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Il pensiero politico di Muammar Al Gheddafi: il Libro Verde

L’insurrezione militare

Mentre Gheddafi e i suoi portano avanti la loro cospirazione reclutando ufficiali di grado sempre superiore, al passo con le promozioni che vengono loro concesse, in Libia si approfondisce la frattura tra la politica conservatrice e filooccidentale del governo di re Idris e i sentimenti panarabi e filo-nasseriani di strati sempre più cospicui della popolazione. Il principale protagonista di questa rottura è il movimento studentesco, che fra il 1964 e il 1969 sfida apertamente il dispotico e paternalistico regno del Gran Senusso. Il regime, sconvolto da arresti, repressioni sanguinose, elezioni truccate, attentati dinamitardi e scioperi generali, ormai è alla deriva, anche grazie agli avvenimenti che avvengono in sede internazionale.
Il precipitare della crisi arabo-israeliana nell’estate 1967 e l’occupazione del Sinai e del Golan durante la guerra dei “Sei Giorni” viene vissuta con grande sconforto e umiliazione dal mondo arabo e a Tripoli genera una forte mobilitazione anti-occidentale e anti-ebraica da parte della popolazione, causando anche una quindicina di morti ebrei. Nonostante questa sia prontamente repressa con violenza dalla polizia, porterà all’espatrio di quasi 13000 tra americani ed europei. La monarchia, abbandonata ormai anche dagli alleati occidentali, si scopre più assediata che mai.
Re Idris, rendendosi conto della difficoltà del regime, fa diffondere a metà agosto 1969 la voce di una sua imminente abdicazione a favore del principe ereditario Hassan er-Ridà per dare un segnale positivo al paese. L’assenza del monarca (che al momento si trova in Grecia per cure) di fatto apre le porte all’azione eversiva di altri gruppi rivoluzionari in seno alle forze armate. Per non correre il rischio di essere preceduti, Gheddafi e i suoi decidono di affrettare i tempi del golpe. Gli alti comandi militari programmano di allontanare per ulteriori addestramenti in Gran Bretagna diversi ufficiali considerati “attivisti” (su indicazione della stessa intelligence britannica), con il vero scopo di tenerli lontani dal paese. La partenza di questi ufficiali, tra i quali Gheddafi e diversi dei suoi, è prevista per il settembre. Cio` comporta un’ulteriore accelerazione dei tempi per i rivoluzionari, che decidono di agire nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre.
“L’Operazione Gerusalemme”, nome in codice usato dai rivoluzionari per il colpo di Stato, scatta nei tempi e nelle modalità previsti. Il piano prevede che a Tripoli Jallud, Younis, El-Huni, Al-Hamidi e Al-Meheishi con circa seicento uomini s’impossessino della stazione radio, neutralizzino le caserme della capitale, arrestino il principe ereditario Er-Ridà e il comandante dell’esercito Abdulaziz Esh-Shelhi. In Cirenaica invece opereranno Gheddafi, Al-Kharrubi e Al-Mugarrief con trecento uomini per neutralizzare il possibile contro intervento delle caserme della città di Bengasi, dell’aviazione di stanza all’aeroporto di Benina e delle guarnigioni di Derna e Al-Bayda. A Sebha, infine, Al-Hawadi e Hamza dovranno impossessarsi della città e degli altri centri del Fezzan.
L’intera operazione avviene brillantemente senza troppi intoppi e col bilancio di un solo morto e quindici feriti. Tutti gli ufficiali superiori e il principe vengono arrestati (in totale gli arresti saranno circa quattrocento) e alle sei e mezza del mattino, ormai certo della riuscita del colpo di Stato, Gheddafi potrà trasmettere attraverso la radio di Bengasi il primo proclama della rivoluzione, aperto dalla rituale formula islamica, di cui riporto un estratto:
“Nel nome di Allah, il compassionevole, il misericordioso, o grande popolo di Libia! Interpretando la tua libera volontà; esaudendo i tuoi voti più cari; rispondendo ai tuoi reiterati appelli per una trasformazione ed un risanamento del paese che andassero di pari passo col tuo legittimo desiderio di agire e costruire; ascoltando, infine, i tuoi incitamenti alla rivolta, le tue forze armate si sono assunte il compito di rovesciare un regime reazionario e corrotto, il cui fetore ci soffocava e la cui vista ci inorridiva. Con rapida determinazione le tue valorose forze armate hanno abbattuto gli idoli e infranto i simulacri. Di un sol colpo si è illuminata la cupa notte nella quale si sono succeduti nel nostro paese la dominazione turca, il colonialismo italiano e infine l’oppressione di un regime autocratico e marcio, preda della concussione, delle fazioni, dei peggiori tradimenti. Da questo momento la Libia è una repubblica libera e sovrana, che prende il nome di Repubblica Araba Libica e che, per grazia di Allah, si mette all’opera. Essa avanzerà sul cammino della libertà, dell’unione e della giustizia sociale, garantendo a tutti i suoi figli il diritto all’uguaglianza, aprendo loro le porte ad un lavoro onesto: un lavoro scevro di sfruttamenti e di ingiustizie, in cui nessuno sarà né padrone né servo, in cui tutti si sentiranno liberi e fratelli, in seno ad una società che vedrà regnare, per grazia di Allah, la prosperità e l’uguaglianza […] Tendeteci la mano; aprite i vostri cuori; dimenticate le avversità e fate fronte, saldati in un unico blocco, al nemico della nazione araba, al nemico dell’Islam, al nemico dell’umanità […] Ritroveremo così la nostra gloria e, mostrandoci degni del nostro retaggio, vendicheremo la nostra dignità calpestata e i nostri diritti violati […] O figli della steppa, figli delle antiche città, delle oneste campagne. O figli dei villaggi, l’ora del lavoro è arrivata. Avanti, dunque, e che la pace sia con voi!”

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il pensiero politico di Muammar Al Gheddafi: il Libro Verde

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Informazioni tesi

  Autore: Ludovico Mion
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Cesira Filesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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