Decontestualizzazione di un testo dalla tv al web: effetti della viralità sulla testualità e sulla fruizione

“E’ il regno della flessibilità del tempo”: secondo Aldo Grasso, una volta era lo spettatore a doversi adattare agli orari del piccolo schermo, ora è il piccolo schermo ad adattarsi ad uno spettatore che pluralizza i suoi ritmi e i suoi orari.

La necessità di garantire la reperibilità dei materiali su diverse piattaforme emerge in seguito all’affermarsi della cosiddetta quality television, con cui si identifica l’originalità di alcuni modelli narrativi strettamente legati alla comparsa della serialità d’autore (Twin peaks, The X-files) e quindi all’emergere di una cult-testualità televisiva. La quality television va incontro allo spettatore, fidelizzandolo e guadagnandosi la sua attenzione, con un prodotto che va oltre la puntualità di un appuntamento televisivo, è un telefilm nel quale l’idea guida viene meglio espressa attraverso un surplus seriale (iperserialità), stilistico (televisuality) e narrativo (complessità narrativa) che mette in funzione fenomeni di convergenza e accresce la replicabilità del testo.

L’ iperserialità è il risultato di quell’equilibrio instabile tra serie e serial, tra apertura e chiusura di senso.
La Televisuality è la televisione dell’effetto visivo e della grafica, l’immagine del racconto, la materia espressiva, conta di più del contenuto, lo stile, è il vero significato dello show, e per questo è più importante del soggetto stesso. Quando gli spettatori agiscono su un testo con montaggi, parodie o video ad hoc, ne imitano e ne rispettano lo stile visivo e narrativo.
La complessità narrativa, di cui abbiamo già parlato nel cap. 2, è il rifiuto di conformarsi alle norme di chiusura, scioglimento e singolarità delle story lines, la conseguente moltiplicazione delle linee narrative, spunto per ulteriori narrazioni su altri media. Si privilegia lo sviluppo della trama giocando sul filo dell’equilibrio tra struttura a episodi e struttura seriale che la caratterizza.