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Arthur Evans - Una vita per l'archeologia

Arthur Evans a Creta

Il 15 marzo del 1894 Evans sbarcava per la prima volta a Creta. Situata proprio in mezzo al mare,Creta era sempre stata un porto strategico tra Grecia,Asia e Africa. Le sue ricchezze era state decantate da Omero,Tucidide e Aristotele; la leggenda del labirinto del Minotauro, di Minosse ,Teseo e Arianna era immortale.

Evans non aveva la stessa cieca fiducia di Schliemann negli antichi racconti greci, ciò nonostante la logica gli suggeriva che l’isola aveva molto da offrire. I suoi vivaci taccuini di viaggio permettono di ricostruire i suoi numerosi itinerari.

Il viaggio in nave da Atene fu molto duro per il nostro archeologo molto incline al mal di mare,tuttavia la vista della città di Candia (Iraklio) lo sollevò da ogni malessere; per un attimo Arthur sognò di essere tornato nella sua amata Ragusa. Passeggiando per la città ammirò gli antichi bastioni veneziani e la celebre fontana Morosini. La sua previsione di restare solo una quindicina di giorni svanì in fretta,Evans rimase sull’isola ben sei settimane.

Presso alcuni antiquari acquistò alcuni reperti tra cui un anello d’oro e una conchiglia a foggia di testa. Nel suo taccuino schizzò altri due acquisti: un sigillo con una farfalla e un frammento inciso di un rython in cui si scorgeva un altare sormontato da un paio di corna taurine. Nel museo di Iraklio, fondato nel 1883 dall’associazione Syllogo,ammirò con piacere vari reperti provenienti da ogni parte dell’isola.

Il 19 marzo Evans si recò a Cnosso,impaziente di vedere di persona la collina di Kefala. Il colle95 era un luogo già molto noto; prima ancora della titanica impresa di Evans,molti altri vi avevano operato ricognizioni e brevi scavi. Minos Kalokairinos96 aveva sondato il terreno in più punti tra il 1878 e il 1879; W.J. Stillmann nel 1881 vi trovò un grosso blocco ricoperto di iscrizioni, poi trasferito all’Archaeological Institute of America; anche Schliemann si era recato a Creta nel 1885. Intorno al 1890 fu la volta di André Joubin98 della scuola Francese di Atene,un personaggio poco amato dai locali per la sua condotta filoturca.

Tutte queste ricerche erano state ostacolate dalla difficile situazione politica dell’isola che al tempo era ancora soggetta alla dominazione turca; inoltre i reperti di maggior valore avrebbero preso automaticamente la via per Museo Imperiale di Costantinopoli.

Evans fece la conoscenza del Dr. Joseph Hazzidakis,presidente del Philekpedeftiko Syllogo (Società degli amici dell’istruzione) di Iraklio,un’associazione culturale dedita alla conservazione e trasmissione dell’eredità culturale cristiana di Creta. Evans discusse con Hazzidakis la possibilità di acquistare parte di Kefala. Al tempo la collina era proprietà di un gruppo di Turchi ed Evans sapeva che l’unico modo per lavorare indisturbato era acquistare il terreno. Il Dr. Hazzidakis si offrì come intermediario per l’operazione permettendo a Evans di entrare in possesso di un quarto della collina. E’ facile comprendere come senza il patrimonio di suo padre alle spalle, Arthur avrebbe potuto fare ben pochi progetti a Creta.

Il 23 marzo Evans lasciò Cnosso per dedicare la sua attenzione al resto dell’isola. Viaggiando scomodamente su di un mulo attraverso stretti sentieri raggiunse la sua prima tappa: Réthimno. La sua guida era il fidato Alevisos Papalexis, un abile greco tuttofare presentatogli da Halbherr. Réthimno era un luogo affascinante in cui si fondevano influenze veneziane e bizantine. Nella città Evans visitò il museo del Syllogos e acquistò alcune statuine bronzee provenienti dalla caverna di Patsos,antico luogo di culto di Hermes Kranaios.

Il 27 marzo Arthur scese lungo la fertile valle di Amári dominata dal sacro monte Ida,la tappa successiva era il Monastero di Arkadi. Nel 1866 il monastero era stato teatro di un sanguinoso massacro di cristiani ad opera dei Turchi: la notizia era stata riportata da W. J. Stillman che al tempo era console americano a Creta. Dopo Arkadi, Evans fu ospite del Monastero di Asomatos dove intrattenne una piacevole e colta discussione con Eumenios,vescovo di Lambis e Sfakiá.

Sfidando un vento terribile l’archeologo raggiunse il villaggio di Apodoulou. Nel paese era ancora presente la casa dove aveva vissuto lo studioso Robert Ray con la moglie Kalitza Psarakis. (Nel 1934 l’archeologo Spyridon Marinatos ritrovò qui i resti di una costruzione cerimoniale minoica).

La destinazione seguente fu la celebre Grotta di Kamares dove erano stati rinvenuti i primi esemplari della omonima ceramica: una terracotta a fondo nero con decorazioni in rosso,giallo e bianco. Purtroppo Evans non riuscì a calarsi nella ripida caverna, si consolò visitando un antico cimitero chiamato tis Kaïmenis to Sopato dove acquistò dal proprietario del terreno un pugnale di bronzo trovato in una tomba.

Vicino a Festos tentò senza successo di localizzare il cimitero di Agios Onouphris dove erano stati recuperati molti pezzi del museo di Iraklio. A Górtina (Gortyn) vide con i propri occhi la celebre iscrizione trovata da Halbherr e il vicino villaggio di Agii Deka,costruito utilizzando materiale proveniente dalle rovine romane del sito.

Seguendo la costa meridionale Evans giunse a Myrtos per esaminare delle tombe di epoca romana. Negli anni sessanta e settanta gli scavi inglesi avrebbero portato alla luce i villaggi minoici di Phournou Koriphi e Pyrgos.

La decadenza di Ierapetra lo intristì, la città un tempo fiorente era ormai solo un paesino in rovina. Passando per Makryialos e Lithines,raggiunse Adromyloi dove acquistò alcuni vasi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Arthur Evans - Una vita per l'archeologia

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Tosello
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Paola Zanovello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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