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Diritto internazionale e detenzione amministrativa

Lo scopo dell’arresto

Una caratteristica generale della maggior parte degli strumenti dedicati ai diritti umani é la prominenza, da essi conferita, alla protezione della libertà e della sicurezza della persona. Ma mentre la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma meramente il principio, di per sé ampio, della libertà personale e proibisce l’arresto e la detenzione arbitrari, la CEDU é molto più dettagliata anche quando la formulazione di tale diritto viene comparata alla formulazione di altri diritti nello stesso documento. Non solo fornisce un elenco esaustivo di condizioni permissive per lo stato ai fini della privazione della libertà, ma anche di diritti procedurali annessi, in modo da assicurare la rapidità e l’effettiva determinazione giudiziaria della giustificazione alla detenzione. Lo scopo dell’Art. 5 é proteggere questo diritto nel suo senso classico, piuttosto che in un senso più ampio come realizzato da altri strumenti attinenti ai diritti umani. Esso ha rappresentato un modello per il corrispondente provvedimento di cui nell’ICCPR (Art. 9).

L’importanza conferita al diritto alla libertà fisica e alla sicurezza dalle istituzioni della CEDU si riflette nella quantità di appelli inoltrati alla Commissione (prima della recente riforma che ha unificato la Commissione e la Corte in un unico organismo) su presunte violazioni dell’Art. 5 e nella giurisprudenza prodotta dalla Commissione e dalla Corte.

L’ Art. 5 fissa innanzitutto sei categorie di detenzione rese possibili a certe condizioni, riconoscendo particolari interessi dello stato ad interferire nella libertà personale. In secondo luogo, stabilisce delle salvaguardie procedurali a favore dei detenuti, per assicurare una pronta ed effettiva determinazione della legalità della privazione di libertà e della detenzione. Le questioni maggiori derivanti da una privazione della libertà sono:
a) gli atti mostrano che vi é stata una privazione della libertà di cui si può ritenere responsabile un’autorità nazionale?;
b) la privazione della libertà si é verificata secondo quanto previsto da una procedura di legge ed é stata basata su una previsione di legge?;
c) quella detenzione in particolare ricade in una delle sei categorie consentite dall’Art. 5?;
d) sono state accordate al detenuto le garanzie designate a provare la legalità della detenzione?;
e) la legge nazionale riconosce un diritto esecutivo al compenso per le persone illegalmente private della loro libertà?

Le garanzie procedurali si applicano durante l’intero periodo di detenzione e non soltanto all’inizio. Per esempio, in certe circostanze la Convenzione richiede la revisione periodica della continuativa legalità della detenzione e la privazione della libertà deve essere tale per cui lo stato può, in definitiva, essere ritenuto responsabile, vale a dire che la detenzione deve essere posta in essere da una pubblica autorità (CEU: 1994).
Sebbene vi siano specifici casi esaminati dalla Commissione e dalla Corte concernenti la detenzione amministrativa, uno sguardo a una casistica più generale di detenzione illegale può essere di ausilio nell’inquadrare l’approccio delle istituzioni Europee al tema della libertà e della sicurezza degli individui e alle violazioni di tale diritto e può, ugualmente, aiutare a valutare la particolare gravità della detenzione amministrativa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Diritto internazionale e detenzione amministrativa

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Informazioni tesi

Traduttore: Cristina Caliò
  Tipo: Traduzione
  Anno: 2001-
  Università: University of Westminster (London - UK)
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

Questo documento è una traduzione dall'originale:

"International Law and Administrative Detention"

FAQ

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Parole chiave

detenzione amministrativa
detenzione diritto internazionale
diritto internazionale

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