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Il Patto di Stabilità e di Crescita alla luce della sentenza della Corte di Giustizia del 13 Luglio 2004

I poteri discrezionali della Commissione europea e del Consiglio dei ministri per la gestione del Patto di stabilità

Contrariamente a quanto previsto nei primi progetti del Patto di stabilità presentati nel 1995 dalla Germania, l’applicazione delle sanzioni nel Patto di stabilità e di crescita attuale non ha alcun carattere automatico.

La Commissione europea e il Consiglio dei Ministri godono, in effetti, di un largo potere discrezionale in tutti i casi di constatazione dei disavanzi pubblici eccessivi e di adozione delle decisioni con relative sanzioni. Lo stesso vale per la valutazione delle circostanze eccezionali che impediscono l’applicazione delle sanzioni.

La Commissione e il Consiglio dispongono, ugualmente, di una grande discrezionalità nell’individuare le cause del disavanzo di uno Stato membro, nel verificare la pertinenza delle misure correttive proposte, nel valutare le misure adottate.

Questa piena libertà del Consiglio nel decidere o respingere un’eventuale applicazione delle sanzioni è espressamente prevista nei testi: l’art.104, n 11, TCE prevede, per tutte le decisioni relative alle sanzioni: «il Consiglio può decidere d’applicare»; l’art.11 del regolamento 1467/97 del Consiglio sui disavanzi eccessivi stabilisce: «il Consiglio esige, in linea di principio, la costituzione di un deposito infruttifero»; l’art. 13 dello stesso regolamento, infine, precisa: «il deposito iniziale è, in linea di principio, convertito in ammenda dal Consiglio».

In tutte queste circostanze è, dunque, previsto che il Consiglio “può” decidere e non “deve” decidere. Tale discrezionalità istituzionale è sufficiente a sottrarre qualsiasi automaticità alle sanzioni. L’esigenza di una maggioranza qualificata dei due terzi dei voti è un’altra fonte di incertezza sull’adozione di sanzioni da parte del Consiglio. Il raggiungimento di questa maggioranza dipenderà infatti dalle pressioni, dalle trattative e dai compromessi tra Stati membri.

Lo Stato che rischia una sanzione può sempre modificare il proprio comportamento al fine di dividere una coalizione di Stati favorevoli alle sanzioni. Non è, dopo tutto, paradossale domandare a dei “peccatori potenziali” di giudicare dei “peccatori attuali”? La gravità stessa delle eventuali sanzioni, soprattutto qualora esse riguardino i principali Stati membri della zona euro, renderà la loro applicazione ancora più difficile, rischiando, peraltro, di aggravare le difficoltà economiche e provocare una crisi politica nell’intera Unione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Patto di Stabilità e di Crescita alla luce della sentenza della Corte di Giustizia del 13 Luglio 2004

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Stasi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze dei servizi giuridici
  Relatore: Roberto Mastroianni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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Parole chiave

patto di stabilità
sentenza della corte di giustizia del 13 luglio 20
unione economica e monetaria

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