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Il confine e l'evasione. Spunti per l'intercultura

Il Tempo e l'Altro in Lévinas

La riflessione di Lévinas in Il Tempo e l’Altro, comincia col chiarire il primo dei due termini contenuti nel titolo: il Tempo. Per Lévinas, il tempo è il modo specifico della relazione con l’altro che non ne compromette l’alterità: “il tempo significa questo sempre della non-coincidenza, ma anche questo sempre della relazione – dell’aspirazione e dell’attesa” (Lévinas, 2001, p.11).
Il tempo separa inequivocabilmente Me dall’Altro, ma concede anche la possibilità di una relazione. Lévinas avverte subito che questa relazione avrà molto a che fare con l’invisibile, ma non si deve credere che questa invisibilità sia da attribuire all’incapacità della conoscenza umana: è la conoscenza in quanto tale che non può mai illuminare completamente tutto quello che fa parte dell’Altro.

Affinché possa aver luogo una relazione, è necessario che appaiano sulla scena del tempo e del mondo un Io e un Altro; è necessario, come afferma Lévinas, che un esistente dotato di personalità si ‘ipostatizzi’ nel presente dell’esistere anonimo. Questo ‘venire alla luce’ del soggetto, è una vera e propria “lacerazione”, un’emersione “all’interno dell’infinito impersonale dell’esistere”. Non si tratta di un evento qualsiasi, come ben lasciano intendere le parole scelte da Lévinas: è il “cominciamento per eccellenza” (Lévinas, 2001, p.26).
L’Altro è il principio di ogni esperienza, è grazie all’Altro che Io posso cominciare ad esistere, a parlare: “l’esistenza soggettiva riceve i suoi lineamenti della separazione” (Lévinas, 1982, p.308), ma Lévinas si affretta subito a ricordare che questa separazione, per quanto irrevocabile sia, non significa il taglio di ogni rapporto con l’Altro, perché questa stessa separazione tenderà fin dall’inizio a riconnettere, a riannodare; consentirà, in nuce, la relazione, e sarà questa a far sì che l’Io riceva i suoi lineamenti dall’Altro, un Altro inteso non tanto come scandalo, come affronto, quanto come insegnamento, “il primo insegnamento razionale, la condizione di ogni insegnamento” (Lévinas, 1982, p.208). Una volta posto, l’esistente ha un certo potere sull’esistere; nella sua ipostasi rappresenta la libertà del cominciamento; la sua solitudine di soggetto (in quanto uno) è conditio sine qua non di ogni relazione, “è a partire da qualche cosa, ora, che c’è esistenza” (Lévinas, 2001, p.27).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il confine e l'evasione. Spunti per l'intercultura

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Informazioni tesi

  Autore: Niccolò Andrea Lisetti
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master di Primo Livello in Studi interculturali
Anno: 2009
Docente/Relatore: Marcello Ghilardi
Istituito da: Università degli Studi di Padova
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 96

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Parole chiave

evasione
intercultura
maurice merleau-ponty

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