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Produttività e crescita: l’Italia in un’analisi comparativa

Il modello del mercato del lavoro

Si è visto che vi è una correlazione negativa tra la riduzione della crescita della produttività e l’aumento dell’occupazione e che tale correlazione contraddistingue l’evoluzione dell’economia italiana ed europea nel decennio 1995-2004.
Questo legame può essere considerato il risultato di due shock: il primo è lo slittamento verso il basso dell’offerta di lavoro, conseguenza delle riforme del mercato del lavoro che hanno fatto aumentare l’occupazione provocando una diminuzione della produttività. Il secondo shock è il rallentamento del progresso tecnico che influenza negativamente la produttività, come scritto in precedenza, e fa slittare verso il basso la curva di domanda di lavoro. Inoltre un rallentamento della domanda aggregata può accentuare l’effetto dei due shock.

I quattro fatti stilizzati, che riguardano l’Europa e l’Italia e si sono manifestati negli anni più recenti, sono interpretati da Saltari e Travaglini1 tramite un modello del mercato del lavoro in grado di catturare i due shock descritti in precedenza.
A differenza che nell’analisi dei due autori, gran parte della ricerca teorica e empirica riguardante l’andamento economico dell’Europa, soprattutto quella condotta tramite modelli econometrici, ha concentrato l’attenzione sulle cause dell’aumento e poi della persistenza della disoccupazione che si erano verificati nel Vecchio continente a partire dagli anni settanta e si sono protratti fino all’inizio degli anni novanta, quando, tramite un processo di riforme che hanno riguardano il mercato del lavoro, l’occupazione è tornata ad aumentare.

Molti di quei modelli hanno come punto fondante il concetto, che deriva dai recenti sviluppi delle teorie keynesiane (Nek), di Nairu (Non-accelerating inflation rate of unemployment), cioè quel tasso di disoccupazione corrispondente a N*, che è quel livello di occupazione che si ha quando “il salario reale che i sindacati cercano di raggiungere tramite la contrattazione sindacale coincide col salario reale quale emerge dalla politica di prezzo che le imprese attuano sui mercati di vendita dei beni per massimizzare il profitto”2. N* è dato, graficamente, dal punto d’incontro tra la curva Prw (price real wage), che descrive il comportamento delle imprese nella determinazione del prezzo di vendita dei loro prodotti, e quella Brw (bargained real wage), che descrive il comportamento dei sindacati nella determinazione del salario reale dei lavoratori. Questo punto d’intersezione tra le due curve individua il competing claims equilibrium (l’equilibrio negli obiettivi contrapposti di imprese e sindacati circa la distribuzione del reddito).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Produttività e crescita: l’Italia in un’analisi comparativa

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Rollin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: economia politica
  Relatore: Claudio De Vincenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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