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La variazione linguistica nell'arabo moderno: il caso della lingua parlata a San'a (Yemen)

La lingua araba: origini e diffusione

La lingua araba fa parte del gruppo semitico, di cui è la principale.
Perfetta nella sua struttura grammaticale, ricchissima ed armoniosa nel suo lessico, incisiva e sorprendente nella precisione della sua potenza descrittiva, duttile e sottile forse più delle altre rinomate lingue classiche che furono strumenti formidabili di creazione di grandi civiltà, la lingua araba ha un posto capitale nella storia della glottologia e molto si discosta per perfezione dal gruppo semitico da cui fu germinata.
Per semiti – cui appartengono in primo luogo gli Arabi – si intende quel grande gruppo di razze asiatiche che ebbero una origine comune e conservarono una evidente affinità pur nel graduale differenziarsi dei loro idiomi. Oltre agli Arabi, sono semiti i Babilonesi, gli Assiri, le popolazioni aramaiche della Mesopotamia e della Siria, le genti palestinesi di Canaan, i Fenici, gli Ebrei, i Caldei. Il nome “semita” deriva dal fatto che tali popoli erano discesi – secondo la Genesi – da Sem, figlio di Noè.
Secondo la classificazione seguita dalla linguistica moderna, le lingue semitiche vanno distinte in cinque gruppi: 1) assiro-babilonese (accadico), 2) cananeo (ebraico, fenicio, moabitico), 3) aramaico (siriaco), 4) arabo (arabo settentrionale e meridionale), 5) etiopico (ghe’ez, amarico, harari, gurage).
Come le indo-europee, le lingue semitiche appartengono al gruppo delle flessive.
I genealogisti musulmani dividono tutte le popolazioni arabe del periodo pre-islamico in due gruppi: settentrionale e meridionale, tribù ismailite del nord e tribù qahtanide del sud. A questa divisione i filologi fanno corrispondere la distinzione tra lingua araba settentrionale e lingua sud-arabica.
L’idioma dell’Arabia sud-occidentale – che aveva dato al mondo una grande civiltà, contemporanea a quella egizia, coi regni dei Minei, dei Sabei e dei Himyariti – si distaccava sensibilmente da quello del nord e si avvicinava maggiormente a quelli d’Etiopia.
Non è storicamente chiaro il rapporto intercorso tra i due idiomi, né il prevalere del settentrionale sul meridionale, e come si è bene informati sulle vicende antiche delle lingue sud-arabiche (ritrovamento di numerose iscrizioni risalenti almeno al X sec.a.C), così non esiste una documentazione probativa sullo stadio antico della lingua settentrionale.
La situazione dell’Arabo nella Penisola Arabica al tempo della conquista islamica era abbastanza complessa e ancora più complessa era la situazione linguistica nei territori conquistati, specialmente in Medio Oriente.
In Siria-Palestina dominava l’aramaico, un insieme di dialetti succedutisi per tre millenni: aramaico antico, imperiale, biblico, orientale e occidentale.
In Iraq il persiano mantenne, accanto all’aramaico, vigore per diversi secoli.
In Egitto la lingua comune era il copto, che era un discendente diretto della lingua usata dai faraoni. Il Copto era anche usato come lingua liturgica dai Cristiani ortodossi. L’Egitto era anche parte dell’Impero Romano d’Oriente o Impero Bizantino. La cultura ellenica in Egitto risaliva a 900 anni prima quando Alessandro Magno conquistò l’Egitto. Ciò significa che non solo il Greco era usato come lingua dell’amministrazione, ma che c’era anche una parte di popolazione che parlava greco che viveva in Egitto all’epoca delle conquiste islamiche.
Nel Maghreb la lingua autoctona chiamata “berbera” dagli Arabi (barbariyya) sopravvive ancora oggi in numerose comunità linguistiche.
La situazione in Oriente era ancora più complicata. Gli Ebrei parlavano Aramaico come lingua nativa ma usavano l’Ebraico nelle liturgie. Alcuni cristiani usavano il Siriaco, una forma di aramaico che serviva sia come lingua letteraria che come lingua liturgica. Il greco era la lingua dell’amministrazione. Nelle aree confinanti con quello che oggi si chiama deserto del Sinai in Egitto, con il deserto del Negev in Israele e molte regioni della Siria, i Ghassanidi parlavano Arabo.
In Mesopotamia si parlava Pahlavi, che era anche la lingua ufficiale dell’amministrazione. Il Pahlavi è un antenato del moderno Persiano. L’Ebraico era la lingua usata dagli Ebrei nelle liturgie, l’Aramaico era parlato da una piccola parte di popolazione. Il Siriaco era usato come lingua liturgica e letteraria dai Cristiani e la sua scrittura può essere considerata l’antenata di quella araba; esso sopravvive come lingua parlata presso diverse comunità cristiane ed ebraiche del Vicino e Medio Oriente.

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La variazione linguistica nell'arabo moderno: il caso della lingua parlata a San'a (Yemen)

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Informazioni tesi

  Autore: Barbara Zagaria
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Relatore: Luigi Paolo Branca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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