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Tra antropologia e psicanalisi: il travestimento nel teatro di Annibale Ruccello

La cannibale Anna Cappelli

La parola ricorrente di questo testo è: mio.
Anna Cappelli, famosa protagonista dell’ormai famoso monologo ruccelliano che giovani e attempate attrici amano portare ai provini e in scena, ripete all’infinito che quello è suo, l’altro pure.
Anche qui ritroviamo elementi sottolineati precedentemente: il distacco dalle origini rappresentato dalla figura del padre solo citata, le convenzioni borghesi, il possesso che qui si evolve in possessione macabra dell’amato.
Anna lavora in un ufficio municipale, accanto ad altri ragionieri: un lavoro di routine, noioso, ossessivo, stancante, poco entusiasmante. Anche lei è emigrata, da Orvieto a Latina e convive con un’anziana signora, simbolo della società gretta e ipocritamente cattolica e borghese con cui si scontra l’apparente emancipata donna lavoratrice.
La maschera indossata dalla protagonista, la solita, quella imposta dalla società che dà obblighi, convenzioni, orari, in realtà qui viene continuamente eliminata da Anna: la donna, infatti, ostenta continuamente una ribellione a tutto quello che è “obbligatorio”, omologato, ma qui Ruccello fa un’analisi ancora più sottile del personaggio.
Anna si ribella, ma lo fa solo attraverso le parole, ripetutamente, lo fa parlando con la vecchia signora convivente, lo fa con il ragioniere Tonino con cui instaurerà una relazione, oggetto del suo torbido possesso.
La donna quindi ostenterà questa sua emancipazione, anche qui falsa: ecco la maschera di Anna, l’ipocrita emancipazione.
Alla risposta del ragioniere, subissato dalle domande apparentemente innocenti e vaghe della donna, venendo a conoscenza dello stato “libero” dell’ormai attempato collega di lavoro, lei risponderà: "Ho capito! È contrario al matrimonio!...Lei deve essere di quegli scapoli che Dio ce ne scampi e liberi!...No, no, capisco, capisco, anch’io sa, amo la mia indipendenza. Non è facile oggi per una donna poter affermare questa cosa, ma… Si passa subito per una…".
Quando Anna accetterà di andare a convivere con il ragioniere, si scontrerà con la vecchia signora Tavernini, la donna con cui divide l’appartamento: "vado a vivere con il ragionier Tonino Scarpa! E basta! Va bene così! E basta! No…No! No! E no! Non ci sposiamo: convivremo insieme senza sposarci! È contenta?...E non me ne frega un accidente se lei e le sue care amiche si scandalizzano tanto!...Siamo due persone emancipate, va bene? Siamo due persone emancipate che non credono nelle convenzioni borghesi!...E poi finalmente avrò una casa mia!...Capisce signora? Mia!!!...", continuando ad urlare che non sarà un’ospite ma bensì entrerà da moglie perché certi legami sono più indissolubili di una convenzione come il matrimonio.
L’ipocrita Anna lo è per tre volte: verso la signora Tavernini, verso il ragioniere che non ama il matrimonio, verso se stessa che diventa banderuola al vento in base alla situazione.
Se la Tavernini rappresenta le convenzioni sociali e quindi l’idea di un matrimonio in chiesa, Anna si mostra emancipata, parlando di convivenza come di un rapporto moderno che a lei, nonostante l’età, non fa affatto paura.
Quando Tonino le dimostra la sua avversione al matrimonio, lei afferma di non importarsene più di tanto ma espone le sue prime richieste: non è per la religione, in quanto i due fanno intendere di aver già consumato prima dell’unione sacra, ma la donna afferma che il vincolo “ufficiale”, “convenzionale”, la “formalità” del matrimonio, è comunque importante anche per lei. Vediamo perché:
"si lo so, lo so Tonino, che è solo una formalità ma io a questa formalità do una mia importanza…che non è la stessa importanza che ci danno quella cretine su al municipio o le altre donne in genere…è…è… è un contratto, ecco, è come se fosse un contratto e mi sembra che con questo contratto tu, tu, un uomo insomma prendi un impegno definitivo…".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra antropologia e psicanalisi: il travestimento nel teatro di Annibale Ruccello

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuela Ferrauto
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master universitario II livello letteratura scrittura e critica teatrale
Anno: 2010
Docente/Relatore: Pasquale Sabbatino
Istituito da: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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Parole chiave

annibale ruccello
nuova drammaturgia napoletana
teatro
travestitismo
travestitismo psicologico
travestitismo sessuale
travestitismo sociale

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