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Servizi di prevenzione e protezione: responsabilità penali

Svolgimento diretto dei compiti del servizio prevenzione e protezione da parte del datore di lavoro

Già nella passata disciplina, costituita dal D. lgs. n. 626/1994 e successive modificazioni, il legislatore si era preoccupato di prendere in considerazione le dimensioni aziendali al fine dell’istituzione di un servizio di prevenzione e protezione: mentre in imprese medio – grandi l’istituzione di un servizio prevenzione e protezione, interno o esterno, comporta dei costi abbordali, nelle piccole imprese, che nel nostro paese costituiscono la maggioranza, imporre l’istituzione di tale organo avrebbe portato al collasso la nostra ossatura produttiva. Dall’altro lato, però, il bene salute, non può essere posto al disotto di interessi puramente economici: ecco perché il legislatore, tra le varie tipologie organizzative previste per il servizio di prevenzione e protezione, ha stabilito la possibilità che il datore di lavoro provveda in prima persona allo svolgimento di tali compiti.
Salvo nei casi in cui l’istituzione di un servizio di prevenzione e protezione interno all’azienda è obbligatoria, l’art. 34 del Testo unico per la sicurezza prevede che “il datore di lavoro può svolgere direttamente i compiti del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, di primo soccorso, nonché di prevenzione incendi e di evacuazione, nelle ipotesi previste nell’allegato 2 dandone preventiva informazione al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza” ed alle condizioni dettate all’interno della disposizione in esame. I casi previsti nell’allegato 2 sono:
1. Aziende artigiane e industriali…………………………………….fino a 30 addetti;
2. Aziende agricole e zootecniche…………………………..……..fino a 10 addetti;
3. Aziende della pesca………………………………………………….fino a 20 addetti;
4. Altre aziende………………………………………….………..……..fino a 200 addetti.
Quando la legge lo consente, va rimarcato che il datore di lavoro è meramente facoltizzato a non organizzare uno specifico servizio di prevenzione e protezione, ragion per cui potrebbe comunque decidere di istituirlo anche se la legge gli consente di adempiere in prima persona agli obblighi individuati dal legislatore. Il datore facoltizzato a svolgere in prima persona tali compiti “deve frequentare corsi di formazione, di durata minima di 16 ore e massima di 48 ore, adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative”: contenuti ed articolazioni sono state fissate nel già richiamato Accordo n. 2407 del 26 Gennaio 2006 dalla Conferenza Stato-Regioni e Province autonome. Ovviamente, cosi come previsto per gli addetti e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, anche il datore di lavoro deve frequentare appositi corsi di aggiornamento nel rispetto sempre del predetto accordo.
La previsione del Testo unico di permettere al datore di lavoro di assumere tali compiti all’interno dell’organizzazione aziendale, risponde sicuramente ad una esigenza pratica, necessaria da un punto di vista economico, ma sicuramente non è la soluzione migliore per la gestione della sicurezza nell’azienda: mancherà, infatti, all’interno dell’organigramma aziendale un organo consultivo in grado porsi, in molti casi, in contrasto con il management aziendale e quindi di fornire un punto di vista circa le situazioni di rischio presenti in azienda non condizionato da aspetti economici. I lavoratori di datori di lavori che non credono ancora nella prevenzione dei rischi, nella tutela della salute e della sicurezza dei propri dipendenti, rischiano di ricevere una tutela, dal punto di vista concreto, minore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Servizi di prevenzione e protezione: responsabilità penali

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Rossi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paolo Pittaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 166

FAQ

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Parole chiave

lavoro
penale
prevenzione
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