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L'autonomia delle istituzioni scolastiche

Lo squilibrio delle relazioni tra Stato, Regioni ed Enti locali

Il processo di riforma amministrativa nel nostro Paese arriva in ritardo rispetto alle trasformazioni dei sistemi di istruzione che sono state avviate,negli anni ottanta, in molti Paesi europei come Svezia, Inghilterra, Francia e Spagna. Il cambiamento in Italia è stato delineato dal complesso delle leggi Bassanini, e in particolare dalla legge n. 59 del 1997.
La funzione dell’istruzione non può essere governata da una struttura monolitica, ma da un “reticolo amministrativo” costituito da una pluralità di soggetti, finalizzata all’interesse generale, l’istruzione.
Il processo di riordino dell’Amministrazione scolastica si è venuto inizialmente a collocare in concomitanza con il riordino dei Ministeri, che ha portato all’accorpamento dell’Istruzione con l’Università e la Ricerca, e con la riforma costituzionale, approvata nel 2001, che ha conferito nuove competenze e funzioni alle Regioni e agli Enti locali. Un processo, tuttavia, rimesso in discussione con il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 luglio 2006, che, in attuazione del decreto legge n. 181 del 18 maggio 2006, convertito nella legge n. 233/2006, ripristina i Ministeri dell’Istruzione e quello dell’Università e Ricerca Scientifica.

E’ singolare che ogni qualvolta si è prossimi alla piena determinazione del processo di cambiamento organizzativo, questo è rimesso in discussione da ulteriori modifiche legislative che incidono sugli assetti appena accennati. Un continuo “stp and go” che ha creato disorientamento, provvisorietà e precarietà delle strutture organizzative chiamate continuamente a rivedere le proprie funzioni e i propri compiti. Tutto ciò genera un continuo conflitto che si riversa, principalmente, sulle istituzioni scolastiche, le quali, da un lato, sono chiamate a rispondere ad una domanda sociale sempre più articolata e , dall’altro, sono strette tra un “centralismo di ritorno” dell’apparato ministeriale, nazionale e periferico, e un neo – centralismo regionale che comincia a prendere consistenza.
Le Regioni oscillano tra dichiarazioni di apertura e di sostegno all’autonomia delle istituzioni scolastiche e posizioni che favoriscono il consolidamento del centralismo statale. Da un lato, il coordinamento delle Regioni, in sede di Conferenza Unificata del luglio 2005, afferma che per “esprimere compiutamente la sua potenzialità ed il suo valore, l’autonomia scolastica necessita del pieno esercizio da parte delle Regioni della funzione di governo territoriale del sistema, articolato nelle diverse fasi di programmazione, di indirizzo, di coordinamento, di allocazione delle risorse, di valutazione, a garanzia della crescita e dello sviluppo di una rete di relazioni sul territorio che consentano l’affermarsi in un sistema organico” . Dall’altro , esse manifestano una scarsa volontà e impreparazione ad assumere i compiti che il nuovo quadro istituzionale assegna loro, collocandosi in una posizione rivendicativa e conflittuale rispetto all’Amministrazione statale, senza peraltro scalfirne il ruolo, piuttosto che assumere la funzione di governo del sistema.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'autonomia delle istituzioni scolastiche

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Informazioni tesi

  Autore: Gelsomina Veneruso
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master in Dirigenti Scolastici
Anno: 2009
Docente/Relatore: Anna Pirozzoli
Istituito da: UniCusano - Università degli Studi Niccolò Cusano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 35

FAQ

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Parole chiave

autonomia
autonomia centrale
autonomia di ricerca e sviluppo
autonomia didattica
autonomia finanziaria
autonomia organizzativa
autonomia periferica
bassanini
istituzioni scolastiche
legge 59/97
riforma della scuola

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