Roberto Saviano e il caso "Gomorra": un romanzo multimediale

È complesso analizzare il rapporto che intercorre tra giornalismo e letteratura. Due mondi all’apparenza completamente diversi, a sé stanti, ciascuno con i propri obiettivi, i propri canoni, i propri codici, ma in tanti aspetti simili tra loro; una somiglianza che si concretizza fortemente soprattutto a partire dall’inizio del Novecento, grazie anche all’evoluzione e allo sviluppo dei modi di comunicare, alla nascita dei nuovi mass media, e alla consecutiva crescita e cambiamento dei ruoli di giornalista e scrittore. Già nel Settecento gli scrittori, specie in Inghilterra, scrivevano per i giornali, diventandone anche fondatori e direttori. Da allora, moltissimi scrittori sono passati a svolgere il mestiere di giornalista e altri, per contro, dal giornalismo si sono accostati alla scrittura creativa; altri ancora invece, hanno portato avanti le due professioni, con profonda dedizione e passione. Basterebbe pensare, a tal proposito, a Matilde Serao o Dino Buzzati il quale, in diverse occasioni, parlò del rapporto tra giornalismo e letteratura e della sua personale esperienza di giornalista- scrittore, contraddicendo le tesi di Benedetto Croce, che considerava la scrittura giornalistica inferiore a quella creativa. Il giornalismo, dunque, cammina verso una “convergenza” di diversi strumenti, la parola, il suono, l’immagine, la digitalizzazione, e apre così a nuove prospettive anche il suo rapporto con la letteratura. Infatti, il moltiplicarsi dei canali informativi, gli interventi sul teatro, sul cinema, sui canali on-line e nei blog, vuol significare che si sta sviluppando una tendenza ad un tipo di informazione culturale a tutto campo, dove la letteratura trova ormai sempre più spesso nella cronaca e nella quotidianità i suoi motivi ispiratori. E, parallelamente, il giornalismo è sempre più orientato dai generi letterari, oltre che legato al rispetto delle regole di “buona grammatica”.