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Attivismo degli azionisti di società quotate alla luce della Direttiva 2007/36/CE

Assetto normativo attuale tra recepimento e status quo ante nel Regno Unito

Accostandoci allo studio dei diritti degli azionisti nel diritto inglese, la prima considerazione necessaria riguarda la storia: nella tradizione giuridica di common law, infatti, il sistema del precedente è frutto necessario di un'evoluzione storica degli istituti, e sebbene nel Regno Unito il Parlamento abbia la possibilità di legiferare anche su materie nuove, spesso gli statutes sono delle versioni consolidate dei precedenti Act, che riuniscono in un unico atto normativo le precedenti disposizioni contestualmente abrogate. Il diritto societario anglosassone segue appieno questo modello. Pertanto, punto di partenza di questa indagine è la prima testimonianza della legislazione moderna confluita nel Companies Act del 1856, emendato dal Parlamento già nel 1862, consolidato in seguito con le riforme del 1908, del 1929, del 1948 e finalmente del 1985. Quest'ultimo può essere considerato il cuore della legislazione che disciplina gran parte delle società commerciali inglesi, malgrado interventi successivi che ne hanno alterato ed espanso il contenuto, come l'ultima versione del Companies Act del 2006. La struttura attuale di base dei diritti degli azionisti risiede, malgrado l'imponente corpo di norme adottate successivamente, proprio negli atti più antichi, ed è questa la testimonianza più fedele del ruolo centrale, nell'evoluzione di questi istituti, rivestito dalla storia: esempio principe di tale fedeltà alla tradizione del precedente è il principio dell'autonomia statutaria, capace di rendere legalmente vincolanti gli accordi tra gli azionisti sottoscrittori, il cui effetto principale è di rendere soggetti prima allo statuto, poi alle disposizioni di legge, i diritti fondamentali degli azionisti, quali il diritto di intervento in assemblea, di nominare rappresentanti e molti altri control rights che dallo statuto traggono origine. Per comprendere appieno i diritti degli azionisti in una società britannica è necessario anzitutto studiare lo statuto e individuare quali diritti vi siano contenuti. Molte clausole statutarie sono sorrette dalle previsioni legislative, che si applicano in via sussidiaria.
In questo scenario di ampia libertà, concessa all'iniziativa economica in forma sociale, si inserisce il recepimento della direttiva, attuato tramite il Companies (Shareholders' Rights) Regulations 2009 del 2 luglio 2009, entrato in vigore il 3 agosto 2009 nel pieno rispetto dei termini imposti dalla direttiva per la trasposizione, nel diritto interno, delle norme in essa contenute. Nella forma dello Statute esso reca delle modifiche al Companies Act 2006, ed è singolare notare che oggetto della trasposizione siano solo alcune delle norme contenute nel testo europeo, presentando il Companies Act per altri aspetti, forse anche più complessi, già un carattere di uniformità tale da consentire la permanenza in vigore delle disposizioni precedentemente adottate nel diritto britannico. Resta peraltro inalterato il modello fondamentalmente contrattuale che in questo Stato è riservato alle società commerciali.
Il diritto alla parità di trattamento per gli azionisti che rivestono la stessa posizione all'interno della società, così come stabilito dall'articolo 4 della direttiva, era già previsto dalla rule 9.3.1 delle Listing Rules, che ha modificato l'articolo 65 del Combined Admissions and Reporting Directive in recepimento della direttiva 2001/34/CE.

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Attivismo degli azionisti di società quotate alla luce della Direttiva 2007/36/CE

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Informazioni tesi

  Autore: Mario Trabucco
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Laura Schiuma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 167

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