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Tra risentimento ed esclusione: i ''radical right populist parties'' in Europa occidentale

Il caso austriaco

Come il Front National, anche il FPÖ, principale espressione del populismo di destra in Austria, affonda le proprie radici in un passato lontano. Esso, infatti, nasce come erede diretto del cosiddetto “terzo campo” (Dritte Lager) del sistema politico austriaco, quello liberale-nazionale, opposto ai due poli socialdemocratico e cattolicopopolare ai tempi della Prima Repubblica (1918-1938)327.
Il campo, che come corrente politico-culturale esisteva in realtà dalla metà dell’Ottocento, era contraddistinto da un profondo nazionalismo pantedesco, unito a uno spiccato anti-clericalismo, motivato dalla storica ostilità nei confronti della dinastia cattolica degli Asburgo e della sua costruzione imperiale multietnica. Nel periodo tra le due guerre, esso aveva dapprima trovato espressione politica in alcuni partiti a base borghese e rurale, come la Landbund; in un secondo momento, aveva finito per essere totalmente assorbito dal movimento nazionalsocialista, soprattutto dopo l’annessione (Anschluss) del 1938, operata da parte della Germania hitleriana.
Nel secondo dopoguerra, nel quadro della politica di denazificazione del Paese, i due principali partiti – il socialista SPÖ e il popolare ÖVP – si impegnano nella costruzione di un’identità nazionale austriaca autonoma, censurando come estremista qualsiasi tentativo di rivendicare l’appartenenza dell’Austria a una comunità pangermanica, basata su vincoli linguistici, etnici e culturali comuni. Al tempo stesso, viene attuata un’epurazione del personale politico ed amministrativo che era stato membro del NSDAP e aveva collaborato con il regime nazionalsocialista.
Tutto questo determina in una parte non irrilevante della popolazione del Paese una forte protesta, che viene sfruttata dalla neo-costituita Lega degli Indipendenti (Verband der Unabhängigen, VdU), creata proprio per tutelare gli interessi degli epurati, considerati ingiustamente privati dei propri diritti, e per riproporre la questione del pangermanesimo. Alle elezioni federali del 1949, il partito ottiene l’11,9% dei voti; il risultato allarma i partiti di governo, che decidono allora di allentare le misure di epurazione, lasciando però inevasa la questione nazionale.
Nel 1955, dunque, anche gli ex-gerarchi nazisti riacquistano la pienezza dei diritti politici: l’anno successivo, essi fondano – insieme ai dirigenti della VdU – un nuovo partito, il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), il cui primo leader è Anton Reinthaller, già attivo nella Landbund e nel partito nazista austriaco, poi viceministro dell’Agricoltura del Terzo Reich dal 1938 al 1945 e generale delle SS.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra risentimento ed esclusione: i ''radical right populist parties'' in Europa occidentale

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Mancini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Luciano Bardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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