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Lo spazio del reale nel cinema italiano. Sguardi d'autore su Matera: Lizzani, Rosi, Pasolini.

L’impegno civile

Tutto il cinema di Francesco Rosi è attraversato da una forte passione civile che coniuga ricerca e fonti documentarie, ed è teso al coinvolgimento dello spettatore, alla conoscenza e all’approfondimento. I suoi film esaminano determinate condizioni umane e sociali, non cercano tesi precostituite, ma invitano a una consapevole presa di coscienza degli accadimenti. Attraverso la sua produzione cinematografica, Rosi racconta il secondo dopoguerra e l’esplosione del boom economico, avventurandosi nel terreno paludoso dei misteri irrisolti nonché dei misfatti e delle complicità tra criminalità organizzata e potere politico.
Ma il grande cinema di denuncia sociale di Rosi non si ritrova solo nelle sue opere più note. Fin dal suo primo film, La sfida (1958), il regista propone una problematica tipicamente sociale,ispirandosi ad un fatto di cronaca nera verificatosi tre anni prima a Napoli, balzato subito agli onori della stampa nazionale. Nel film si narra dell’assassinio di un boss del mercato ortofrutticolo, ucciso per conflitti d’interesse, e che viene vendicato dalla giovane moglie che spara al presunto mandante dell’omicidio e diventa, per tale ragione, un personaggio da rotocalco. Prima della realizzazione dell’opera, Rosi racconta di essere stato colpito da alcune notizie riportate dai giornali e per questo di voler realizzare un film sull’argomento. La pellicola riprende, anche se lontanamente, la storia di un uomo napoletano, Pasqualone Di Nola. Fu questo, per il regista, il punto di partenza per rappresentare una Napoli sentimentale ma allo stesso tempo violenta fino alla crudeltà; una storia d’amore ma anche il racconto di quello che c’era dietro una società già allora in rapida crescita attraverso i canali della criminalità.
Nel secondo suo film, I magliari (1959), Rosi affronta una realtà diversa, quella industriale del Nord Italia, Amburgo e della Germania. Ma anche in uno scenario diverso, il tema analizzato da Rosi è sempre lo stesso, il rapporto fra uomo e società, l’ambiente criminale rivelato come giungla in cui vige la legge del più forte. Il film narra la storia di un giovane operaio italiano emigrato ad Hannover in cerca di fortuna. Non riuscendo nell’intento, sfiduciato sta per tornare nel suo paese finché non incontra casualmente un italiano che approfittando della disperazione del giovane, gli offre un lavoro nell’ambiente dei magliari e lo coinvolge nelle sue truffe. Zambetti fa notare come l’opera sia «un frutto preciso di questa Italia 1959-60, dove chi non accetta il compromesso, la prepotenza e l’imbroglio, si trova isolato e schiacciato, chiuso in un comportamento stagno privo di sbocchi».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo spazio del reale nel cinema italiano. Sguardi d'autore su Matera: Lizzani, Rosi, Pasolini.

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Informazioni tesi

  Autore: Giusy Bianchi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi della Basilicata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Manuela Gieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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