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Immigrazione e informazione: Metropoli e Bergamondo, finestre sull'Italia multietnica

Criminalità, disparità di trattamento e discriminazione razziale

Controverso appare il rapporto tra immigrazione e criminalità, anche se i mezzi di informazione, molto frequentemente - e senza troppi scrupoli -, veicolano, in maniera più o meno diretta, il binomio straniero-delinquente.

Marzio Barbagli, in uno studio effettuato nel 2008 afferma: «Nell’ultimo venten-nio, la quota degli stranieri sui denunciati e i condannati è aumentata fortemente per tutti i reati. Per alcuni delitti è raddoppiata, per altri è triplicata, per altri ancora è addirittura sestuplicata.

Ma la cosa che più colpisce è che questo straordinario aumento è avvenuto per tutti i reati, lievi e gravi, strumentali (rivolti cioè a rag-giungere un utile economico) ed espressivi (nati cioè da azioni impulsive e fine a se stesse): furti e rapine, ricettazione e produzione di stupefacenti, contrabbando e sfruttamento della prostituzione, estorsione e porto abusivo di armi, danneggia-mento e guida senza patente, lesioni dolose e risse, violenze carnali e omicidi. La quota degli stranieri sul totale dei denunciati varia considerevolmente a seconda dei reati. Nel 2007, ha toccato il 24% per gli omicidi volontari consumati, il 32% per 34 quelli tentati e il 49% per furti».

Elevate anche le percentuali di denuncia per rapina: si arriva al 33% negli esercizi commerciali, al 50% in abitazione, al 45% in pubblica via118. Da notare come per tutti i diversi tipi di reati la percentuale di irregolari sia superiore al 50%, con punte dell’80% per furti, rapine improprie, spaccio e traffico di droga.

Complessivamente «i dati di cui disponiamo non lasciano dubbi sul fatto che gli stranieri presenti nel nostro paese commettono una quantità di reati sproporzionata al loro numero. Dall’1,4% della popolazione italiana nel 1990, essi sono passati al 5% del 2007. Ma, come abbiamo visto, nel 2007 essi contribuivano, a seconda dei rati, dal 25% al 68% delle denunce».

Diversa la conclusione a cui arriva una ricerca condotta dalla Banca d’Italia, che si basa sulle statistiche del Ministero dell’Interno dal 1990 al 2003: «While immigra-tion has increased greatly during the 1990s, total crimes show, if anything, a decreasing trend during the same period»; e che i risultati presentati «suggest that, taking into account the endogeneity of immigrant population, the total num-ber of crimes as well as most types of criminal offenses do not depend significantly on immigration. On the other hand, there are two categories of criminal offenses that seem to be positively and significantly affected: murders and robberies. According to our estimates, the incidence of murders and robberies varies approx-imately one-to-one (in percentage) with immigrant population».

Anche il «Dossier Caritas/Migrantes», in collaborazione con l’agenzia «Redattore Sociale», ha approfondito la questione, dedicando al tema un capitolo. Innanzitutto la crimina-lità non è aumentata in maniera più che proporzionale rispetto alla crescita degli immigrati: nel periodo dal 2001 al 2005, infatti, l’aumento degli stranieri residente è poco più che raddoppiato, mentre l’aumento delle denunce è stato del 45,9%123. In secondo luogo il tasso di criminalità degli stranieri regolari è quasi proporzionale alla loro presenza sul territorio: nel 2005 hanno ricevuto 37.709 denunce (circa il 6,5%) per reati con autore noto su un totale di 550.590. Più elevata è invece l’incidenza delle persone senza permesso di soggiorno (92.776 denunce, il 16,8% del totale).

«Rapportando sic e sempliciter gli addebiti penali del 2005 alle rispettive popolazioni si calcola un tasso di criminalità delle 0,75% per gli italiani e uno più alto per gli stranieri (1,41% se rapportato agli stranieri residenti e 1,24% se rapportato alla popolazione stimata regolarmente presente)».

La fascia d’età con maggiore tasso di devianza straniera è quella che va dai 18 ai 44 anni (92,5% dei casi), dove il tasso di criminalità è del 2,14% (contro l’1,50% degli italiani); per il range 45-64 anni è pari allo 0,50/0,44% (0,65% il valore degli autoc-toni) e per le persone ultra sessantacinquenni si attesta sui valori di 0,14%/0,12% (0,12% per i “locali”).

«La differenza tra italiani e stranieri si concentra tra i ven-tenni e i trentenni, il periodo in cui gli immigrati iniziano a vivere la loro vicenda migratoria e compiono il massimo sforzo per il loro insediamento, mentre dai 40 anni in poi, essendo già avviato il processo di integrazione ed essendo forte il desiderio di inserimento proficuo, gli stranieri hanno un tasso di delinquenza più basso».

Quello che è indubbio è che gli immigrati non ci stanno a essere dipinti come criminali. Emilia Stoica, presidente nazionale della «Lega dei romeni d’Italia», lo dice senza giri di parole a Bergamondo: «Per l’Istat solo lo 0,37% dei romeni residenti in Italia, in totale un milione e sedici mila, ha commesso reati. Eppure le tv mostrano altro.[…] Grazie alla strumentalizzazione dei fatti di cronaca nera da parte di alcuni media, spesso la comunità romena è descritta con toni che rischiano di creare inutili “mostri” e alimentano odio e pregiudizio».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immigrazione e informazione: Metropoli e Bergamondo, finestre sull'Italia multietnica

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Luzzana
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: David Moss
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 212

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