltà nel restituzione del finanziamento.
Nello specifico, di due tipi sono le garanzie erogate: reali e personali (garanzie fideiussorie). La garanzia reale consiste essenzialmente nel deposito (pegno) di somme di denaro o di titoli presso la banca finanziatrice. Al verificarsi dell’insolvenza il pegno viene acquisito dalla banca. L’ammontare complessivo concedibile a garanzia reale proviene dal fondo consortile, dagli eventuali avanzi di gestione e da fondi di garanzia monetari (c.d. fondi rischi indisponibili), alimentati dalle commissioni delle imprese associate pagate al momento dell’ottenimento del finanziamento, da contributi di enti pubblici (Camere di commercio, amministrazioni locali) e privati (associazioni di categoria), nonché da apposite destinazioni decise con leggi regionali. Tale garanzia serve per limitare la perdita della Banca in caso di insolvenza del debitore ma non permette all’Istituto di Credito di ridurre l’esposizione al rischio di credito, perché:
- L’intervento non è esplicito, essendo la garanzia calcolabile solamente ex-post dopo aver quantificato l’entità della perdita della Banca;
- La garanzia non è immediatamente esigibile perché il Confidi interviene solo al termine delle procedure attivate dalla Banca nei confronti del debitore;
- I fondi di garanzia coprono numerosi affidamenti bancari e non sono riferibili ad una singola esposizione;
- Le garanzie dei Confidi sono consortili e non si conciliano con i meccanismi di riduzione dei rischi previsti da Basilea 2.
Nel caso delle garanzie personali ad operare è un fondo fideiussioni costituito dall’insieme delle fideiussioni che le singole imprese associate mettono a disposizione della banca stessa; dette fideiussioni vengono in genere rilasciate direttamente dalle imprese associate alle banche per il solo tramite del Confidi. La forma di garanzia fideiussoria è anch’essa di tipo sussidiario e viene utilizzata in via complementare alla prima: tuttavia il ricorso a tale garanzia da parte dei Confidi appare marginale perché estremamente costoso.

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Il ruolo dei confidi nell'accesso al credito delle imprese cooperative

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto De Carli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Brescia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Simona Franzoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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Parole chiave

basilea2
confidi
cooperative
credit risk management
credito bancario
garanzie bancarie
terzo settore

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