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Opinione Pubblica e Democrazia: Walter Lippmann e Giovanni Sartori

La formazione della Volontà generale

La domanda che l’autore si pone nella parte successiva della sua opera è come l’immensa variabilità di opinioni personali, di cui abbiamo detto sopra, si unisca e coniughi per risultare coerente e compatta, cioè rappresentare un’Opinione Pubblica che sia il sentore comune, la Volontà Generale.
Un primo aspetto da considerare è cosa s’intende per interesse pubblico, cioè quello che spesso è mascherato come l’interesse di tutti, ma che talvolta nasconde in sé l’interesse di una parte o di un’élite:
“Si può presumere che l’interesse pubblico sia quel che gli uomini sceglierebbero se vedessero chiaramente, pensassero razionalmente, agissero disinteressatamente.”
Per indurre persone che la pensano diversamente a trovarsi concordi su un certo tema o su un candidato, il primo passo sarebbe il rendere nebuloso il contenuto dell’azione. Grazie all’oscurità del discorso, colori diversi possono apparire simili, divergenze di fondo possono stemperarsi nella vaghezza, intenti contradditori possono confondersi in un pensiero unito. A questo scopo vengono stimolate le emozioni e i sentimenti che ognuno prova verso immagini, parole, segni. Queste variabili hanno un valore emotivo diverso per ogni individuo, mentre intorno al simbolo che racchiude in sé più sentimenti vi può essere condivisione. Così chi riuscirà a riunire sotto lo stesso simbolo più sentimenti o viceversa più simboli con lo stesso sentimento, avrà il favore di grandi porzioni di pubblico.
“Il simbolo, col suo potere di risucchiare l’emozione, è tanto un meccanismo di solidarietà quanto un meccanismo di sfruttamento.(…) Il simbolo è lo strumento mediante il quale per un breve periodo di tempo la massa sfugge alla propria inerzia, l’inerzia dell’indecisione o l’inerzia del movimento precipitoso, e viene resa capace di essere guidata lungo i tornanti di una decisione complicata.”
Un caso storico fu l’elaborazione dei Quattordici Punti che il presidente Wilson sviluppò nel 1917: con essi si intendeva raccogliere gli intenti di pace di quanti erano stanchi della guerra, e allo stesso tempo confermare e rianimare l’unità degli alleati. In quei punti si vide una speranza collettiva e armonica, grazie ad una trattazione piuttosto nebulosa, ma felice, del futuro.
Lippmann fa notare come questi discorsi debbano essere pronunciati in momenti strategici e da personalità cardine della scena politica esistente. I simboli devono possedere una grande capacità onnicomprensiva, cioè saper riunire in sé aspetti controversi. L’aspetto della fiducia è centrale: in un mondo troppo grande e complesso per essere compreso individualmente siamo costretti ad avere dei mezzi di collegamento. Le persone di riferimento per noi saranno coloro che apparentemente dirigeranno il mondo, faranno parte dell’organizzazione. La società può essere allora definita come centri concentrici la cui base è disinteressata o emarginata dal processo decisionale, vi è poi una cerchia di iniziati, successivamente quella degli apprendisti, quella dei maestri e così via fino a giungere alla ristretta minoranza dei governanti. L’azione diretta, anche in democrazia è molto limitata da parte della maggioranza della popolazione, e può essere ridotta all’alternativa tra Sì e No. Qualsiasi processo decisionale o diritto da esercitare deriva da una macchina organizzativa e gerarchica che presenta una proposta di scelta al vasto pubblico. In questo rapporto di fiducia tra capo e seguaci sono necessari alcuni fattori di rafforzamento: una distanza tra il campo d’azione e i realizzatori materiali, politiche che non colpiscano direttamente i votanti, costi celati attraverso forme indirette, suggestioni nel pubblico onde sia percepito come proprio il pensiero del leader, comunione di sentimenti senza specificazioni eccessive di programma, soddisfazione di qualche contenuta rivendicazione e infine azione di propaganda verso coloro che non sono direttamente ricompensabili. L’indubbio vantaggio dei pubblici ufficiali risiede nel controllo sull’accesso alle notizie, che permette loro di creare un consenso attraverso tecniche di persuasione cui si è sopra accennato. La democrazia non è meno condizionabile da queste dinamiche, anzi ha essa stessa condotto a un loro perfezionamento in quanto il pubblico si è allargato conservando i deficit di conoscibilità del reale già presenti nel singolo individuo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Opinione Pubblica e Democrazia: Walter Lippmann e Giovanni Sartori

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Fumaroli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Strategiche
  Corso: Difesa e Sicurezza
  Relatore: Francesco Tuccari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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