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Libertà di stampa e mondo musulmano nella Gran Bretagna contemporanea

Il giornale danese Jyllands-Posten e le vignette incriminate

La Danimarca ad oggi è uno dei paesi più liberali in Europa e lo spirito indipendente che la contraddistingue la porta ad essere una democrazia conscia e matura nonché una società multietnica. La libertà di stampa è stata ed è un diritto fortemente condiviso, e considerato illimitabile sin dal XVIII secolo. La Costituzione la preserva dal 1953 alla sezione 77, dove si evince il diritto di esprimersi liberamente, senza autorizzazione preventiva; lo Stato non può intervenire o vietare ai suoi cittadini di esprimere le loro opinioni, ma ogni persona è responsabile per le proprie affermazioni, che possono essere riconosciute dalla Corte come non autorizzate. Se il giudice trova documentazione a sostegno, le procedure comportano condanne penali.
I giornali danesi sono privati e indipendenti, Reporters Without Borders classifica la Danimarca al top del suo indice per la libertà d’espressione. Il quotidiano danese Morgenavisen Jyllands-Posten è il principale giornale nazionale: stampato nella città di Aarhus, originariamente supportava il partito conservatore, ma dal 1938 si è dichiarato ufficialmente indipendente. Nonostante sul tema dell’immigrazione non presenti schieramenti ufficiali, è finito sotto i riflettori per le pubblicazioni di 12 vignette raffiguranti Maometto, dove la più famosa e contestata è quella che raffigura il Profeta con una bomba nel turbante: le reazioni delle comunità islamiche non si sono limitate alla protesta verbale ma sono sfociate in attacchi violenti.
La religione islamica, nella sua versione più fondamentalista non consente, e condanna, raffigurazioni di idoli sacri. Un esempio è rappresentato dalla corrente sciita che proibisce in generale le raffigurazione di Allah o Maometto: i Talebani in Afghanistan hanno vietato e distrutto ogni raffigurazione di Maometto, fotografie, immagini, giornali e quadri, dichiarando ogni riproduzione come grave offesa.
Kaare Bluitgen è uno scrittore danese di libri per bambini e, durante la stesura di un testo sulla vita di Maometto, non trova nessun artista disposto ad illustrare graficamente la sua storia, se non rimanendo anonimo. Così il giornale danese Politiken il 17 settembre 2005 pubblica un articolo dove discute la libertà di espressione in relazione all’auto-censura, prendendo spunto dall’impossibilità di Kaare Bluitgen di stampare il suo libro.
Lo Jyllands-Posten percepisce che l’auto-censura in relazione al mondo islamico è sempre più presente e invita perciò differenti artisti, grafici e vignettisti a dare la propria interpretazione di Maometto: molte caricature sono risultate simili, in altre è riscontrata auto-censura nella grafica. Tre o quattro di queste raffigurazioni vengono realizzate proprio dallo staff del giornale (tra cui quella con il turbante/bomba in testa). L’edizione del 30 settembre 2005 pubblica “Muhammeds ansigt” (La faccia di Maometto), con 12 illustrazioni satiriche, accompagnate dall’articolo dell’editore Flemming Rose che commenta: “The modern, secular society is rejected by some Muslims. They demand a special position, insisting on special consideration of their own religious feelings. It is incompatible with contemporary democracy and freedom of speech, where one must be ready to put up with insults, mockery and ridicule. It is certainly not always attractive and nice to look at, and it does not mean that religious feelings should be made fun of at any price, but that is of minor importance in the present context […] we are on our way to a slippery slope where no-one can tell how the self-censorship will end. That is why Morgenavisen Jyllands-Posten has invited members of the Danish editorial cartoonist union to draw Muhammad as they see him.”
La reazione suscita una eco di gran lunga maggiore di quanto la redazione immaginasse: il 14 ottobre 2005 5000 persone si radunano in una manifestazione pacifica di fronte agli uffici dello Jyllands-Posten di Copenhagen. Il Primo Ministro danese Anders Fogh Rasmussen nei giorni successivi riceve richieste dagli imam per un incontro con 11 ambasciatori rappresentanti di paesi a maggioranza musulmana, i quali affermano: “We deplore these statements and publications and urge your Excellency’s government to take all those responsible […] in the interest of inter-faith harmony, better integration and Denmark’s overall relations with the Muslim world.” Il governo danese non convoca l’incontro perché non vuole in nessun modo entrare in merito alla faccenda, ed è comunque impossibilitato a creare alcun tipo di legge di carattere restrittivo alla libertà di stampa. Rasmussen afferma che, pur dispiaciuto dell’incidente, nel sistema istituzionale danese è esclusa ogni tipo di interferenza, anche non-legale, con i giornali o come in questo caso contro lo Jyllands-Posten.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Libertà di stampa e mondo musulmano nella Gran Bretagna contemporanea

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Di Pasquali
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace
  Relatore: Adriano Elia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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7 luglio 2005
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