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L'industria musicale nell'era digitale: evoluzioni e costanti, criticità e potenzialità

Le ragioni del successo di ITunes

Il successo dirompente è globale di iTunes è riconducibile a diversi fattori che ne hanno favorito la rapida ascesa.
Innanzitutto, Apple è entrata nel segmento del retailing di musica digitale, nel 2003, quando le regole e la redditività del mercato erano ancora poco chiare e, nonostante la già ampia diffusione dei formati digitali, gli esperimenti dei negozi delle majors, il file-sharing e la dot-com bubble avevano frenato gli entusiasmi riguardo le prospettive sulle società operanti in rete. Sebbene Apple, dunque, non sia stata pioniera in questo mercato, è riuscita, comunque, ad entrare nel settore quando questo era ancora in formazione proponendo un'offerta ampia e competitiva.
L'offerta ampia e competitiva, in particolare, è stato ciò che ha determinato il diverso esito dell'iniziativa di Apple rispetto a quelle intraprese dalle majors. Mentre quest'ultime, infatti, proponevano cataloghi di brani limitati ai propri artisti ad un prezzo oscillante tra 1,5 e 3,5 dollari, iTunes offriva una vasto catalogo trasversale a tutte le etichette discografiche vendendo un brano ad un prezzo di 0,99$13. Apple, che adesso controlla più dell'80% di quota nel mercato della musica digitale online, già nel 2003, offriva più di 200.000 canzoni e attualmente vanta un catalogo comprendente circa 12 milioni di brani.

Un altro punto a favore di iTunes rispetto ad altri retailer online, in primis, quelli delle majors, riguarda la gestione dei Digital Rights Management. Le case discografiche, infatti, obbligavano i rivenditori digitali a vendere i file con queste tecnologie che imponevano restrizioni sulla masterizzazione e lo scambio dei file. Tali limitazioni, certamente, non hanno favorito lo sviluppo del mercato legale della musica digitale poiché gli utenti potevano facilmente scaricare gli stessi file senza restrizioni grazie ai peer-to-peer.
Apple ha cercato di limitare questo evidente svantaggio della musica digitale legale creando una tecnologia di gestione dei DRM propria chiamata FairPlay. Questa tecnologia è meno restrittiva rispetto agli altri sistemi di DRM e permette la masterizzazione di un numero illimitato di CD per ogni brano, il trasferimento delle canzoni su qualsiasi iPod e l'ascolto su massimo 5 computer.

Nel febbraio del 2007, però, quando iTunes già rivestiva un ruolo di rilievo nell'industria musicale, il CEO di Apple, Steve Jobs, pubblicava i suoi “Thoughts on music” in cui spiegava alle majors la necessità di vendere musica senza DRM. In sintesi, Jobs sosteneva che i DRM non solo non frenano il file-sharing, poiché sono facilmente violabili grazie a programmi rilasciati da hacker ma, anzi, favoriscono i software peer-to-peer e il mercato musicale illegale.

Ad aprile 2007 Apple ed EMI annunciavano che su iTunes Store era possibile acquistare brani della casa discografica senza DRM; gli accordi con le altre case discografiche seguirono a ruota. Oggi circa l'80% della musica di Itunes store è acquistabile senza restrizioni.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'industria musicale nell'era digitale: evoluzioni e costanti, criticità e potenzialità

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Tresca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Cinzia Parolini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

FAQ

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