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L'abuso sessuale: la trasmissione intergenerazionale

Il ruolo dei Modelli Operativi Interni nella trasmissione dell'abuso

Il “ciclo del maltrattamento” (Van Ijzendoom, 1992) evidenzia il fenomeno attraverso il quale adulti maltrattanti avrebbero subito a loro volta maltrattamenti durante l'infanzia. Secondo gli studi intergenerazionali, particolare rilevanza assumerebbero i Modelli Operativi Interni (M.O.I.).

Il concetto è stato teorizzato da Bowlby (1969), il quale basandosi sulla nozione psicoanalitica di rappresentazione intesa come “mondo interno” e “ oggetti interni”, ha ipotizzato che nel corso dell'interazione con il proprio ambiente gli individui costruiscano quelli che egli chiama “Modelli Operativi Interni”. Questi ultimi sarebbero “ mappe cognitive, rappresentazioni, schemi o copioni che l'individuo ha di se stesso e dell'ambiente che lo circonda. [...]

Un modello operativo è una rappresentazione selettiva di qualsiasi cosa sia raffigurata, qualsiasi cosa possa essere oggetto di conoscenza o di rappresentazione psichica. I modelli operativi rendono possibile l'organizzazione dell'esperienza soggettiva e cognitiva, come anche del comportamento adattivo” (Marrone, 1999, pp. 95).

Il concetto, assume una posizione centrale nella teoria dell'attaccamento. L'autore (1969) sostiene che i M.O.I. si formerebbero intorno alla metà del primo anno di vita e sarebbero costituiti da rappresentazioni del sé e del caregiver. Tali Modelli riflettono, dunque, sia quanto la persona si senta degna di ricevere amore, sia quanto effettivamente percepisca amore dagli altri. L'importanza dei M.O.I. è data dal fatto che essi aiutano l'individuo a predire le azioni dell'altro e a comprendere il proprio ambiente.

Essendo, inoltre, strutture statiche e stabili influenzerebbero il modo in cui il bambino, divenuto adulto, si rapporterà agli altri. Scrive Bowlby: “Le esperienze che una persona ha, specialmente nell'infanzia, determinano in gran misura le sue aspettative di trovare o non trovare in seguito una sicura base personale, ed anche la misura in cui sarà capace di stabilire e mantenere, quando ve ne sia l'opportunità, un rapporto reciprocamente gratificante.[...] Lo schema che si strutturerà per prima tenderà ad essere duraturo. E' questa una delle principali ragioni per cui lo schema di rapporti familiari che una persona sperimenta nell'infanzia è d'importanza così determinante per lo sviluppo della sua personalità” (1979, p.110).

Liotti (1999) afferma che i M.O.I. si costituiscono come sintesi di memorie riguardanti le interazioni di attaccamento e che diventeranno successivamente “memorie semantiche” che possono essere espresse verbalmente. Bowlby avanzò l'ipotesi secondo cui quando un bambino non riceve sufficienti attenzioni e cure da parte del caregiver, sviluppi un modello operativi scisso del sé in relazione alla figura di attaccamento, con un modello che rimane accessibile alla consapevolezza e un altro che viene difensivamente escluso.

L'autore teorizza inoltre che il modello al quale l'individuo ha accesso valuta il sé come cattivo, giustificando dunque la figura di attaccamento che lo rifiuta. Il secondo modello operativo che si trova escluso dalla coscienza rappresenta invece il caregiver come cattivo e il sé come fondamentalmente buono. Autori successivi a Bowlby, come Liotti (1992), sostengono che tali modelli scissi siano riconducibili allo stile di attaccamento Disorganizzato e sarebbero riconducibili ad esperienze di abuso e di paura che non consentono la costruzione di un Sé coerente ed integrato.

Tale dissociazione sarebbe dovuta ad un meccanismo difensivo del bambino che, per far fronte al dolore associato alle esperienze di attaccamento, le immagazzina in un modello rappresentazionale scisso, tenuto inaccessibile alla coscienza. Spiegel (1984) sostene che il processo dissociativo servirebbe all'individuo per proteggersi dall'impatto immediato delle esperienze traumatiche, sarebbe dunque una difesa intrapsichica che avrebbe come obiettivo l'isolare e il controllare le precedenti esperienze dolorose. Tale processo dissociativo è dato dal fatto che il bambino deve vivere nell'illusione che la sua figura di attaccamento è buona (Shengold 1989). I Modelli multipli, caratteristici dell'attaccamento disorganizzato, sono espressione di un fallimento delle funzioni integrative della memoria.

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L'abuso sessuale: la trasmissione intergenerazionale

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Informazioni tesi

  Autore: Arianna Chiorri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Mimma Tafà
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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Parole chiave

abusi infantili
abuso sessuale
attaccamento disorganizzato
maltrattamento infantile
modelli operativi interni
strange situation
trasmissione intergenerazionale

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