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Il ruolo della conoscenza all'interno dei distretti industriali: il caso del distretto orafo di Valenza Po

Distretti industriali e made in Italy

Per anni l’espansione economica che ha investito l’Italia è stata attribuita al ruolo delle grandi imprese e dei grandi gruppi del nostro Paese. Solo successivamente si iniziò a considerare anche il ruolo delle piccole imprese come fondamentali in questo processo e in particolare dei prodotti provenienti da aree distrettuali.

A partire dagli anni ’80 i distretti industriali italiani hanno rappresentato un modello produttivo vincente che ha contribuito all’esportazione del made in Italy in tutto il mondo (Poma, 2003). Fu, poi, con la legge 317/1991 per la promozione dell’innovazione nelle piccole imprese che si conferì rilievo pratico ai distretti industriali.

Oggi nel panorama mondiale non esiste paese delle economie avanzate che registra una percentuale così elevata di piccole e medie imprese con un’incidenza così significativa in termini occupazionali (Poma, 2003).

Becattini nell’opera Distretti industriali e made in Italy (1998), mette in evidenzia il fatto che l’Italia non è stata in grado di sviluppare una competitività in campo internazionale per quei prodotti altamente tecnologici e i vantaggi competitivi maggiori si sono verificati in qui settori relativamente leggeri come il tessile, l’abbigliamento, i mobili e le calzature. Egli evidenzia, analizzando un’inchiesta de «Il Sole-24 Ore» una coerenza merceologica all’interno dei distretti, in cui dominano:

- i beni di consumo durevoli per la persona come abiti, calzature, gioielli, insieme alle relative materie prime e macchine specializzate per la produzione di quei beni;
- i beni durevoli del complesso arredo-casa, quali mobili, piastrelle, rubinetteria e di nuovo le macchine per produrli;
i beni alimentari tipicamente appartenenti alla cultura enogastronomica italiana quali pasta, parmigiano, olio ecc. prodotti legati al made in Italy in quanto simboli mondialmente riconosciuti del patrimonio italiano e i beni ad essi connessi (posateria, bilance, affettatrici).

L’Italia è uno dei principali produttori dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ed è leader mondiale in alcuni settori come il tessile, le ceramiche, l’abbigliamento, i mobili.

È possibile affermare che la maggior parte dei prodotti facenti parte del cosiddetto made in Italy provengano proprio dai distretti industriali e che, sebbene si collochino ai margini della competizione internazionale di alto livello, siano agganciati a delle nicchie di consumatori alquanto durature che possono espandersi, con una conseguente espansione tecnologica e innovativa da parte dei produttori stessi.

Becattini conclude affermando che la produzione dei distretti per il made in Italy rappresenta il nocciolo duro dell’Export italiano, in quanto i distretti assicurano ed assicureranno un vantaggio competitivo in una serie di attività trasformative, grazie alla capacità delle imprese all’interno dei distretti di produrre beni adattabili alle esigenze dei clienti, di qualità e svincolati in molti casi dalla produzione prettamente industriale e seriale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ruolo della conoscenza all'interno dei distretti industriali: il caso del distretto orafo di Valenza Po

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Informazioni tesi

  Autore: Micol Bissaco
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Comunicazione per le istituzionie le imprese
  Relatore: Cristiano Antonelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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