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Figure femminili della Roma cristiana: i luoghi della devozione (IV-IX sec.)

La basilica di Pasquale I

È noto attraverso la storia della chiesa di S. Prassede come il pontefice Pasquale I avesse per i martiri romani particolare devozione e come curasse il trasporto di innumerevoli reliquie dai cimiteri extra urbani alle chiese delle città. La storia della chiesa di S. Cecilia in Trastevere ne offre un altro esempio. Su questa prassi, forse determinata anche dalla scarsa sicurezza della campagna specie per le scorrerie saracene e dal desiderio di evitare che cadessero nella mani degli infedeli resti umani assai venerati, dei quali sembra che essi tenessero con particolare soddisfazione ad impadronirsi, si inserisce il racconto più o meno leggendario del miracolo ritrovamento delle reliquie e della loro traslazione nella nuova basilica fatta costruire dal pontefice sui resti del titulus.
Scrive il Liber Pontifcalis che Pasquale I fecit in ecclesia absidam musivo opere decoratam et ciborium mirae magnitudinis ex argento et confessionem interius extriusque cum rugulis suis ex lamis argenteis compsit.
Non si può affermare che Pasquale I sia stato fortunato con le chiese da lui innalzate, poiché tanto S. Maria in Domnica quanto S. Prassede sono state così fortemente alterate dalle aggiunte successive che a stento si colgono in esse certe caratteristiche peculiari di quel momento dell’architettura in Roma. A S. Cecilia però è accaduto assai peggio: le strutture di ogni sua parte sono rimaste ancora oggi quelle del tempo di Pasquale I, ma tutto è stato a tal punto nascosto, svisato o modificato che entrando nella basilica non è assolutamente possibile farsi un’idea del suo aspetto originario e percepire almeno qualcosa dell’effetto d’insieme di essa.
La chiesa era a tre navate, divise da dodici colonne con base ionica e capitelli di tipo corinzio a fogliami sostenenti arcate. Ad ogni intercolumnio corrispondeva una finestra archiacuta con doppia ghiera di mattoni; ma le navatelle non avevano aperture. L’abside era semicircolare con tre finestre nel semicilindro.

La pianta presentava qualche irregolarità con ampliamento della nave centrale verso il fondo, corretto però da una situazione inversa della navatella sinistra; il fatto è da connettere con l’andamento di muri preesistenti utilizzati come fondazione. È da escludere la presenza di matronei. Le strutture della basilica di Pasquale I sono tutte in laterizio con letti di malta, cosicché in un modulo di 0.50 m si contano 9-10 filari di mattoni e 8-9 strati di malta. Nell’esecuzione si nota il caratteristico andamento ondulo dei filari che è proprio delle murature del IX secolo. Dalle indagini effettuate sarebbe da escludere l’esistenza di nartece ed atrio già ai tempi di Pasquale I.
La basilica di S. Cecilia, insieme a quella di S. Maria in Domnica e in parte a quella di S. Prassede costituisce un gruppo omogeneo per certe sue caratteristiche. Al confronto con le costruzioni basilicali del IV-V secolo il rapporto fra la lunghezza e la larghezza totale dell’edificio diminuisce sensibilmente; cresce invece quello fra larghezza della navata centrale e quella della navatelle. Nel complesso l’edificio basilicale del IX secolo si presenta anche nei valori assoluti più corto e con la navata maggiore più ampia rispetto alle laterali.

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Figure femminili della Roma cristiana: i luoghi della devozione (IV-IX sec.)

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Torre
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Archeologia
  Relatore: Antonio Felle
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 204

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Parole chiave

agiografia
archeologia
basilica
cristianesimo
culto
devozione
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epigrafia
iconografia
martire
roma
storia
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