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Analisi di sostanze organiche prioritarie in matrici ambientali nel bacino del Lago Maggiore

Le pressioni antropiche e gli ambienti acquatici

Il territorio del bacino del Lago Maggiore è ripartito in 329 Comuni, di cui 176 italiani e 153 svizzeri. Nel bacino risiede una popolazione stabile di circa 540.000 abitanti che, con l’afflusso turistico stagionale, raggiunge i 900.000 abitanti.

I corsi d’acqua che alimentano il Lago Maggiore, e che sono stati considerati in questa tesi, interessano il territorio di tre regioni: il Piemonte, la Lombardia e il Cantone Ticino (Svizzera). Dal 1978 questi fiumi vengono monitorati per controllare il quantitativo di nutrienti apportati al Lago.

La qualità dei corsi d’acqua viene valutata nel loro tratto finale, in prossimità della foce a lago, attraverso la misura del fosforo totale e dell’azoto ammoniacale, due parametri indicatori dell’inquinamento di origine antropica e del grado di efficienza dei trattamenti depurativi.

L’inquinamento da nutrienti, infatti, rappresenta una delle più diffuse cause di degradazione dell’ambiente acquatico. Gli scarichi agricoli (inclusi i reflui zootecnici), urbani e industriali (produzione della carta, industria alimentare e tessile) immettono nell’ambiente grandi quantità di sostanza organica, azoto e fosforo (Marchetti, 1993).

L’analisi delle concentrazioni di queste sostanze nel sedimento fluviale può essere utile per identificare le zone maggiormente soggette a impatto antropico. In questo caso, in particolare, il ricorso al comparto sedimentario è particolarmente vantaggioso in presenza di scarichi puntiformi discontinui e di sorgenti diffuse non altrimenti quantificabili (Vignati et al., 2008).

Secondo i dati ricavati dai monitoraggi effettuati sulle acque dei tributari del Lago Maggiore nel 2006, i fiumi Boesio e Bardello presentavano la situazione di maggior degrado, con rispettive concentrazioni di fosforo totale di 392 e 469 μ g P L-1 (Calderoni et al., 2006) e di azoto ammoniacale di 0,33 e 0,41 mg N L-1.

Nel caso del Fiume Bardello, essendo ormai cessati gli interventi di prelievo delle acque ipolimniche dal Lago di Varese, tale situazione non è più imputabile alle sole condizioni idrologiche, ma è da ritenersi indicativa di un incremento negli apporti di reflui civili e/o industriali scarsamente depurati (Calderoni et al., 2006).

Una situazione di compromissione media è stata rilevata per il Fiume Tresa, che, a causa della presenza nel bacino drenante di scarichi non sufficientemente depurati, presentava concentrazioni medie annuali di fosforo totale di circa 30 μ g P L-1 e di azoto ammoniacale comprese tra 0,08 e 0,22 mg N L-1, valori da ritenersi comunque accettabili ai fini del mantenimento di uno stato oligotrofico delle acque lacustri (CIPAIS, 2007).

I fiumi Ticino Immissario e Toce presentavano valori di concentrazione di fosforo totale al di sotto dei 21 g P L-1, valore che può essere considerato l’obiettivo di qualità da rispettare per il mantenimento di stabili condizioni di oligotrofia nelle acque del Lago (CIPAIS, 2007). In generale, quindi, dall’analisi dei dati sulla distribuzione geografica della qualità delle acque tributarie al Lago, emerge come le condizioni in termini di apporti eutrofizzanti possano definirsi ottimali per l’areale ticinese ed accettabili per quello piemontese, mentre una condizione evidente di compromissione caratterizza la zona lombarda (CIPAIS, 2007).

Questa situazione è dovuta, principalmente, alla presenza nel bacino drenante di scarichi urbani e industriali non sufficientemente depurati, nonché di importanti corpi idrici tuttora in condizioni alterate (laghi di Varese e di Lugano).

Nonostante tali consistenti differenze, va osservato come la concentrazione media di fosforo nell’intera massa idrica in arrivo al Lago sia compatibile con il mantenimento di un soddisfacente stato di qualità trofica delle acque lacustri. Su scala storica, infatti, i contenuti medi di fosforo e azoto ammoniacale, riferiti all’insieme delle acque tributarie campionate, mostrano un andamento in forte diminuzione fino al 1993, seguito da un periodo di stabilità sui valori consoni con le attuali condizioni oligotrofe del Lago (CIPAIS, 2007).

In particolare, si è determinato che il contenuto di fosforo totale nelle acque del Lago Maggiore non è variato in maniera significativa negli ultimi dieci anni, rimanendo stabilmente compreso tra 8 e 12 μ g P L-1. Questi livelli possono essere rappresentativi dell’intera zona pelagica del Lago che può, quindi, essere definita come oligotrofa.

Lo stesso giudizio qualitativo non può essere esteso anche alla zona litorale. Alcune aree rivierasche, infatti, sono interessate dalla presenza di scarichi o, come già detto, dall’immissione a lago di acque tributarie con un elevato carico di nutrienti. In corrispondenza di queste immissioni, le acque sviluppano nel periodo primaverile ed estivo fioriture algali che determinano colorazioni anomale delle acque e presenza di odori molesti. Le acque, di conseguenza, perdono valore qualitativo, sia come risorsa turistico-ricreativa, sia per un eventuale utilizzo a scopo di potabilizzazione (CIPAIS, 2007).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi di sostanze organiche prioritarie in matrici ambientali nel bacino del Lago Maggiore

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Poma
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio
  Relatore: Maurizio Bruschi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 220

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