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Il movimento rastafariano

L’uso della Ganja: benedizione di Dio

La Ganja, tecnicamente conosciuta con il nome di Cannabis sativa, rappresenta un particolare tipo di canapa indiana ottenuta dalle piante femmina.
I rastafariani cominciarono a fare uso della Ganja come rituale religioso già dai tempi dell’esperienza della comunità di Pinnacle. Utilizzata anche come medicinale, il suo principale impiego è quello di erba sacra fumata durante gli incontri o privatamente, per raggiungere la dimensione spirituale di vicinanza a Dio. Essa viene usata come strumento di reazione e ribellione nei confronti della società, baluardo di libertà dal sistema.
“L’uomo ha un’essenza divina, ma questa visione può derivargli solo dall’uso dell’erba. Quando fumi erba, sperimenti la tua essenza divina. Con l’uso dell’erba tu puoi sopportare di esistere in questa condizione anomale presente ora in Giamaica. Non puoi cambiare la natura umana ma puoi cambiare te stesso mediante l’uso dell’erba. Quando tu sei Dio, tratti e ti metti in rapporto con gli altri come un Dio. In tal modo tu permetti che la tua luce risplenda, e quando ognuno di noi lascia risplendere la sua luce, ciò significa che stiamo creando una cultura divina, e questa è l’unità cosmica che cerchiamo di raggiungere nella comunità Rasta.”
La stessa Ganja viene chiamata dai rastafariani “the herb” poiché essi credono sia cresciuta sulla tomba del re Salomone, precursore della dinastia regale etiope. Quando usata nei contesti religiosi essa assume il nome di “holy herb”, in quanto trovano nelle Sacre Scritture la prova che essa, in quanto creata da Dio, è sacra; dal verso 1:12 della Genesi infatti si legge che:
“La terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.”
Il rituale del consumo dell’erba sacra si svolge solitamente in gruppo.
L’erba, avvolta in pacchetti o carta di giornale, viene macinata attentamente con un coltello e rollata in sigarette chiamate “spliff” oppure fumata dentro ad una sorta di pipa chiamata “chiloom”. Il rituale inizia con una preghiera recitata dall’intero gruppo:
“Gloria a Dio creatore di tutto, come era nel principio ora e sempre sarà: Jah Rastafari: Eterno Dio Selassié I.”
Per i rastafariani il consumo dell’erba sacra aiuta l’uomo nero giamaicano anche a ritrovare se stesso, “un’autentica rivelazione di coscienza nera che provoca amore per la razza nera”, lo aiuta così a cancellare dalla sua mente tutte le distorsioni inculcate dall’educazione coloniale.
L’erba sacra è così utilizzata per comprendere il tutto che li circonda, l’Universo e Dio. È il mezzo attraverso il quale essi raggiungono la fusione perfetta con tutti gli elementi del creato.
Le controversie riguardanti l’uso della ganja scoppiarono non appena i rastafariani iniziarono a farne uso e continuano tutt’oggi, molto spesso ignorando gli studi oggettivi compiuti in campo medico. In un dibattito che va oltre alle convinzioni personali, occorre riconoscere alla cannabis sativa numerosi effetti positivi sulla salute dell’uomo, ad esempio nella cura contro il glaucoma, i disturbi alimentari o nel trattamento del dolore nei malati di sclerosi multipla.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il movimento rastafariano

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Informazioni tesi

  Autore: Dalila Rossi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Cesira Filesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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